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Le grandi verticali

Cepparello di Isole e Olena, una piccola grande verticale

14 Novembre 2011
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di Massimiliano Montes
 
L’idea di una mini-verticale di Cepparello nasce dal suggerimento di Francesca Ciancio, giornalista free-lance di Milano, attiva nel “food & beverage”, Master of Wine a Londra.

“Se dovessi conquistare un uomo lo inviterei a cena davanti ad una bottiglia di Cepparello”, afferma la talentuosa Francesca.
Così, spinto dalla curiosità, mi adopero per trovare almeno quelle annate che la critica enoica definisce come le più fortunate. La ricerca viene gratificata quando scorgo sulla lista dei vini di due famosi ristoranti i millesimi 1999 e 2004: li acquisto subito. L’annata 2006, di più facile reperimento, proviene invece da un enoteca della mia città.
 
L’azienda
Il Cepparello, sangiovese in purezza, è il prodotto di punta dell’azienda Isole e Olena, sita nell’omonimo borgo a Barberino Val D’Elsa, nella zona più occidentale del Chianti Classico. Fondata nel 1956 dalla famiglia de Marchi, è guidata con tenacia e costanza da Paolo De Marchi, agronomo ed enologo, insieme alla moglie Marta (nella foto sotto). Da circa 50 ettari vitati si producono ogni anno complessivamente 200.000 bottiglie, tra bianchi e rossi.

Quella di Paolo è, secondo me, una storia che dovrebbe essere di esempio per tutti i produttori italiani. Anche lui, come tanti altri, agli esordi della sua carriera, rimase affascinato dall’idea di temperare la giovanile ruvidezza del Sangiovese con più morbidi vitigni internazionali.
Era l’epoca dell’improvvisa fama e notorietà internazionale acquisita dai vari Sassicaia, Tignanello e poi Ornellaia.
Così Paolo decise di impiantare nelle sue proprietà Cabernet Sauvignon e Syrah, per sperimentarne l’assemblaggio con le sue selezioni massali di Sangiovese.
I risultati di queste sperimentazioni, insieme all’evoluzione del mercato nazionale ed estero, convinsero Paolo de Marchi che non era questa la strada da seguire. I mercati si stavano saturando di assemblati dal gusto internazionale, la concorrenza era spietata. Praticamente tutti i produttori del mondo, dalla California all’Australia, dal Cile alla Nuova Zelanda, per non parlare di Argentina e Sudafrica, producevano assemblati di Cabernet Sauvignon, Merlot o Syrah dal gusto molto simile, omologato ad una sensibilità cosidetta “internazionale”.

La concorrenza era serrata: come competere con produttori che avevano un basso costo della forza lavoro o che producevano con metodi industriali e rese elevatissime, fino a 250 quintali per ettaro?
Inoltre questi prodotti erano tutti uguali. Come convincere un consumatore ad acquistare un prodotto de Marchi invece di un altro “bordolese” italiano o straniero? Ormai ce n’erano così tanti che persino gli scaffali dei supermercati cominciavano ad essere invasi da assemblati di Cabernet, Merlot e Syrah a prezzi stracciati.

Era una guerra persa in partenza. Era una battaglia stupida. E Paolo de Marchi tutto è fuorché stupido. Decise allora che questa guerra commerciale poteva essere vinta solo producendo qualcosa di tipico.
Puntò tutto sull’autoctono Sangiovese e sulla qualità, perché il vino buono si fa in vigna, prima ancora che in cantina. Con una selezione accurata delle viti: solo quelle che producevano i grappoli migliori avevano diritto di cittadinanza in casa de Marchi. Con basse rese ed una selezione accurata dei grappoli.
Così nacque il Cepparello, 100% Sangiovese, affinato 18 mesi in barrique solo parzialmente nuove, ed almeno altri 18 mesi in bottiglia prima della commercializzazione.
Oggi Paolo de Marchi, con il suo Cepparello, è uno dei piccoli produttori più conosciuti e rinomati all’estero, dimostrazione questa che l’unico modo per conquistare i mercati, e non soccombere, è la diversità, non l’omologazione.
 
La vigna
Cepparello è il nome di un torrente che scorre adiacente ad una vigna ad alta densità d’impianto, da 5.000 a 7.350 ceppi per ettaro, su un terreno calcareo-argilloso con sporadici tratti marnosi. La selezione accurata dei grappoli consente una resa mai superiore ai 40 quintali per ettaro.

Il trattamento della vigna, in piena filosofia de Marchi, limita al massimo l’uso di prodotti fito-sanitari ed esclude praticamente tutti i fertilizzanti non naturali.
Viene preferita la fermentazione spontanea, con lieviti naturali, riservando l’inoculo a stagioni particolarmente difficili, con temperature estreme o troppo umide e piovose.

 I vini in degustazione
 
Cepparello 1999   
87/100
L’annata più “anziana” tra quelle degustate. Forse a causa di una non perfetta conservazione l’evoluzione di questa bottiglia è stata rapida. Appena stappata si presentava godibile, ancora in buona forma. Dopo un paio d’ore ha manifestato evidenti note ossidative, specialmente al naso.
Gentilmente versato in ampi calici, il colore di questo Sangiovese si presenta rosso rubino opaco. L’unghia, ovvero la quota di vino più sottile quando si inclina il calice, rivela una discreta trasparenza, sempre di colore rubino tendente al violetto.
Avvicinando il calice al naso, senza rotearlo, per cogliere gli aromi di apertura, si percepisce un chiaro aroma di ciliegia, prugna appassita e tabacco. Dopo la roteazione vira su note di confettura di ciliegie, accompagnate da cioccolato, cuoio e di nuovo tabacco. La retrolfazione regala note accomodanti di corteccia d’albero.
I tannini sono ancora palpabili e l’acidità evidente. Il finale è secco e la persistenza lunga.
Purtroppo, come anticipato, la godibilità delle componenti aromatiche è di breve durata, e dopo un paio d’ore si spegne su note ossidative di Sherry.
 
Cepparello 2004  
90/100
In forma smagliante questo 2004, forse la migliore tra le bottiglie bevute.
Il colore è  rosso rubino,  più brillante del 1999. L’unghia rivela sempre una trasparenza discreta, tendente al violetto.
Gli aromi di apertura stupiscono un poco: lievemente affumicati, si accompagnano ad una nocciola fresca, fieno e note balsamiche. Dopo la roteazione emergono più vividi la ciliegia e la marasca su un sottofondo di arancia amara, cuoio e vaniglia. La retrolfazione offre ricordi di noce moscata e chiodi di garofano.
I tannini sono evidenti, capaci di asciugare la bocca ma equilibrati. L’acidità tipica del Sangiovese è tutta lì, pronta a sostenere il palato senza eccessiva invadenza. Il finale è amaro, di  lunga persistenza.
 
Cepparello 2006  
90/100
Il più “fruttoso” tra i tre. Il colore è  rosso rubino tendente al violetto. L’unghia è coerente, con una discreta trasparenza.
Gli aromi di apertura sono tutti dedicati al frutto: ciliegia, amarena, ribes nero: un monumento al Sangiovese. Dopo la roteazione emergono note terziarie di cioccolato amaro e sottobosco su un sottofondo speziato, e ancora ciliegia e ribes. La retrolfazione ricorda ancora un po’ troppo il legno, che si equilibrerà sicuramente negli anni a venire.
I tannini sono ruvidi e l’acidità ancora sferzante ma ben bilanciata. Il finale è secco, richiama il frutto di apertura. La persistenza è di media durata.
 
 
Isole e Olena
Località Isole, 1
50021 Barberino Val d’Elsa (Firenze)
Tel. 0558072763,‎ fax 0558072236
Mail: marketing@olena.it
Anno di fondazione: 1956
Bottiglie prodotte 200.000
Ettari vitati di proprietà: 50
Vendita diretta: si