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La degustazione

Il legame con il Tagliamento e il Sauvignon: Pitars ci porta in Friuli Venezia Giulia

20 Maggio 2021
Braida_Santa_Cecilia Braida_Santa_Cecilia

di Michele Pizzillo

Già nel Cinquecento i Pittaro coltivano la vite e producono vino.

Bisognerà aspettare il Novecento, con l’esperto Romano Pittaro (oltretutto il primo ad impiantare il Merlot nei propri vigneti), per cominciare a pensare ad un’azienda vinicola strutturata, dopo aver potenziato, fra le due Guerre Mondiali, il vigneto, insieme al figlio Angelo. Quest’ultimo, però, emigrerà in Venezuela, stando lontano dal Friuli per 15 anni. Al rientro di Angelo, nel 1968, nascerà la Cantina San Martino, scegliendo di puntare sulla produzione di bianchi fermi per sfruttare meglio le caratteristiche del territorio delle Grave del Friuli. Dopo qualche anno la Cantina San Martino diventerà Pitars – cognome della famiglia Pittaro in dialetto locale – e vedrà alla guida i figli di Angelo – Bruno, Mauro e Paolo, adesso affiancati dalla quarta generazione dei Pittaro e, cioè, Nicola, Stefano, Alessandro, Jessica e Judy. Che, come gli avi, continuano a legare l’identità di Pitars al fiume Tagliamento e all’ambiente naturale che lo caratterizza, visto che è considerato l’ultimo fiume selvaggio d’Europa, dato che il suo corso non è stato mai costretto negli argini tanto che ad ogni stagione delle piogge, si rigenera in alveo nuovo. Un fiume che influenza anche le scelte produttive dei Pittaro che ci tengono a salvaguardare l’ambiente del bacino del Tagliamento che è candidato a diventare “Riserva della biosfera” tutelata dall’Unesco.

Tutto questo è solo una parte di quanto ha raccontato Nicola Pittaro, che dei nipoti di Angelo, è quello che cura la commercializzazione, introducendo la degustazione online di tre etichette di Sauvignon organizzata da Silvia Baratta di Gheusis e condotta dall’enologo Stefano Pittaro. La scelta di degustare solo Sauvignon è dovuta al fatto che negli ultimi anni il Sauvignon Blanc in purezza è divenuto il simbolo di Pitars, tanto che nel 2019 ha vinto la medaglia d’oro al Concours Mondiale du Sauvignon. D’altronde, evidenzia l’enologo Stefano Pittaro “il Sauvignon è un vitigno che interpreta al meglio le potenzialità dei nostri suoli, magri e ricchi di sassi. Proprio i sassi contribuiscono ad accumulare il calore e a drenare il terreno. I nostri terreni più magri, con forte presenza di sabbie e quindi più asciutti, godono così del beneficio di una forte escursione termica e contribuiscono ad una maggiore intensità aromatica e freschezza dei vini. Caratteristiche importanti per ottenere grandi bianchi; basti pensare a zone del mondo, come ad esempio la regione del Marlborough in Nuova Zelanda, in cui terreni simili ai nostri permettono di valorizzare al massimo le varietà a bacca bianca”. La struttura portante di Pitars è, comunque, il Friulano, vitigno simbolo del territorio e forse il più vicino alla tradizione popolare di questa terra che, però, dice Stefano, con lo sperimentale Tureis, un blend di uve bianche con un lungo affinamento, si è riusciti a nobilitarlo in una chiave più internazionale, mantenendo le radici fortemente ancorate al territorio da cui proviene. Grande attenzione viene anche dedicata ai vini rossi: in questo caso il vero simbolo è Naos, blend di Refosco dal Peduncolo Rosso, Merlot e Cabernet Franc, ottenuto da uve per il 20% tenute per un certo periodo in cella di appassimento, dove i grappoli selezionati e raccolti a mano rimangono in atmosfera controllata.

Pitars, è proprio il caso di sottolinearlo, è anche un esempio di come si può comunicare un territorio attraverso vini di qualità. Intanto con l’accoglienza in cantina per invogliare a visitare una terra da vino straordinaria e godere l’ebrezza che offre un fiume che non conosce l’intervento (quello negativo) dell’uomo e, quindi, da sempre, vive nel suo habitat naturale. E, poi, è la prima azienda che ha deciso di costruire totalmente in bioedilizia la sua struttura di accoglienza e, in parte, la cantina di vinificazione. La prima, chiamata Castello del Vino, è stata progettata e realizzata da un pool di architetti del territorio usando materiali integralmente riciclabili, smaltibili quindi a impatto zero. Che in ogni stagione è cornice di numerosi eventi privati e pubblici: da proiezioni di film nell’ambito di CinemaDivino a letture con Autori in Vigna fino a cene a tema, degustazioni guidate e iniziative sportive, concerti e spettacoli, sino al ruolo di fattoria didattica che accompagna i bambini delle scuole in percorsi educativi alla scoperta del ciclo della vita dell’uva e del vino. Ci sarebbe ancora molto da dire su questa straordinaria famiglia di vignaiuoli che con i propri vini è presente in 36 paesi (l’export supera il 40% del milione di bottiglie prodotte) ma, per non rischiare di scivolare in qualche passaggio noioso, preferiamo passare al racconto dei tre vini degustati.

Sauvignon Braida Santa Cecilia Doc Friuli 2018

Questo è il vino che furoreggia a tutti i concorsi dove viene presentato. E, a giusta ragione, perché racchiude tutte le caratteristiche sia del vitigno e sia del territorio di origine (la vigna è quella di Rivolto, in provincia di Udine) e, in più, la cura che i Pittaro riservano sia alla vigna sia alla cantina. Di colore paglierino con nuances verdoline. Al naso evidenzia i profumi tipici e varietali del vitigno che vanno dal fruttato – come pesca bianca, frutti tropicali piacevoli note agrumate in particolare di pompelmo rosa – a fragranze di gelsomino, basilico e salvia. In bocca l’ingresso è secco e deciso, seguito da grande freschezza, sapidità, mineralità e da una beva godibilissima. La chiusura coerente con tutte le sensazioni olfattive percepite in precedenza. Sono state prodotte 42.000 bottiglie. Si accosta con armonia a frutti di mare crudi e cotti, a grigliate di pesce e ai crostacei nonché ai primi piatti di mare.

Séris Sauvignon Igt Venezia Giulia 2019

E’ sempre Sauvignon in purezza ma potremmo considerarlo in blend perché è fatto con le migliori uve di vigne molto diverse come sono quelle di Rivolto e quelle di San Martino al Tagliamento. E, quindi, è un vino più complesso, più profumato, più avvolgente in bocca. Insomma, un bianco di grande intensità aromatica che presenta una sorta di caleidoscopio di profumi tra fiori di ciliegio e agrumi, sentori tropicali e note balsamiche. Struttura avvolgente di imponente eleganza, sostenuta da una lunga esperienza gustativa. La produzione di questa prima vendemmia è stata di 6.000 bottiglie. E’ un ottimo vino i piatti a base di uova e asparagi, senza trascurare pesci al forno e quelli affumicati.

Cuntrevint Sauvignon Igt Venezia Giulia 2019

Questo è un vino riservato a pochissimi fortunati perché sono state prodotte solo 700 bottiglie, non in vendita, visto che i Pittaro lo hanno scelto come ambasciatore del Tagliamento (l’etichetta riporta proprio il percorso del fiume) e, quindi, da regalare a personalità che danno lustro al fiume selvaggio. Nasce come prova della vigna San Cristoforo che pare gode di un ecosistema molto simile a quello di Malborough, in Nuova Zelanda, che riserva sempre grandissimi bianchi. Un vino molto elegante, con tutte le caratteristiche del vitigno, unitamente ad una ottima beva e morbidezza avvolgente. L’ingresso in bocca è deciso, con una gran bella freschezza insieme ad una sapidità decisa ma tutto in perfetto equilibrio.

Pitars
Via Tonello 10/A – San Martino al Tagliamento (Pn)
T. 0434 88078
www.pitars.it
info@pitars.it