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Le grandi verticali

Maria Costanza, il Nero d’Avola longevo e complesso. Sei annate da annotare

24 Dicembre 2013
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Quella di Giuseppe Milazzo è un’azienda vitivinicola che i guidaroli conoscono poco.

Ma non è così per il pubblico, che risulta essere il primo vero testimonial di questa produzione. A ben cercare, Milazzo presidia alcuni celebri concorsi internazionali, non solo, è piuttosto un habitué del vertice delle classifiche, primo tra tutti – lo racconta con malcelato orgoglio – il Concorso Mondiale di Bruxelles. Ora, le segnalazioni “dal basso” vanno prese con la massima serietà, avendo esse oggettivamente maggior valore dell’opinione soggettiva del singolo, quand’anche competente e professionalmente preparato.


da sinistra Saverio Lo Leggio, Giuseppina e Giuseppe Milazzo

Ci troviamo nella provincia di Agrigento in una zona collinare storicamente vocata, non distante dal comune di Canicattì, a 20 chilometro dal mare, a una quota tra 360 e 370 metri sul livello del mare.

A dispetto di una produzione spumantistica importante e conosciuta, stavolta tocca al re dei rossi autoctoni siciliani, protagonista comunicativo dell’ultimo ventennio: il Nero d’Avola, qui vinificato per l’etichetta “Maria Costanza rosso”. Il Calabrese, o Cala Aurisi, è un vitigno che a media distanza dal triangolo elettivo Avola-Noto-Pachino, la sua antica zona di origine, dimostra una brillante capacità di adattamento e natura multiforme.

L'interazione tra l'influsso climatico del mare, come regolatore termico tra le stagioni, e le caratteristiche escursioni termiche giorno-notte determinate dalla quota dell'altopiano, crea una condizione ideale. I terreni sono ricchi di potassio e magnesio, elementi che contribuiscono in modo decisivo alla struttura e alla bevibilità dei prodotti. E’ una terra generosa e intensamente fruttifera di cui Milazzo beneficia da numerose generazioni, e che oggi conduce in regime biologico. Il sistema di lavorazione è accorto e rispettoso dell’ambiente circostante. La particolare interpretazione del vino, anche per i lunghi affinamenti, l’età del vigneto (poco meni di trent’anni), lo rende particolarmente adatto allo studio del terroir e del vitigno. Al termine della fermentazione malolattica, il vino affina per i primi 18 mesi in parte in vasche di acciaio inox e in parte in botti di legno. Successivamente, il vino è ri-assemblato e messo a maturare in vasche di acciaio inox per ulteriori due anni circa. Al termine del quale completa il ciclo con un affinamento di 12 mesi in bottiglia ad una temperatura di 16°C.

Cronache di Gusto ha voluto approfondire il vino, il territorio e il vitigno con una verticale a Taormina Gourmet. Fondamentali gli interventi dell'agronomo Pierluigi Donna e del vicepresidente dell'azienda, Saverio Lo Leggio, che in degustazione ne hanno raccontato la storia e gli sviluppi sperimentali. Le annate degustate per la verticale sono: 1995, 1996, 1997, 2004, 2005 e 2006.

Maria Costanza Rosso 1995
Il trittico 1995-1996-1997 è importante per comprendere l’evoluzione e per individuare con precisione le caratteristiche del terroir. Il colore è granato con riflessi porpora. Al naso si avvertono ancora vivi i riconoscimenti varietali di prugna e viola, poi liquirizia, pellame e aghi di pino. In bocca è caldo ma tenue, asciutto. Gli angoli e le parti dure, tra cui la freschezza, sono sedate dal tempo.

Maria Costanza Rosso 1996
Colore rosso granato con riflessi porpora. Naso evoluto, pungente, terziario. Prugna disidratata, ciliegia al cacao Mon Cherì, alghe marine e semi di girasole. In bocca risalta subito la nota calda, seguita da quella evoluta che prosegue in un finale dalla persistenza aromatica inaspettatamente medio-lunga. Il tannino ha espressioni asciuganti. Il finale ricorda la china.

Maria Costanza Rosso 1997
Colore rosso granato scuro con riflessi porpora. Naso tra il varietale e il terziario, validamente supportato da un cenno di resina. Prugne, pot-pourri di fiori, foglie di alloro cotte, cera d’api e mandorle. Al palato è ancora una volta caldo, vigoroso, con un tannino leggermente più formato e un finale di bocca speziato.

Maria Costanza Rosso 2004
Il secondo trittico della serie, 2004-2005-2006, appare indubbiamente più vivo e immediato. La fragranza del frutto è a favore della bevibilità e della piacevolezza, senza alcun compromesso dettato dall’età. Il colore è rosso rubino con qualche riflesso mattone. Il frutto è ben regolato dal legno, la polpa fasciante ed energica. Si aggiungono fini note di coriandolo, semi di lino e pasta di mandorle. In bocca evidenzia un buon equilibrio morbido-acido e sottolineato da un tannino armonico.

Maria Costanza Rosso 2005
Colore rosso rubino con riflessi granati. Naso fruttato e maturo, sostenuto in freschezza da una nota mentolata e balsamica. In bocca evidenzia una fibra estrattiva ricca, a vantaggio dell’equilibrio giocato sulla durezza tra spigoli tannici e acidi. Nel finale prevalgono, tuttavia, la morbidezza e l’armonia data dal frutto.

Maria Costanza Rosso 2006
Colore rosso rubino scuro con riflessi granati. Naso vivo ed elegantemente balsamico. Ciliegia nera e viole passite individuano territorio e vitigno. Il legno incede con discrezione senza distrarre, mettendo meglio in luce un aspetto, mediterraneo, marino, di salsedine. Bacche, muschio, tartufo nero, cenni minimi ma presenti, aprono ulteriormente il ventaglio percettivo. In bocca è complesso, energico, con un tannino robusto e rotondo. Buona la persistenza aromatica.

Francesco Pensovecchio