Un bilancio più che soddisfacente. Fatto di nuovi contatti, strette di mano, conferme su rapporti commerciali, occasioni di visibilità e tanto altro. Per Francesco e Giuseppe Brugnano i due fratelli che gestiscono la cantina di famiglia a Partinico, a poca distanza di Palermo, quello appena finito è stato un Vinitaly ricco, intenso e produttivo. Ci tengono a dirlo perché la partenza non era delle migliori, si temeva una fiera ripiegata su sé stessa a causa dei dazi e di un clima attorno al vino molto sfavorevole. E così non è stato. “Certo, al Vinitaly non incontri l’uomo della strada ed è una fiera B2B che non tiene conto delle contingenze esterne ma in ogni caso siamo tornati a casa più che soddisfatti”.
Come è andata allora?
È andata molto meglio di quanto ci aspettassimo. Alla vigilia c’erano diverse incognite legate al contesto internazionale e a un certo scetticismo generale, ma la realtà dei fatti ci ha restituito un Vinitaly vivo, denso di opportunità. Abbiamo incontrato tanti operatori interessati, alcuni già nostri partner e altri con cui iniziamo ora a dialogare. Tornare a casa con nuovi contatti e con la conferma di relazioni consolidate è, per noi, il segnale più importante.
Si conferma la centralità di Vinitaly nell’opportunità di tenere rapporti commerciali?
Assolutamente sì. Vinitaly rimane il più importante hub di incontro tra produttori e operatori, italiani e internazionali. È una fiera che, nonostante tutto, conserva un ruolo chiave nel nostro calendario. Non solo per aprire nuove porte, ma anche per rafforzare quelle già aperte.
In fiera, molti dicono che c’era meno gente degli altri anni ma più professionisti del settore. Quindi un bene, potremmo dire. Avete avuto anche voi quest’impressione?
Sì, è stata anche la nostra sensazione. Meno caos, meno passaggio “casuale”, e più concretezza. Chi si è seduto al nostro tavolo lo ha fatto con intenzione, con domande precise e interesse autentico. Questo ci ha permesso di affrontare incontri più focalizzati, e di lavorare meglio in termini di sviluppo commerciale.
Parlando di voi parliamo di vino siciliano. I buyer e gli importatori che tipo di vino acquistano e vogliono far bere?
Cercano autenticità, identità territoriale e una visione moderna. Il vino siciliano oggi piace proprio perché riesce a coniugare storia e innovazione. I nostri interlocutori apprezzano vini freschi, dinamici ma con un’anima ben radicata nella nostra terra. C’è molta attenzione verso i bianchi autoctoni come il Grillo e il Catarratto, ma anche verso rossi strutturati e identitari come il Perricone, che raccontano la Sicilia più autentica. Sempre più spesso ci viene chiesto un vino capace di distinguersi nel racconto e nello stile, senza rincorrere mode ma proponendo unicità.
Quindi la Sicilia ha sempre un buon appeal?
Assolutamente sì. La Sicilia non è solo una regione vinicola, è un racconto che affascina ancora prima di stappare la bottiglia. Chi lavora con il vino lo sa: oggi non basta avere un buon prodotto, serve un’identità forte. E la nostra isola ne ha da vendere.
Non possiamo non parlare di dazi. Come vedete questa situazione? Prima il 20%, poi lo stop per 90 giorni, poi…chissà?
È una situazione che crea incertezza, soprattutto nei rapporti con gli importatori fuori Europa. Molti sono in attesa di capire come evolverà e questo rallenta le dinamiche commerciali. Tuttavia, continuiamo a puntare sulla costruzione di rapporti solidi e sulla qualità come elemento che supera anche le barriere più complicate. Speriamo naturalmente in una soluzione favorevole e definitiva.
E ora quali appuntamenti vi aspettano?
Ti rispondo proprio da Tokyo, dove siamo presenti in questi giorni al Prowine Japan. È un mercato stimolante, fatto di grande rispetto e attenzione per la qualità, dove il vino siciliano può davvero dire la sua. I primi di maggio voleremo a Miami per il Vinexpo, un appuntamento importante per rafforzare la nostra rete commerciale negli Stati Uniti. Chiuderemo questo intenso mese a fine maggio con l’Interwine in Cina, un mercato complesso ma pieno di potenzialità. È un periodo di grande fermento per noi, in cui portiamo avanti il racconto della Sicilia del vino con energia e visione internazionale.