Optimus cum optimis, recita il detto latino, che ben si attaglia al gemellaggio fra Barolo e Brunello andato in scena all’ultima edizione del Serralunga Day. L’unica menzione comunale del re dei vini e una delle denominazioni più importanti del mondo, estesa sulla sola Montalcino, a confronto nell’ambito del walk-around-tasting e poi della cena di gala, dove si sono contese fra gli altri piatti, i leggendari agnolotti di Guido.
Erano presenti anche i presidenti dei rispettivi consorzi, Sergio Germano e Giacomo Bartolommei. È vero che il momento non è dei migliori per il vino italiano, ma dalle crisi, ha esortato quest’ultimo, si può uscire più forti anche in virtù di eventi come questo, dove si marcia uniti. “Un gioco di squadra fondamentale”, a detta di entrambi: nella buona e nella cattiva sorte è d’uopo collaborare.
Germano: “Le crisi finiscono, occorre essere ancora più reattivi investendo per avere più penetrazione sul mercato. Oltretutto oggi il clima sta evolvendo, le abitudini alimentari sono sempre più veloci e a volte un bianco fresco effervescente può sembrare più appagante. Ma il vino rosso deve essere riscoperto, non come bevanda alcolica, ma comealimento. La gente deve ricominciare a pensare che quando si mangia, si beve un bicchiere di vino, che non sballa le analisi, non impedisce di guidare, ma fa apprezzare al massimo i piaceri della tavola”.
Bartolommei: “Concordo: dobbiamo tornare a questo concetto di vino alimento, come è stato fino agli anni ’60, quando era su tutte le tavole italiane. Ci servono strumenti nuovi per comunicare il vino ed educare al consumo consapevole anche i più giovani. I dazi ci hanno dato diversi grattacapi negli ultimi mesi, tuttavia adesso abbiamo una situazione più chiara. Il problema è stata l’incertezza, non sapere di che morte morire. Ora sappiamo che sono al 15% e potrebbero essere tolti, vediamo cosa succederà il 14 ottobre. Ma il dazio è la punta dell’iceberg rispetto al calo dei consumi generalizzato“.
Germano: “Questo problema ha motivato gli operatori a pretendere di essere aiutati dai produttori, che a loro volta non vengono aiutati da nessuno. Invece bisogna accettare aumenti di prezzo che possono essere fisiologici. Il problema vero, concordo, è stata l’incertezza finanziaria per le famiglie e per le imprese, che ha bloccato le spese. Ma se viene meno, è possibile la ripartenza. Poi ci sono nuovi mercati come l’Oriente, è un lavoro lungo, ma si tratta di educare la Cina, che ama gli status symbol, a bere prodottiesclusivi come i nostri“.
Bartolommei: “L’Oriente è già fra i nostri principali asset per il prossimo anno, ci stiamo rafforzando sul Canada, ma credo che gli Stati Uniti rimarranno ancora a lungo un mercato fondamentale. Anche la ristorazione va rieducata, bisogna tornare a comprendere gli effettivi bisogni delle persone. Ma se i ricarichi sono eccessivi, si rischia di perdere la nostra visione“.
Germano: “Negli ultimi vent’anni abbiamo avuto la fortuna che il mondo andava crescendo, ogni anno c’era un aumento fisiologico dei prezzi. Secondo me vanno riequilibrati all’origine, restando remunerativi, ma tenendo conto degli altri step della catena distributiva, in modo che il consumatore finale possa godere”.
Bartolommei: “Non per piaggeria, ma Barolo è uno dei miei luoghi del cuore. Il Brunelloinvece è… un mito”.
Germano: “Per non essere banale, come zona prediletta dico Verdicchio. E che il Barolo è… godimento”.