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L'azienda

Quando si lascia spazio ai giovani e il mercato ripaga. Il caso di Fattorie Venete

27 Febbraio 2013
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Da sinistra Davide Zolin (Azienda Agricola Zolin), Chiara Marchetti (Azienda Agricola Marchetti), Simone Fiorese (Azienda Agricola Bassanese)

I giovani che scelgono l’agricoltura possono dare nuova linfa al comparto.

Non è demagogia politichese o previsione ottimista ma realtà. Almeno così è nel territorio vicentino. Vi raccontiamo una case history che dimostra quanto la fiducia data ai ragazzi possa venire ricambiata dal mercato. Parliamo di una realtà cooperativa che riunisce 400 soci e più di 1500 famiglie.


Alcuni prodotti di Latterie Vicentine

Latterie Vicentine potrebbe essere considerata fiore all’occhiello del comparto agroalimentare nazionale per avere dimostrato apertura alle idee di coloro che hanno deciso di costruire il proprio futuro investendo in questo settore e nel  Made in Italy. In pochi anni sono saliti a 90 i giovani imprenditori che vi operano, tutti di età al di sotto dei 35 anni, tra cui molte quote rosa. Un grande risultato se si pensa alle difficoltà in cui versa il settore, tra crisi, costi, concorrenza lecita e illecita, e dinamiche di mercato. Latterie Vicentine oggi fattura più di 70 milioni di euro e lavora 1.166.000 quintali di latte all’anno, da cui ottiene Asiago Dop, Grana Padano, e altre tipologie di formaggio e latte alimentare. Abbraccia aziende eterogenee, grandi e piccole, allevamenti di razza pezzata e allevatori di razze a rischio d’estinzione in Europa come la rendena, la pezzata rossa, le burline.


Allevatori di Latterie Vicentine durante la transumanza

Dal latte fresco ai formaggi, l’intera produzione sostiene la qualità italiana e proprio grazie all’intraprendenza dei giovani su questo valore l’azienda ha saputo costruire un rapporto di fiducia con il consumatore “via erogatore” chiamato Fattorie Venete, diventato anche un vero e proprio marchio.


Distributore dei prodotti Fattorie Venete presso l'azienda Agricola Bontorin

Il presidente Gianni Pinton ci spiega l’idea vincente del  progetto che sta rivoluzionando il comportamento d’acquisto di una parte dei consumatori del territorio oramai educati a recarsi ogni giorno direttamente nelle 30 fattorie coinvolte in nel circuito per acquistare i prodotti. Con il risultato che vengono adesso battuti 200 scontrini e venduti 200 litri di latte fresco al giorno, citando solo uno dei tanti prodotti commercializzati in questa filiera corta.


Gianni Pinton

“Fattorie Venete nasce dopo avere accolto le istanze dei giovani che si ritrovavano a lavorare nella nostra rete – racconta Pinton -. In assemblea abbiamo più volte discusso sulla possibilità di dare a loro chance per evitare l’abbandono della cooperativa e quindi del territorio. Ci siamo trovati di fronte a questa esigenza, se seguire i giovani o rimanere rigidi e fare rispettare lo statuto che da cento anni ha sempre dettato le cose in un certo modo, totalitario, senza lasciare spazio alle idee di nessuno. Così li abbiamo ascoltati. Questo ci ha ricompensato, perché grazie a loro è nata Fattorie Venete”. Solo di recente il progetto ha preso questo nome in seguito all'allargamento alle province di Padova e di Verona, prima il brand era Fattorie Riunite. “E' un canale – prosegue il presidente – che assicura un margine al produttore e un risparmio al consumatore”. I distributori, infatti, propongono prodotti ad un prezzo più conveniente rispetto a quelli sullo scaffale, il 20% in meno. Pinton parla con orgoglio di questi giovani e dei ragazzi che scelgono la strada dell'agricoltura. “Vedo che le scuole di agraria sono piene di ragazzi e ragazze e anche quelle di veterinaria. Ho notato che i giovani oggi si vantano di fare i contadini, non si vergonano, e questo siginifica che è in atto una rivoluzione culturale e di grande portata perché gli stessi cittadini li stimano e li incoraggiano, io personalmente li guardo con ammirazione”. 

Non solo esempio di filiera corta, Fattorie Venete è divenuto anche un marchio di prodotti di qualità e soprattutto  uno strumento per sperimentare nuove referenze d’eccellenza. “Ci siamo accorti – riferisce Pinton – che la gente trovava i prodotti presi dai dispenser migliori degli stessi nostri distribuiti nei supermercati. Tale differenza probabilmente sussiste per la catena del freddo che è diversa e incide sulle proprietà organolettiche di determinate tipologie di formaggio, comunque è stato il là che ci ha fatto propendere a migliorare ancora di più la qualità. Ecco allora come Fattorie Venete è diventata la marca di questa selezione. Inoltre il rapporto diretto con il consumatore è stato uno stimolo per creare nuovi prodotti sempre legati al territorio e alla storia delle materie prime”. Proprio colui che sta all'altro capo della filiera, sotto suggerimento delle nuove leve di Latterie Vicentine, è diventato così l’interlocutore principale per la produzione e per i nuovi progetti della cooperativa.

Ma le idee anche se valide in questo comparto devono però scontrarsi con filosofie di produzione poco ortodosse, che immettono nel mercato prodotti a prezzi bassissimi, e con l’offerta proveniente da altri Paesi. Lamenta questa difficoltà Pinton: “Non bastano le battaglie della Coldiretti. Si continuano a spacciare prodotti italiani che italiani non sono. Sono italiani i formaggi lavorati nel nostro Paese con latte che viene da otlre confine? Non c’è soluzione se sugli scaffali continua ad esserci, per fare un esempio, il Latte Uht. Non è latte italiano. Non può esserlo a quel prezzo”. Una proporzione: il latte Uht si trova nei supermercati anche a 60 centesimi, il latte fresco a 1,45. Per Pinton questo sarebbe il risultato dell’handicap della tracciabilità. “C’è concorrenza sleale. Non sono contro i prodotti che vengono dall’estero, ma facciamo in modo che il consumatore possa scegliere, e ora come ora non ha nessuna possibilità di farlo, gli rimane fidarsi di alcuni marchi o della cooperazione che è fatta da agricoltori e allevatori italiani, unica garanzia del vero made in Italy”. 

M.L.