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L'intervista

A Palermo il congresso de La Sicilia di Ulisse: nutrire il corpo, coltivare l’anima. Il presidente: “Fine dining a una svolta. E sul turismo…”

05 Novembre 2025
Tony Lo Coco Tony Lo Coco

Tre giorni di incontri, cene diffuse e dialoghi sull’accoglienza, tra gastronomia e territorio

La Sicilia di Ulisse, l’associazione che riunisce le eccellenze siciliane nei settori dell’ospitalità, della gastronomia e della viticoltura, ha scelto Palermo per il suo congresso biennale. Dopo anni di assenza, sarà il capoluogo siciliano a ospitare la tre giorni del 7, 8 e 9 novembre, articolata in momenti di riflessione e convivialità, cene diffuse e un grande appuntamento dedicato allo street food d’autore.

Gensy è il nome scelto per la manifestazione: un termine che nasce dalla radice latina gens – popolo, stirpe, comunità – e che invita ad andare oltre i confini, mettendo al centro il valore delle radici e l’apertura al mondo.

Tema del congresso sarà “Nutrire il corpo, coltivare l’anima”, un invito a riflettere sul concetto contemporaneo di benessere non solo come cura di sé, ma come costruzione di una cultura condivisa intorno al tempo, al cibo, al vino, all’accoglienza e al viaggio.

Gensy avrà anche un’impronta sociale, con la promozione di un’importante iniziativa benefica a favore di Stella Danzante di Catania e della Farfalla Lilla di Agrigento, due associazioni collegate a strutture ospedaliere che si occupano di cura e prevenzione dei disturbi alimentari.

«Con Gensy vogliamo proporre una visione ampia e profonda dell’accoglienza e del vivere bene, che unisce cibo, vino, viaggio e relazioni umane. Non è solo un congresso, ma un’occasione per generare cultura e costruire legami tra persone, territori e idee. In un tempo che ha bisogno di autenticità e ascolto, la nostra missione è quella di coltivare connessioni vere – a tavola, nel viaggio e nella vita», spiega Tony Lo Coco, presidente de La Sicilia di Ulisse.

La presentazione del congresso è stata anche l’occasione per fare quattro chiacchiere con Lo Coco e capire in che direzione si muove oggi la Sicilia dell’accoglienza e della gastronomia.

Cosa vi aspettate da questo congresso?
«Ci aspettiamo una grande visibilità per l’associazione e per gli associati. Questo congresso segna un cambio di passo. Abbiamo lavorato per creare un evento che desse le stesse possibilità a tutti – ristoranti, chef, cantine, strutture ricettive – e abbiamo pensato alla formula delle cene diffuse per permettere agli ospiti e ai giornalisti di assaggiare piatti e vini con maggiore calma rispetto alle grandi cene collettive del passato. Il nostro obiettivo è mantenere il focus su tutto e speriamo che questo ci dia il giusto spazio di visibilità nazionale e, perché no, anche internazionale.»

Lei è presidente dell’associazione da un anno e mezzo. La Sicilia di Ulisse conta oggi 52 soci, di cui 36 tra ristoranti e pasticcerie storiche e 16 hotel di charme, oltre a 21 cantine partner, per un totale di circa 1.500 addetti e un fatturato stimato di 180 milioni di euro. Facciamo un bilancio di questi mesi?
«Credo che sia un bilancio positivo. Abbiamo realizzato eventi importanti, cambiato ufficio stampa per dare una svolta alla comunicazione e collaborato con vari enti e associazioni: la Regione Siciliana, Assovini, il gruppo Mangia’s, per citarne alcuni. C’è stato anche il cambio di nome – prima ci chiamavamo Le Soste di Ulisse – necessario per distinguerci dall’associazione nazionale Le Soste e per dichiarare subito, già dal nome, la nostra identità geografica. Oggi chiunque parli di noi sa immediatamente dove ci troviamo. Sono stati mesi di sinergie che hanno fatto crescere l’associazione, oggi più strutturata e ben posizionata.»

Qual è, a suo avviso, la cosa più importante che ha fatto in questa prima tranche di presidenza?
«Quando ho iniziato, l’associazione era un po’ statica e ho voluto renderla più dinamica. La gestisco come se fosse un mio locale: deve essere viva, in movimento. Credo che questa energia abbia rafforzato la condivisione tra gli associati. Attraverso l’associazione non posso cambiare la loro vita professionale o le sorti dei loro locali, ma posso certamente offrire maggiore visibilità.»

A proposito di ristoranti: come sta il fine dining secondo lo chef Lo Coco?
«Anche se si parla di crisi, credo che ci sia sempre spazio per il fine dining. Le persone desiderano provare piatti diversi, cenare o pranzare in luoghi belli, con un servizio attento. Tuttavia, bisognerebbe sperimentare un po’ meno. A volte si creano piatti per stupire il giornalista o il critico gastronomico, ma spesso i clienti non vogliono essere stupiti: vogliono un piatto buono, che possano comprendere. La giusta via è un locale elegante, un servizio di altissimo livello e una cucina più leggibile, più semplice.»

E l’hotellerie, invece, con quali problemi deve fare i conti?
«È un grande momento per il turismo in Sicilia. Molte strutture hanno registrato ottimi numeri e una crescita di presenze, anche se non omogenea in tutta la regione. Resta però il problema della destagionalizzazione e della carenza di collegamenti aerei. Due soli aeroporti non bastano: bisognerebbe far funzionare anche Trapani e Comiso, oltre a Palermo e Catania, e migliorare i collegamenti interni. Sono problemi storici, la cui soluzione non dipende da noi ma dalla politica.»

Come sede del congresso avete scelto Palermo, un ritorno nella sua città dopo tanto tempo. Come la trova oggi?
«C’è tanto turismo in città e ce lo stiamo godendo tutti, anche in provincia. Si raccolgono i frutti di un lavoro avviato anni fa, ma non si può negare che in questo momento esista anche un forte disagio sociale. Questo deve farci capire che non siamo arrivati, che c’è ancora molto da fare per migliorare. A partire da noi cittadini».

La sede del Congresso di Palermo, il Grand Hotel et des Palmes