Giornale online di enogastronomia • Direttore Fabrizio Carrera
Le grandi verticali

La cronaca, annata per annata

02 Maggio 2011
bottiglie bottiglie

1998 Oro (s)carico della sua giovinezza. Elegantissimo al naso mostra subito una profonda freschezza di fondo che lo caratterizzerà sino alla fine. Fiori di campo, pera e miele di zagara. Grande riscatto in bocca. Massima pulizia, particolari sentori di albicocca, frutta candita, di burro, frutta fresca, uva passa e tiglio Con un attacco rotondo gelatina di frutta. Equilibrato e soddisfacente con un finale ben dosato di acidità. Crescerà molto senza tradire le promesse.

1997 Alta concentrazione di zuccheri per un anno pieno di promesse. Concentrato, con una complessità fuori dall’ordinario. Colore oro ambra e un naso ancora poco espressivo con lievi note di albicocca e di vaniglia, accenni di mandorla e marzapane e nervose striature minerali appena accennate. Spicca nitido però il gusto di arancia candita e frutta fresca. Vino giovane di grande intensità e potenza, Compatto, fitto, materico con una acidità nervosa e profonda. Il tutto incastonato in un grande equilibrio e lunga persistenza.

1996 Una delle annate recenti che riflette meglio l’intero terroir dell’ Yquem. Ammirevole, equilibrata, classica ed elegante. Il millesimo del passaggio del testimone tra il maître (enologo) Guy Latrille e la “maîtresse” Sandrine Gambray, l’attuale enologa. La vista è di un brillante giallo dorato che vira su riflessi oro antico. Al naso tutta un’esplosione di purezza dove spicca lo zafferano. In bocca cambia musica, anzi è solo musica, come una sinfonia di Mahler, dove la componente timbrica annega in un trionfo di concentrazione zuccherina. Che avvolge, conquista, senza coprire le nitide note di miele e zafferano. C’è tutta la classica persistenza dell’Yquem, con sfumature caramellate, spunti di cioccolato all’arancia ed una dolcezza che sembra quasi essere rientrata. Cominciando a far capire perché definirlo solo come un vino dolce tende ad esser fortemente limitativo.


 1995 Grande espressione del classicismo in stile d’Yquem. E non solo nell’abito di una tinta giallo brillante dorato venature e riflessi di un oro antico. Al naso, saggi di purezza con note nette di zafferano, albicocca, fico, mela cotogna e vene agrumate tipiche del pompelmo. Marcate le note floreali e nuance di vaniglia e pane tostato. Di raffinato aplomb sino a quando non conflagra in bocca con tutta la sua carica zuccherina. Adulatore e seducente, manifesta senza equivoci la sua predisposizione a un invecchiamento illimitato. In bocca si confermano le note di agrume che qui vira verso il candito. Senza togliere la scena ad una vena di mandorla amara e al marzapane, l’albicocca, il pan pepato e al miele. Un festival in bocca da godersi in meditazione. Dopo cena e senza abbinamenti.

1991 Chiuso come le gambe di una vergine. Impenetrabile. Reclama coccole e carezze e le ottiene. Ed ecco dismettere i primi panni grigi di una irritante riduzione. Reclama del tempo e riscuote la nostra pazienza. Subito premiata. Siamo già all’intimo (della sua anima) e arriva quello che ci si aspetta. Naso di classe con complicazioni minerali e una sequenza di note affumicate, crème brûlé, spezie e canditi di cedro e albicocca. La botrytis è ben presente, non difetta la complessità, dolcezza sufficientemente bilanciata dall’acidità. Vino che comunque nobilita un’annata storicamente riconosciuta come una non delle migliori per tutta l’area dei Sauternes. Questo vino si adatta benissimo su diversi piatti, ma particolarmente sulle ostriche.

S.G.