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L'azienda

Da farmacista a produttore d’olio: “Il mio sogno diventato realtà. Ora puntiamo sui mercati”

06 Giugno 2019
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(Giuseppe Giugno, Adina Vieru e la loro figlia)

di Manuela Zanni

“Scegli un lavoro che ami, e non dovrai lavorare neppure un giorno in vita tua”.

A dirlo è stato Confucio, a pensarlo siamo in tanti, ma sono davvero pochi quelli che, alla fine, ci riescono. E’sempre più frequente, tuttavia, incontrare persone che, disilluse le proprie aspettative lavorative sul classico “posto fisso”, decidono di concentrare i propri sforzi su una vita a stretto contatto con la Natura e di scommetterci a tal punto da trasformare la propria passione nella propria attività principale. Quando poi alla passione si unisce anche anche la competenza dovuta a studi specifici in campo farmaceutico e sulla nautorapatia, ne risulta il profilo professionale perfetto di chi ha tutte le carte in regola per avviare e mantenere un’attività di successo.

E’ il caso di Giuseppe Giugno, naturopata e farmacista come formazione culturale, coltivatore e produttore di olio nel cuore (e nella vita) dal 1998 che, nel 2001 insieme alla sua compagna Adina Vieru, ha preso in mano le redini dell’azienda familiare Virdisi e l’ha trasformata in una piccola realtà in quel di Resuttano, in provincia di Caltanissetta, a  610 metri sul livello del mare, producendo,  da quasi venti anni,  due tipologie di olio di qualità, decidendo di impiantare un moderno uliveto con due “cultivar” più adatte a quel territorio collinare di cui la principale proveniente dalla monocultivar di Nocellara dell’Etna per l’80%  caratterizzata dalla forza e la Biancolilla per il restante 20% della produzione caratterizzata dall’ eleganza e freschezza. Non c’è da stupirsi  se una cultivar come la Nocellara dell’Etna abbia trovato  nel centro della Sicilia, nel cuore dell’incontaminato paesaggio delle Madonie, vicino al Castello che fu sede nel 1337 del Sovrano Federico II, conosciuto anche come “stupor mundi”, dove la coltivazione dell’ulivo, del grano e della mandorla sono presenti da secoli, un territorio d’elezione  in cui crescere nel rispetto della Natura e della ecosostenibilità. 

L’uliveto, di 6 ettari, presenta, infatti, oltre alle suddette “cultivar”, anche ulivi secolari autoctoni coltivati secondo i principi dell’Agricoltura Biologica certificata. “Nessun trattamento chimico e pesticidi, ma solo concimazioni effettuate con sovesci di leguminose e stallatico – spiega Giuseppe Giugno – grazie proprio all’altitudine ed alla temperatura che si mantiene fresca soprattutto la notte, gli attacchi della mosca bianca sono quasi assenti. Per scelta le olive vengono, inoltre, raccolte ancora verdi e non invaiate per preservarne le qualità organolettiche quali clorofilla, i polifenoli e la bassa acidità a scapito della quantità”.

Questa attenzione “maniacale” per la qualità è possibile grazie al metodo di raccolta manuale delle olive per evitare che le drupe si danneggino così come gli stessi alberi che vengono tenuti bassi con una potatura leggera annuale ad ombrello. Una volta raccolte, le olive vengono tenute in cassette e portate al frantoio entro le 24 ore dove vengono molite a freddo, ad una temperatura inferiore ai 27°, a ciclo continuo con un separatore a due fasi senza aggiunta di acqua. Decantazione e stoccaggio avvengono nella cantina aziendale in contenitori di acciaio completamente colmi in assenza di aria, dove restano conservati in presenza di azoto, in attesa di essere imbottigliati solo su richiesta onde evitare lunghi stazionamenti in deposito. Come dicevamo, gli ingredienti per far decollare un’azienda di successo ci sono tutti, a cominciare dalla Qualità, con a “Q” maiuscola che è la parola d’ordine. Sarà per questo che quando  chiediamo a Giuseppe Giugno come sia andato il raccolto della scorsa stagione, ammette di aver avuto una bassa resa, pari ad un 30%,  proprio per aver voluto premiare la qualità a scapito della quantità. In merito ai progetti futuri, con altrettanta sincerità, confessa di guardare con molto interesse al mercato inglese, senza, tuttavia, distogliersi dall’obiettivo principale,  che è, prima di cambiare accento, fare conoscere la propria realtà in Sicilia ed in Italia.