Giornale online di enogastronomia • Direttore Fabrizio Carrera
L'azienda

Montalbera, debutta il primo Riserva Ruchè: “Dimostriamo il potenziale di questa uva”

29 Marzo 2022

di Emanuele Scarci

Via alla prima Riserva Ruchè di Montalbera.

Il 2022 è l’anno in cui l’azienda piemontese lancia la sua prima Riserva Ruché Limpronta 2019, espressione del Monferrato. “Considero il Ruchè Riserva Limpronta l’ultimo dei nostri gioielli – commenta il comproprietario Franco Morando – Come Montalbera siamo stati i fautori della riforma dello Statuto disciplinare del Ruchè del 2013, in cui si è parlato della novità della menzione Riserva, e, tra le prime cantine, a sperimentare gli affinamenti in legno del Ruchè: volevamo liberare la capacità espressiva di un vitigno che ha molte sfaccettature e grandi potenzialità. A differenza del Ruchè Laccento, la cui complessità è dovuta a una presenza del 20% di uve in surmaturazione, la Riserva nasce da un approccio alla vinificazione che riporta più all’eleganza di certe interpretazioni internazionali che alla tradizionale enologia piemontese. Così la maturazione per 12 mesi in legni francesi e il lungo affinamento in bottiglia danno vita ad un vino austero, dal corpo potente che colpisce per la sua complessità, ma senza troppo intimorire”. Prodotto in 5 mila bottiglie, il Ruchè di Castagnole Monferrato Docg Riserva 2019 Limpronta viene distribuito nel canale della ristorazione di qualità e in enoteca. Online è offerto a 13,50/14 euro.

Terroir Monferrato
Di proprietà della famiglia Morando, Montalbera è una tenuta che si estende tra i comuni di Castagnole Monferrato, Montemagno e Castiglione Tinella: 110 ettari coltivati a Ruchè, Barbera, Grignolino, Viognier, Nebbiolo, Moscato d’Asti, Chardonnay e Merlot. La produzione media si aggira fra 550 e 650 mila bottiglie. La famiglia si dedica da molti anni alla valorizzazione dell’autoctono Ruchè, del Grignolino d’Asti, con vinificazioni sperimentali come il “progetto Anfora”, e della Barbera d’Asti che interpreta con la barricaia-salotto costituita da più di 400 unità. La Denominazione del Ruchè è costituita da 25 cantine con circa un milione di bottiglie prodotte. Montalbera e Ferraris sono le cantine di riferimento della Doc. Per il resto, secondo gli esperti, c’è un’estesa varianza di stili che forse non aiuta la diffusione del Ruchè.

Si beve comunque
Sul fronte commerciale, “gli ultimi 5 mesi sono stati positivi – dichiara Marco Griglio, direttore commerciale di Montalbera –, eccetto i primi 15 giorni di marzo quando la guerra in Ucraina e il caro-bollette hanno rallentato le vendite. Il boom delle materie prime è un ostacolo: per esempio dall’1 aprile il prezzo del vetro aumenterà, in via unilaterale, del 15%”. E i ritocchi di listino decisi da Montalbera? “Abbiamo aumentato i prezzi del 10/15% dallo scorso 15 gennaio – risponde Griglio – ma sul vino di maggiore valore. Tuttavia erano 3 anni che non facevamo ritocchi, le corde erano troppo tese. Per il futuro probabilmente faremo più micro-aumenti nel tempo piuttosto che puntare sullo scalone”.
Perché il Ruchè fatica ad affermarsi, sorvolando sulla produzione limitata? “Purtroppo i grandi degustatori internazionali non ci classificano – conclude Griglio – Ci mettono in coda al Barolo e agli altri vini piemontesi. E ci penalizzano. A volte con il paradosso che non siamo tipici”.