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L'azienda

Una nuova scommessa sull’Etna: il Pinot Nero dell’Ingegnere

25 Febbraio 2013
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 L'azienda, bisogna dirlo, è un gioielllino.

Recupero con la cura dei dettagli di un'antica casa sull'Etna, i colori pastello sulle pareti, i camminamenti tra i vigneti, gli alberi d'ulivo ad interrompere i filari. Un buen retiro? Forse. Ma soprattutto la passione che prende forma. Nino Bevilacqua, noto ai più per le sue opere d'ingegneria e i suoi incarichi amministrativi a Palermo, ormai è uno dei tanti folgorato dalla passione del vino. E dell'Etna. Qui vogliamo parlare del suo nuovo vino, ancora non in commercio, un Pinot Nero, annata 2011.
 


Nino Bevilacqua

Un assaggio in anteprima, un rosso che farà discutere sia per la scelta di un vitigno internazionale in un territorio che ha fatto dei vitigni autoctoni una bandiera importante, sia perché la regia di questa produzione ha un nome che non passa inosservato come quello di Riccardo Cotarella, enologo tra i più famosi d'Italia che con Terrazze dell'Etna ha messo piede anche all'ombra del vulcano più alto d'Europa. Il Pinot Nero nel nostro assaggio ha un colore che tradisce le origini del vitigno, uva che viene da un appezzamento a pochi metri dalla sede della tenuta, che fa un affinamento di 8 mesi in barrique.

Il sistema di allevamento è un misto tra alberello e spalliera. Bel naso, non c'è che dire, ma ancora troppo giovane. In bocca è una piccola sequenza di frutti di bosco, una punta di salmastro, pronto a crescere, con un finale molto promettente, puntuto e fascinoso. Il Pinot Nero verrà messo in commercio alla fine dell'anno prossimo e la produzione prevista è di circa 10 mila bottiglie.


Vigneto del Pinot Nero a Terrazze dell'Etna lo scorso autunno

Degli altri vini già si è detto, qui va citato il Cirneco dell'annata 2009, un Nerello Mascalese in purezza, il giusto compromesso tra eleganza e struttura, il rosso di punta della cantina, un Etna molto lineare, ideale soprattutto per chi vuole cominciare a conoscere  questo territorio e spostarsi poi su bevute più estreme. Ci è piaciuto anche il Cratere 2010, blend di Nerello Mascalese e Petit Verdot, la struttura che incontra l'eleganza in una nuova percezione di terroir, che in realtà è il tentativo di fare anche vini commercialmente più aggressivi anche perchè le potenzialità ci sono e vanno sfruttate. 

Nel piccolo buen retiro di Terrazze dell' Etna troviamo anche Beppe Fontana, chef palermitano che adesso cucina per i tanti ospiti che passano da questo posto e ormai ha preso confidenza con i prodotti del territorio e riesce ad esaltarli. Un motivo in più per fare una capatina da queste parti. Il cuore produttivo della cantina è invece a valle a poca distanza da Randazzo dove lì, in un capannone, c'è quello che può offrire la tecnologia al servizio del vino con un insolito sottofondo di musica classica (immaginiamo un capriccio dell'ingegnere)  un luogo architettonicamente intrigante, forse anche troppo, rispetto al paesaggio circostante. Ma tant'è. 

L'azienda oggi produce 105 mila bottiglie (escluse quelle di Pinot Nero non ancora in commercio) e prevediamo che non mancheranno uteriori sfide. Conoscendo il patron di Terrazze dell'Etna, sappiamo già che l'appetito gli verrà…bevendo.

F.C.
 

Terrazze dell'Etna
Contrada Bocca d'Orzo
95036 Randazzo (Ct)
info@terrazzedelletna.it – www.terrazzedelletna.it