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L'azienda

Una nuova scommessa sull’Etna. Ecco un’anteprima con la pigiatura

02 Ottobre 2012
momento_della_pigiatura momento_della_pigiatura


Momento della pigiatura

Oramai è scena da pellicola cinematografica o da ricordi di anziani. Qualche traccia la troviamo in fotografie d’epoca.

La pigiatura, quel sipario che vede contadini pestare i grappoli appena raccolti sostenuti dal ritmo di tamburello, fischietto e fisarmonica, potremmo definirlo cimelio di un passato, per noi contemporanei, bucolico. Ma c’è chi vuole riportare in vita questo momento di festa campestre e di duro lavoro. Non per una mera operazione mediatica ma per scommettere nel futuro, affinché non se ne perda la ritualità e il senso, con la volontà di reiterarlo come appuntamento istituzionale.  Insomma, per ridare vita al vecchio palmento e riconsegnarli così la funzione cui un tempo era deputato.


Si portano al palmento i grappoli appena raccolti

Questo sogna Mimmo Costanzo, imprenditore catanese dell’edilizia e di energie rinnovabili, che ha investito in tredici ettari in contrada Santo Spirito, sul versante Nord dell’Etna, a pochi passi da Passopisciaro (siamo nel territorio di Castiglione di Sicilia). Una new entry nell’entourage di produttori siciliani e non che hanno scommesso sulle potenzialità di questo territorio. Lui è voluto partire seguendo la strada della tradizione, l’orientamento viticolo recuperato e rilanciato dall’enologo Salvo Foti in questo angolo d’alta quota: la coltivazione ad alberello.


Mimmo Costanzo


Veduta su Palmento Santospirito

Per il momento ha piantato nelle sue terrazze solo viti di Nerello Mascalese, di 30 anni, “guardate” dalla struttura antica del palmento, dove si è celebrato tre giorni fa l’inizio della vendemmia con, appunto, il rito della pigiatura. Una festa che ha rispettato in toto il copione che vuole la tradizione. I protagonisti c’erano tutti. I proprietari, i lavoranti con le famiglie, gli amici. E poi il rituale in tre atti. La raccolta dei grappoli, la pigiatura (faticosissima, parola della sottoscritta che si è cimentata) al ritmo della tarantella, e la “mangiata” all’aria aperta con le specialità preparate dalle donne: pane cunzatu, ortaggi sott’olio, polpette avvolte nei pampini d’uva, salsicce, formaggi del luogo, zuppa di ceci, torte e tanto vino.


Mario Paoluzzi e la squadra di vendemmiatori mentre pigiano l'uva


L'orchestrina dà il ritmo alla pigiatura e si balla, nel gruppo Salvo Foti


Mimmo Costanzo pigia l'uva

Ma c’è stato un fuori copione: i tempi della vendemmia. Si è svolta in una giornata di fine settembre, assolata, con la colonnina che superava i 30 gradi. Uno scenario tutt’altro che ottobrino. La raccolta, a questa altezza, inizia solitamente ad ottobre inoltrato. Invece si è dovuto anticiparla quest’anno di un mese.  “Mai successo”, come ha testimoniato Foti che, insieme ad alcune delle maestranze del consorzio de I Vigneri, di cui è a capo, sta fornendo a Costanzo una consulenza per avviare la produzione, in vigna e in cantina.


Un momento della vendemmia

Cambiamenti climatici a parte, l’atmosfera che si respira in questa piccola realtà agli esordi è di tensione, ma quella sana, quella di chi vuol fare le cose per bene. Costanzo è infatti munito di tutto l’entusiasmo che si addice a chi si cimenta in una nuova avventura, anche se stemperato dall’indole da imprenditore, consapevole del carico di investimento e del rischio, in un periodo poi di congiunture economiche negative.


Veduta sul vigneto e il cratere sullo sfondo

Il paesaggio in cui prende forma “la sua passione” gli stampa sul viso un sorriso perenne. “Ho atteso anni per potere realizzare questo progetto. Ho aspettato, ponderato. Adesso ho fatto le mie scelte, ho sposato i consigli di Salvo Foti, che per me sono gli unici davvero in grado di garantire l’identità di questo territorio, rispettando le origini attraverso una viticoltura sana, in equilibrio con l’habitat. Unico modo per fare qualità”. Braccio destro di Costanzo è Galen Abbott, venuto da Seattle sull’Etna e mai più ritornato in patria e adesso manager della cantina.


Mimmo e Galen

L’idea di Costanzo è quindi di “fare un vino artigianale”, che in futuro preserverà rendendo la produzione autonoma dal punto di vista energetico. Conta di debuttare sul mercato con 15mila bottiglie per il momento. Uscirà fra sei mesi. Sul nome del vino mantiene il riserbo, anche per scaramanzia. Il brand della cantina c’è ed è Palmento Santospirito. Gran parte del vino sarà destinato all’estero. “Stiamo studiano il mercato Usa, ma anche il Brasile e il Sud America perché lì comincia ad essere apprezzato”, anticipa Costanzo. “E’ un vino che viene capito perché rispecchia un territorio unico al mondo. Porta dentro la bottiglia tutta la caratterizzazione territoriale che gli viene data dalla sofferenza cui sono costrette le viti, perché nascono in un territorio estremo, sempre in evoluzione e rivoluzione, e la pianta deve lottare in queste condizioni. Facendolo dà il meglio di sé. E questo si traduce nella qualità. Per questo il vino dell’Etna ha una marcia in più”, aggiunge.


L'anteprima 2011

In occasione della festa campestre si è assaggiato un’anteprima del vino. L’annata 2011. Al colore granato intenso con riflessi violacei. Floreale al naso, molto fine, con piacevoli note di gelsi e ciliegia. Elegante e setoso al palato e di notevole struttura. Possente ma beverino. Molto persistente, si allunga con note ferrose, di minerali, con punte di amaro che lo fanno risultare fresco. In attesa del battesimo ufficiale nel mercato, Costanzo non molla le sue vigne.


Dettaglio di Nerello Mascalese nella vigna del palmento

Diviso tra Catania e Roma nel seguire le sue aziende, quando può si reca a al suo Palmento. Per lui un mondo che vuole condividere, con gli enoappassionati e con i colleghi produttori. “L’Etna sta vivendo un bel momento – dice -. E sono contento del profondo rispetto che chi produce qui dimostra verso il territorio, preservandolo e valorizzandolo. Se c’è una rinascita è merito di tutti”.

Palmento Santospirito
C.da Santospirito – Castiglione di Sicilia
cell. 334 6779915
mail: palmentosantospirito@gmail.com

Testo e foto di Manuela Laiacona