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Il progetto

L’olio di oliva siciliano raccontato dagli chef

29 Marzo 2012
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Da sinistra Francesco Tamburella, Claudio Ruta, Vincenzo Candiano, Alberto Rizzo

Le Soste di Ulisse  in collaborazione con l’Irvos, l’Istituto regionale vini e oli di Sicilia, hanno portato al Vinitaly “La cucina all’olio d’oliva, piccoli assaggi della terra di Sicilia”, degustazioni firmate da un gruppo di chef che hanno per protagonista l’olio di oliva di alcune aziende del territorio.

“Quattro ristoranti rappresentativi del movimento “Le soste di Ulisse” – spiega Giuseppe La Rosa, segretario dell’associazione –  hanno voluto proporre all’interno del padiglione Sicilia del Sol, alcuni piatti in versione finger food, utilizzando materie prime della tradizione regionale ma  dove il principale ingrediente è l’olio siciliano. Ogni giorno sono stati presentati piatti diversi con degustazioni aperte al pubblico dalle 12 alle 14”.
 
Gli chef che si sono dedicati alla preparazione dei piatti sono stati: Vincenzo Candiano – Locanda Don Serafino, Alberto Rizzo – Osteria dei Vespri, Claudio Ruta – Ristorante La Fenice, David Tamburini – Casa Grugno.

Tra gli altri appetizer è stato possibile assaggiare: cannoli di pasta di grano duro fritti in olio extra vergine ripieni di macco di fave cottoia modicana, bavarese di fiordilatte con pomodoro datterino all’olio e mandorla salata, zabaione con pan di spagna all’olio extra vergine vanigliato e pistacchi di Bronte salati.

“Quest’anno – spiega  Giuseppe Riggio della Regione Sicilia – abbiamo preferito un rapporto diretto con le aziende, selezionando 28 partecipanti. Per la prima volta, inoltre, abbiamo organizzato per loro un incontro con operatori esteri, provenienti da Francia, Germania, Giappone, Polonia, Svezia e Svizzera,  basato su degustazioni “walk around”.  L’idea di proporre in degustazione la cucina all’olio è nata per fare comprendere l’importanza della mediterraneità e del Made in Sicily, oltre che  per sottolineare i principi di una dieta sana, dove l’olio d’oliva dovrebbe avere maggiore spazio. Rispetto al vino bisogna ancora lavorare molto ma dalla consapevolezza dell’eccellenza del prodotto e dai primi piccoli passi fatti stiamo già ottenendo dei risultati incoraggianti”.

Daniela Corso