Giornale online di enogastronomia • Direttore Fabrizio Carrera
Il progetto

Ritorna la viticoltura su Linosa

24 Febbraio 2012
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Campo sperimentale di Zibibbo sull’isola di Linosa

Su Linosa ritorna ciò che oramai è scomparso da tempo.

Ritorna per il momento in via sperimentale grazie al progetto Italia-Malta 2007-2013 che vede collaborare in partnership L’istituto Vite e Vino, l’Università e il Ministero dell’Agricoltura di Malta.

In un campo di 7.000 mila metri quadri nella piccola isola, sorella minore di Lampedusa, viti di Zibibbo hanno dato il loro primo frutto. Un vino dalla salinità spiccata. Esplosivo al naso, esotico con una nota monolitica di albicocca. Freschissimo e persistente, si lascia bere facilmente. Piccolo miracolo di rinascita che esprime grandissime potenzialità.   

Queste le impressioni immediate e avute in anteprima in occasione di una visita alla cantina Dalmasso, centro sperimentale, annesso all’Istituto tecnico agrario di Marsala, quartier generale dell’equipe di enologi e ricercatori dell’Istituto dove vengono condotte microvinificazioni.


Zibibbo di Linosa appena spillato

Assaggiato appena spillato dal serbatoio verrà imbottigliato a fine marzo. Questro piccolo esemplare di viticoltura estrema nasce da uve vendemmiate nei primi giorni di agosto. Fa solo acciaio. Una gemma enologica, così lo si può definire, che fa sperare,  appunto, nella rinascita di una pratica agricola praticata nell’800, ma probabilmente di origine ancora più antica risalente ad epoca greco-romana, e poi abbandonata. 

Qui sta infatti l’obiettivo del progetto Italia – Malta in cui si inserisce la sperimentazione della viticoltura su Linosa con uve Zibibbo. Lo studio nasce proprio, come spiegano all’Istituto, per capire se si può ritornare a fare vino sull’isola. L’intento è quello di strappare l’entroterra all’incuria per riportarlo allo splendore e alla rigogliosità di un tempo. Mira alla riabilitazione di un’area che potrebbe creare sviluppo, impiegare e valorizzare il patrimonio umano del luogo, recuperando terreni erosi, impoveriti, e antichi sistemi di coltura e di gestione degli appezzamenti, come i tradizionali muretti a secco, per incentivare l’economia e allargare anche la finestra temporale del turismo, ristretta fino ad ora a due mesi l’anno.

Il vigneto, messo a dimora nel 2008, è affidato alla gestione di Fedele ed Ernesto Giardina, appassionati viticoltori e ultimi discendenti dei coloni originari di Linosa. Si trova nella zona chiamata del Cappellano, area interna centrale. In tutto 4.000 piante coltivate ad alberello. Ma si stanno compiendo anche studi di zonazione, come anticipano i ricercatori del progetto, su due versanti di Linosa per individuare le migliori condizioni pedoclimatiche. 

M.L.