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Il caso

Le strade siciliane sono un disastro e le aziende chiudono: “Danni incalcolabili”

12 Novembre 2015
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Dopo le piogge dei giorni scorsi, molte provinciali sono diventate impraticabili. La storia della Martea di Monreale, in provincia di Palermo

 

Dorotea Di Quarto è la titolare dell’azienda Martea di Monreale in provincia di Palermo che produce e confeziona legumi.

Dorotea è stata costretta a chiudere l’azienda per le condizioni impraticabili delle strade di accesso alla sua azienda. Qualche tempo fa, la Sicilia è stata investita da temporali incredibili che, forse, non si erano mai verificati nell’Isola in tempi recenti. Una situazione difficile, tanto da far lanciare alla Protezione Civile regionale l’allerta meteo rossa, la massima. Le aspettative del disastro furono mantenute. Case e tetti crollati, allagamenti, reti idriche e fognarie al collasso. Ma, soprattutto, la situazione già precaria delle strade peggiorò drasticamente. Nel libro nero, finirono le quattro provinciali che attraversano il territorio dell’azienda e che permettono di raggiungerla: la 42, la 70, la 23 e la 4. Le strade vennero invase da un vero e proprio fiume di fango che le ricoprì interamente, non permettendo il transito dei veicoli. “Nessuno per giorni fece niente – racconta Dorotea – poi l’intervento della Protezione Civile con un mezzo meccanico. Ora però, è stato creato un vero e proprio muro di fango per libearare la carreggiata che, sicuramente, verrà giù con le prossime piogge”.


(L'azienda Martea)

Le strade, infatti, sono state parzialmente liberate. Il transito risulta sempre difficoltoso e pericoloso. “Abbiamo riaperto qualche giorno fa trovando, come ci aspettavamo, i segni della chiusura – dice Dorotea -. Macchinari guasti o da sistemare, mancate forniture, mancate consegne. Un vero disastro. I danni sono incalcolabili”.

Ma c’è di più e di peggio. Perché da 5 anni l’azienda viene alimentata grazie ad un gruppo elettrogeno. “Circa cinque anni fa ci fu un grossissimo furto di cavi di rame – spiega Dorotea -. Tutta la zona, ma per parecchi chilometri, è completamente al buio. E non siamo i soli, qui, che si sono dovuti arrangiare con un gruppo elettrogeno”.

Ma la corrente generata non è la stessa che arriva dalla rete pubblica: “Diverse volte abbiamo avuto guasti ai macchinari – dice Dorotea -. Ma l’Enel, fino ad oggi, non ci sa dare nessuna informazione in merito ad un eventuale ripristino. E noi, come poveri cristi, andiamo avanti così, tra una perdita economica immane e la voglia di chiudere tutto”.

G.V.