Giornale online di enogastronomia • Direttore Fabrizio Carrera
L'azienda

Luca Sanjust: il male della Toscana è non avere pensato nell’ottica dei cru

27 Febbraio 2012
LUCA_SANJUST_2 LUCA_SANJUST_2

Se è vero che fare il vino sia quanto di più si avvicini all’arte, un produttore in particolare lo può confermare e a ragion veduta.

Luca Sanjust (nella foto), oggi alla guida di Petrolo, realtà storica vinicola sui colli Aretini ultime propagini dei monti del Chianti, approda al mondo del vino partendo da quello dell’arte. Indubbiamente un percorso diverso rispetto a quello comune a molti suoi colleghi produttori.

Rappresenta la terza generazione di una famiglia di viticultori  ma è l’Arte il campo in cui si forma. Precisamente si specializza come storico dell’arte rinascimentale tenendo anche uno studio a Roma e a Parigi. Poi il sangue lo riporta sulla strada tracciata dai suoi avi.

Dei suoi studi conserva l’approccio, il senso del bello. Tanto da traslare il concetto di opera d’arte nella parola cru. Per il produttore toscano infatti è la carta che la Toscana del vino avrebbe dovuto giocare e non ha saputo farlo, come spiega prendendo ad esempio il modello a cui si ispira, la Borgogna. “Il male della Toscana sta proprio nel non avere pensato nell’ottica dei cru. Non serve parlare di denominazioni generali come Doc Toscana, e poi anche tutte le altre denominazioni dovrebbero ripensare il territorio viticolo secondo una suddivisione in cru. In questo mi sento, se posso dire così, “borgongnotto”. Il cru consente di esprimere al massimo la territorialità che è un’opera d’arte essa stessa. E poi è un modo per andare contro gli industriali del vino.”.

Sono appunto gli industriali del vino insieme ai piccoli viticultori, secondo Sanjust, gli attori che si contenderanno la scena dei mercati in futuro. “La differenza più grande sarà proprio tra chi è obbligato a lavorare secondo certe dimensioni e altri che nel loro piccolo seguono un’idea, con i loro pochi mezzi e magari anche sbagliando. Ma saranno sempre i grandi a fare peggio dei piccoli. Qui non parliamo di due giochi diversi, ma proprio di sport diversi  – e prosegue -. Dal punto di vista pessimistico, se tiriamo le somme su come va ora il mondo e il mercato, vinceranno gli industriali. Volendo però essere utopisti, sani utopisti e non pazzi, la mia speranza la ripongo nelle anime sante, come le definisco io, che sono esattamente come quelle degli artisti i quali, come è sempre accaduto nella bruttezza e grettezza generale, hanno messo il mondo sulle loro spalle per salvarlo. I piccoli vigneron, i piccoli produttori per me sono questi angeli”.

Primo fra tutti nella cerchia dei viticoltori eletti mette il suo mentore,  Denis Durantou di  Chateau l’Eglise Clinet. Perché se segue la Borgogna come filosofia di valorizzazione del territorio, per lo stile invece guarda ai grandi maestri di Bordeaux. “Durantou  è colui che ha firmato la migliore interpretazione al mondo di Merlot. Il suo modo di fare vino mi ha fatto da insegnamento”.

Eleganza di grande spessore, così si potrebbero definire  i cru di Petrolo: il Torrione, in prevalenza Sangiovese, il Galatrona, Merlot in purezza e l’ultimo nato il Bòggina una selezione di Sangiovese.  Il frutto di un lavoro condotto in cantina con semplicità come ama ribadire Sanjust, cioè con il minimo degli interventi. “In cantina lavoriamo il meno possibile, lasciando fare tutto ai lieviti che stanno sul frutto. Utilizziamo ancora le vasche di cemento di mio nonno, la parte più importante del lavoro la svolgiamo in vigna, e questo ci consente di vinificare separatamente ogni singolo lotto, usando sempre quotidianamente piccole quantità di mosto”.

L’opera d’arte ultimata consiste quindi in vini che parlano il linguaggio dei vigneti dove nascono, con un’elevata concentrazione, fortemente espressivi.

Ed ecco qualche numero che riassume l’impronta che Sanjust ha voluto dare alla sua produzione: 140 mila piante in 30 ettari per poco meno di 70.000 bottiglie. Meno di mezza bottiglia bordolese per pianta. E così definisce il senso della sua missione: “Fare vino per me significa aggiungere bellezza. Proprio come fa il bravo artista con la trasformazione artistica del pensiero, così allo stesso modo deve avvenire nel processo che porta l’acino a diventare vino”.

Petrolo
Mercatale Valdarno
52020 Arezzo
Tel. 055 9911322 – fax 055 992749
www.petrolo.it
Prezzo medio allo scaffale: Galatrona 90 euro, Torrione 25 euro

M.L.