Giornale online di enogastronomia • Direttore Fabrizio Carrera
Le grandi verticali

FEUDI DI SAN GREGORIO Taurasi

30 Dicembre 2010
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LE GRANDI VERTICALI

Ecco sei annate del rosso,  pezzo forte di Feudi di San Gregorio, la cantina che tra la fine degli anni ’80 e gli anni ’90  si è fatta carico del rilancio dell’enologia campana

Taurasi nel tempo

D’indiscutibile rilievo nel panorama enologico italiano, i vini campani hanno avuto il momento di massima esposizione piuttosto recentemente soprattutto grazie al lavoro di una cantina in particolare.

Tra la fine degli anni ’80 e gli anni ’90 la cantina Feudi di San Gregorio, una realtà dell’Irpinia che contava allora 30 ettari di superficie vitata, ha avuto il merito di trainare un’intera regione riuscendo ad inanellare una batteria unica di vini ottenuti da vitigni autoctoni e offrendo quindi al grande pubblico un panorama enologico campano poco conosciuto o piuttosto offuscato dalle regioni del vino più famose. Nata nel 1986 con un finanziamento dalla legge 44 sulla imprenditoria giovanile nel Sud, Feudi si è fatta praticamente carico del rilancio dell’enologia campana. Da questo lavoro sono emersi grandissimi vitigni quali Fiano, Greco, Falanghina e Aglianico. Gli ettari sono diventati 300, oltre alcuni nuovi progetti “fuori casa” come ad esempio nel Vulture, le bottiglie circa quattro milioni. La proprietà, oggi della famiglia Capaldo, prende nome dal papa Gregorio Magno. Al tempo del suo pontificato (590-604 d.C.) le terre del Sannio e dell’Irpinia, disposte lungo l’Appia e da sempre coltivate a vigne, costituivano il fondo sannitico del Patrimonio della Chiesa. Memoria ancora viva di quel Patrimonium è la denominazione San Gregorio, una contrada dolcemente collinosa di Sorbo Serpico. E’ qui che Feudi ha inaugurato una nuova cantina nel 2004 e un ristorante “di casa” condotto dallo chef Paolo Barrale che nel 2009 ha preso una stella Michelin.

Passando al vino, ogni vitigno ed ogni etichetta meriterebbero uno spazio a sé. Dovendo scegliere, preferiamo iniziare dal Taurasi, una Docg che prende nome dall’omonima cittadina (in epoca romana già un borgo vinicolo) con l’utilizzo della varietà Aglianico, un tempo chiamato “hellenico” a sottolinearne l’origine greca. E’ uno dei grandi vitigni d’Italia e Feudi – in un progetto di valorizzazione e riscoperta attraverso lo studio dei “patriarchi”, piante ultracentenarie disseminate nel nostro territorio soprattutto nelle zone di Taurasi, Vulture e Taburno – punta a inserire questo vitigno fra i principali al mondo. Nei primi anni di produzione vi è stata una identificazione di vigneto molto forte: il Taurasi veniva prodotto da singole vigne, una di queste la vigna “Selva di Luoti”. A partire dal 2000, non potendo garantire la provenienza esclusiva in ragione dei volumi, il vino è diventato semplicemente Taurasi. Abbiamo provato sei annate grazie anche alla collaborazione di Francesco Spadafora a capo della società che distribuisce questo vino in Sicilia: 1998, 1999, 2001, 2004, 2005, 2006. Le prime due davvero diverse e con uno stile molto personale. Le annate successive a queste, invece, sono firmate da Riccardo Cotarella che è stato enologo di Feudi San Gregorio dal 2000 al 2006.

LA VERTICALE

Docg Taurasi 2006
83/100
La particolare intensità di questo vino permette un percorso al contrario, ovvero partendo dall’annata più giovane per finire alla più vecchia. Dal colore rosso rubino tendente al viola, il naso è un susseguirsi inarrestabile di frutta rossa in confettura, buccia di arance candite, mele e pere. Chiara la nota del legno. In bocca è nervoso, fresco, leggermente sfuggente.

Docg Taurasi 2005
84/100
Vino prorompente. Il colore è rubino con qualche riflesso violaceo. Al naso prugne, ciliegie, more. Aromi vegetali ed erbacei si aggiungono alle note del legno nuovo, ancora in primo piano. In bocca acidità e tannini ne sottolineano la parte dura e spigolosa. Finale lungo e non molto preciso.

Docg Taurasi 2004
85/100
Dal colore rosso rubino, al naso evidenzia frutti di bosco rossi e neri. In secondo piano si percepisce un elegante trama speziata, buccia di cedro e, forse per il legno, zucchero vanigliato e biscotti, e lievi cenni di evoluzione ossidativa. In bocca è pieno, abbastanza equilibrato, di buona trama. I tannini rafforzano la persistenza aromatica con un finale di prugna e ciliegie nere.

Docg Taurasi 2001
88/100
Quella del 2001 è una bellissima annata in generale. Dal colore rubino con lievi note granato, al naso esplode con un frutto pieno di ciliegie e frutti di bosco. Persistono note floreali e fini sentori minerali. In bocca è rotondo, morbido, di notevole ricchezza estrattiva. Ritornano nel finale le note minerali. I tannini sotto il profilo tattile rasentano la perfezione.

Docg Taurasi “Selve di Luoti” 1999
89/100
E’ l’ultima versione del Taurasi monovigneto ottenuto da Selve di Luoti, e l’ultima prima della mano di Cotarella. Alla vista è granato. Il naso lascia ancora spazio a note fruttate e floreali. Intense le speziature, con decisi richiami minerali, di agrumi canditi tabacco e vaniglia. In bocca è vivo per acidità e sapidità, il tannino conferisce rigore. Un vino davvero notevole.

Docg Taurasi, Selve di Luoti 1998
82/100
Dal colore di questo vino è di un rosso granato, ha un naso forse un po’ rovinato dal tempo ma ancora chiaro di frutti rossi maturi e di spezie. I riconoscimenti si giocano tra la ciliegia surmatura o sotto spirito, mora e gelso. Anche l’affinamento in piccoli fusti di legno è ancora avvertibile, anche se perfettamente integrato nel vino, lanciando un amo ad una piacevole balsamicità. Corrisponde in bocca per struttura e persistenza aromatica.
 

Francesco Pensovecchio

Feudi di San Gregorio
Localita’ Cerza Grossa
83050 Sorbo Serpico (AV)
Tel. +39 0825 986611

Hanno partecipato alla degustazione che si è svolta presso il Circolo Telimar di Palermo Fabrizio Carrera, Elisabetta Grimaudo, Manuela Laiacona, Francesco Pensovecchio e Francesco Spadafora. Le fotografie sono di Francesco Pensovecchio.
 


Le bottiglie della verticale


Manuela Laiacona e Francesco Spadafora


Elisabetta Grimaudo e Manuela Laiacona