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L'intervento

Moio: “Bere vino è un fatto culturale, l’Oms non lo associ ad altre bevande alcoliche”

02 Novembre 2022
Luigi Moio durante il suo intervento al congresso mondiale dell’Oiv Luigi Moio durante il suo intervento al congresso mondiale dell’Oiv

Riceviamo e volentieri pubblichiamo una sintesi dell’intervento del presidente dell’Oiv Luigi Moio al 43° Congreso Mundial De La Vina y del Vino che si sta svolgendo a Rosarito, Baja California, in Messico, in questi giorni.

di Luigi Moio

“Ho il privilegio e l’onore di darvi il benvenuto in Messico, paese che ospita per la seconda volta il Congresso Mondiale dell’OIV e l’Assemblea Generale. Nel 1980, a Tijuana, si è tenuto il Congresso e l’Assemblea Generale dell’allora Office International de la Vigne et duVin. Dopo 42 anni, la città di Ensenada, Baja California, è di nuovo il centro del mondo della vite e del vino. A partire da oggi, 31 ottobre, fino a venerdì 4 novembre, qui si riuniranno i numerosi esperti scientifici ed i tanti delegati dei paesi membri dell’Oiv per il 43° Congresso Mondiale di Vite e Vino. È un giorno importante e molto significativo per tutta la comunità scientifica dell’Oiv. L’ultimo nostro congresso si è svolto a Ginevra nel mese di luglio del 2019. A causa della pandemia sono passati più di tre anni. Molto tempo durante il quale si sono verificate tante situazioni causate in parte dalla grave crisi sanitaria provocata dal Covid-19, come la crisi economica, l’inflazione incalzante ed il difficile reperimento delle materie prime determinato dalla crisi geopolitica del conflitto in Europa dell’Est.

In questi anni difficili le attività dell’Oiv sono comunque proseguite regolarmente con l’ausilio dei moderni sistemi di comunicazione a distanza. Tra l’altro proprio in questo periodo sono state fatte scelte fondamentali per il futuro dell’Oiv. La più importante è certamente la decisione votata all’unanimità da tutti i paesi membri del trasferimento della sede da Parigi a Digione. Un processo che è avvenuto molto rapidamente tanto è vero che l’intero staff dell’OIV, in parte rinnovato nelle competenze e con nuove energie e nuovi entusiasmi, si è già insediato a Digione in uffici temporanei, dove è perfettamente operativo, in attesa del completamento della ristrutturazione dell’hotel Bouchu d’Esterno, sede definitiva dell’Oiv.

Ritornando al congresso che si apre oggi, gli argomenti generali riguardano: la sostenibilità ambientale, il cambiamento climatico, gli effetti del covid-19. In merito alla tematica della sostenibilità, l’Oiv, con i sui esperti scientifici, si è prontamente attivata da molti anni. Infatti, la prima risoluzione sull’argomento è stata approvata nel 2004 e fino ad oggi, oltre alla nascita di un gruppo interdisciplinare ad hoc (Enviro) che è una sorta di intreccio delle diverse competenze scientifiche dell’intera filiera vitivinicola, proprio per la specificità degli argomenti da trattare, sono state elaborate ed approvate ben otto risoluzioni sulla sostenibilità nella filiera vitivinicola. Un risultato importante perché la sostenibilità ed il contrasto al cambiamento sono problematiche fortemente interconnesse tra loro. In questo nuovo scenario che coinvolge l’intero pianeta, come già accennato, si è aggiunta la spaventosa crisi sanitaria causata dal covid-19 che, ovviamente, ha avuto ripercussioni anche sulla produzione ed il mercato del vino.

Il mondo del vino ha dovuto fronteggiare situazioni molto diversificate, basti pensare, ad esempio, alle differenti conseguenze sulla ristorazione e sulla grande distribuzione. Tuttavia, per fortuna, il sistema produttivo vitivinicolo mondiale non ha subito interruzione o limitazioni significative della sua efficienza. Ciò indica che l’interesse verso questa bevanda è sempre più crescente e che il vino si va sempre più imponendo come fenomeno culturale mondiale avvalorando, per la sua natura, la sua chiara vocazione universale. È indubbio, però, che una revisione delle strategie commerciali è necessaria individuando azioni specifiche da mettere in atto per far crescere sempre di più il mercato del vino man mano che l’emergenza sanitaria si attenuerà. Ed in questo confido molto nel lavoro della nostra commissione economia con suoi esperti scientifici.

Prima di concludere mi preme molto sensibilizzare tutti su un altro aspetto molto delicato che rischia di danneggiare l’immagine del vino fino ad una pericolosissima sua delegittimazione. Un punto che è parte di un dibattito storico, probabilmente senza mai una fine, che in recenti azioni, non del tutto comprensibili, dell’organizzazione mondiale della sanità (Oms) è stato collegato, in modo superficiale ed estremamente semplicistico, alla parola cancro. Uno disegno confuso e non assolutamente chiaro sul quale soprattutto in Europa, ma anche in numerosi altri Paesi del mondo si sta delineando una scuola di pensiero che accusa il vino di essere dannoso alla salute al pari di altre bevande alcoliche. Invece bisogna con forza ed in ogni sede distinguere il vino dalle altre bevande alcoliche nonostante ci sia, ovviamente, una presenza di alcol anche in esso. Il vino, come spesso ricordo, è un prodotto mono ingrediente e tutti i componenti necessari per produrlo sono in armonia all’interno del grappolo d’uva e l’alcol si forma naturalmente durante la fermentazione raggiungendo livelli non eccessivamente elevati, infatti circa l’85-86% del contenuto del vino è acqua. Dunque, come bevanda che contiene alcol è unica, per il modo in cui viene ottenuta, per i forti legami con i territori di origine dei quali è un formidabile ambasciatore, per il modo in cui viene consumato, in abbinamento ai pasti, per la cultura e per le forti tradizioni ad esso legate.

Occorre ovviamente distinguere l’abuso dal consumo responsabile. Ma questo è un concetto che non può essere recepito se non si avviano processi di educazione per coloro che si avvicinano alla bevanda. Forse per i Paesi storicamente produttori, il consumo è di norma più corretto perché vino e vigna fanno parte di una elevata tradizione culturale. Ma in generale e per tanti altri Paesi occorre attivare programmi di formazione ed educazione al vino che facciano comprendere l’altissima valenza culturale di questo prodotto, sostenendo il consumo responsabile soprattutto durante i pasti ed all’interno di uno stile di vita sano. Per scegliere una bottiglia di vino da porre al centro di una tavola è necessario disporre di informazioni precise sul cibo con il quale degustarlo ed avviare una serie di riflessioni che coinvolgono: i ricordi, la geografia, i luoghi, i profumi, i sapori, la varietà di uva, la composizione dei suoli e la loro esposizione, e tanti altri fattori che rendono unico quel vino ed il momento in cui viene degustato. Di conseguenza il vino può assumere il ruolo di mezzo educativo e questo suo aspetto pedagogico è estremamente interessante in quanto come prima conseguenza determina la rimozione virtuale dell’alcol dalla bevanda. Tali peculiarità del vino lo distanziano completamente da qualsiasi altra bevanda alcolica.

L’Oiv, come molti di noi sanno, è il risultato di una lunga storia scientifica e diplomatica. Nel 2024 si celebrerà l’anniversario dei cento anni dalla fondazione. E sin dalla nascita, 29 novembre 1924, la missione principale di questa importante organizzazione intergovernativa, il cui carattere è assolutamente scientifico, è sempre stata quella di difendere l’integrità del vino ed il suo forte legame agli infiniti territori di produzione, preservandone la diversità e comunicandone il suo altissimo valore storico e culturale. Alla luce dei nuovi scenari che si prospettano, l’azione dell’Oiv e di tutti i paesi membri deve essere ancora più attenta e determinata nel proteggere e nel custodire l’unicità del vino, come bevanda simbolo della convivialità e di modelli di vita sana, contrastando in modo fermo ed unitario azioni che possono condurre ad una sua ingiusta ed inopportuna delegittimazione”.