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Il personaggio

“Io conquistata dall’Etna. Il Nerello mascalese? Intrigante e complesso come il Pinot Nero”

02 Dicembre 2021
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di Ambra Cusimano

Tutto è iniziato nel 2005 quando l’imprenditrice bresciana Elisabetta Abrami acquista un piccolo podere per intraprendere una nuova vita come viticoltrice.

Col tempo gli ettari vitati aumentano fino a raggiungere i 15 tra Provaglio d’Iseo, Passiarano e Paderno Franciacorta. Ciò che contraddistingue Elisabetta Abrami da altrettanti talentosi viticoltori, è la sua caparbietà. La stessa caparbietà che l’ha spinta a puntare tutto (o quasi) sul Pinot Nero. Perché secondo la vigneron bresciana il miglior vino spumante si ottiene proprio da questo vitigno. E così 11 dei 15 ettari vitati vengono dedicati alla coltivazione dell’uva a bacca nera e solo 4 allo Chardonnay. In Franciacorta oggi produce sette etichette per un totale di 60.000 bottiglie. “Quando ho deciso di intraprendere quest’avventura, sapevo che volevo spingermi oltre e per questo ho scelto di seguire il mio istinto e di produrre il mio vino utilizzando il Pinot Nero – dice – Quest’ultimo mi è stato più volte sconsigliato, ma quando si crede nelle proprie intuizioni, il coraggio non deve mai mancare. Ho osato e sono riuscita a dar vita ad un ottimo vino largamente apprezzato”.

(Il vigneto con vista mare)

Con gli anni Elisabetta ha maturato un elevato livello di esperienza nel mondo vitivinicolo e da qualche anno il figlio maggiore Giuseppe, che oggi ha trent’anni, l’affianca nel portare avanti il progetto. E se per Elisabetta Abrami la viticoltura è una sfida, non poteva che cogliere la palla al balzo quando le si è prospettata la possibilità di “scendere” nel profondo sud e di lavorare sull’allettante vulcano siciliano Etna. Lei stessa racconta di come tutto è iniziato: “Circa dieci anni fa sono venuta in contatto con un pescatore siciliano che mi forniva pesce fresco. Un giorno lo stesso mi racconta di possedere una vigna abbandonata a Mascali e mi chiede se fossi interessata a visionarla”. Ad una donna che ama le sfide come Elisabetta, era stata fatta un proposta difficile da declinare. I 4 ettari di proprietà della famiglia Urzì si trovano sul versante est del vulcano, in contrada Scorciavacca tra i 500 ed i 700 metri sul livello del mare. Quattro anni fa dall’unione di queste due famiglie agli antipodi, nasce l’azienda Sciare dell’Alba. Elisabetta nel frattempo si gode le peculiarità della Trinacria e se ne innamora. Ma a colpirla non è solo il territorio, ma anche i vitigni autoctoni con i quali si trova a lavorare. In particolare il Nerello Mascalese che, come il suo amato Pinot Nero, è un vitigno intrigante che ha molto da offrire ma complesso e delicato da gestire in base all’annata.

(Elisabetta Abrami)

“Vedendo l’Etna mi sono resa conto in breve tempo delle potenzialità di questo territorio, così diverso da quello da cui provengo, ma di sicuro molto interessante. Prima di cimentarmi ho visitato tante cantine e ho chiesto molti consigli ai miei colleghi. Ritengo che ci sia sempre qualcosa da imparare in questo settore come in altri – prosegue la Abrami – Al momento bisogna entrare in armonia con la terra che ci circonda non dimenticando le difficoltà che oggi siamo costretti ad affrontare con i cambiamenti climatici. Il vino è materia viva e noi dobbiamo stare in allerta perché le cose possono cambiare in qualsiasi momento”. Oggi l’azienda Sciare dell’Alba produce 5.000 bottiglie in tre etichette di cui un Doc Etna Bianco, un Doc Etna Rosso e un Doc Etna Rosato. Le vinificazioni avvengono in acciaio e il Doc Etna Rosso matura in botti di rovere francese per 24 mesi. La vicinanza al mare dona ai vini una bella sapidità e freschezza. “Mi è stato chiesto più volte di produrre uno spumante sull’Etna, ma per me è ancora troppo presto. Attualmente prediligo i vini fermi e quando sarò pronta punterò anche sui mossi. Per me è importante produrre un vino di qualità, cercando di non seguire necessariamente la moda del momento. Venendo da una zona vocata alla produzione di vini spumante le aspettative sono chiaramente molto elevate”. E aggiunge: “I nostri vini etnei sono distribuiti maggiormente all’estero perché ancora il mercato del nord Italia è difficile da “convincere”. Noi siamo un po’ dei pionieri e per questa ragione dobbiamo armarci di tanta pazienza e forza per insegnare ai nostri clienti ad apprezzare anche questi nostri vini”. In quest’avventura Elisabetta conta nuovamente sul sostegno di Giuseppe che già da due anni l’affianca affinando le sue conoscenze in merito a questo settore in continua espansione.