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L'intervista

Pietro Russo: “Io folgorato dai Masters of Wine. Italia del vino in crisi? Ci sono tante opportunità”

26 Febbraio 2024
Pietro Russo Pietro Russo

E’ felice Pietro Russo, o meglio, utilizzando le sue parole, “ho un senso di sollievo”. Lui qualche giorno fa ha conquistato il titolo di Masters of Wine (leggi questo articolo>). Terzo italiano della storia, (dopo Gabriele Gorelli e Andrea Lonardi) e primo enologo italiano a riuscire nell’impresa. “Sono davvero felice – rivela Pietro nel corso di una chiacchierata telefonica – Mi hanno fatto soprattutto piacere le dimostrazioni di stima e affetto che sto ricevendo in queste ore”. Un percorso, quello dei Masters of Wine, iniziato quasi per caso: “Mi piace dire che sono inciampato all’interno dell’istituto – dice sorridendo – L’azienda per la la quale lavoro (Donnafugata, ndr), fa parte dei Grandi Marchi, è un “supporter” dei Mw e mi sono ritrovato in una masterclass da Masi. Lì ho scoperto un mondo affascinante, cosa possono essere i mw e non nascondo che ho cominciato a sognare di farne parte”.

E così inizia nel 2014 il lungo e complesso percorso per diventare Masters of Wine: “Un percorso molto insidioso e dispendioso – dice Pietro – E, se devo essere sincero, forse non troppo comunicato. Intendo sul reale valore e sull’importanza di essere un Mw. Ora, anche grazie a Gabriele che è stato il primo, l’Italia sta comprendendo le opportunità dei Masters of Wine. Io, dal canto mio, adesso sento un grande senso di responsabilità nel rappresentare il mio paese e confrontarmi con colleghi provenienti da tutto il mondo”. Pietro Russo, dunque, conquista le due lettere che potranno aggiungersi al suo nome: “La mia primissima chiamata quando ho scoperto di avercela fatta? – racconta – E’ stata una videochiamata con Gabriele e Andrea. Loro aspettavano con ansia questa telefonata. E si sono dimostrati davvero felici per me”. Un percorso, come detto, lungo e difficile, “ma devo dire un percorso bello, che ha un approccio aperto e curioso al mondo del vino, senza paletti”, dice. Pietro continua a lavorare per Donnafugata, “che mi ha dato tanto”, e sta programmando il suo futuro: “Mi piace immaginare nuove sfide e opportunità che ci saranno – dice – Vorrei mettere a disposizione la mia competenza, senza tralasciare l’azienda per cui lavoro”.

Il mondo del vino, italiano, ma non solo, nel frattempo, non sta attraversando un momento felice: “Credo si tratti di un momento di congiuntura internazionale che deve far riflettere – dice – Bisognerebbe fare un’analisi attenta e precisa del comparto a 360 gradi e pensare a una visione a lungo termine di misure adeguate che rendano il nostro paese più competitivo, parlo ovviamente per il mondo del vino. Che rimane un punto di forza, ma che deve fare sempre i conti con altri settori di bevande. E’ fuori da ogni dubbio che ci sia in atto un cambiamento nei consumi e anche nelle tipologie dei consumi. Stanno andando precise tipologie di vino, diversamente alcolici. Ecco, occorre fare delle analisi precise. Senza dimenticarsi del traino dell’enoturismo, un’onda da cavalcare. Comunque rimango un inguaribile ottimista. Penso che sia il monento delle grandi opportunità”.

Pietro Russo non chiude né ai “vini naturali” né ai vini “alcol free”: “C’è spazio per tutto – dice – Ma io sono e rimango un tecnico. La definizione di vini naturali lascia il tempo che trova. Ci vuole la giusta consapevolezza. Le competenze e le professionalità del mondo del vino, hanno portato l’Italia a questi grandissimi livelli. I vini senz’alcol arrivano in un momento in cui c’è un calo dei consumi. Ma non saranno mai un’alternativa al vino vero e proprio. Ne ho assaggiati alcuni: sono indicare per chi non beve completamente vino”. Vino uguale identità di un territorio. E Pietro lo sa bene: “Ci sono dei territori che in questi anno hanno fatto benissimo a crearsi un brand – dice – Penso a Montalcino che adesso ha un appeal internazionale fortissimo. Ma anche le Langhe che conosco benissimo per aver lavorato lì nel 2007. Quello che si è fatto in 15 anni è notevole. E’ cambiato totalmente il paesaggio, ma anche il percepito del reale valore del vino che ha avuto un rilancio incredibile nei mercati dei fine wines, ma anche nei mercati secondari. E poi, da buon siciliano, parlo della mia Isola che sta dando grande prova di se, non solo con i territori blasonati, come l’Etna, ma anche per la capacità finalmente di fare sinergia”. E in chiusura proviamo a chiedere a Pietro il suo vino preferito: “Ho un approccio curioso al mondo del vino – dice – Non ho un vino preferito. Credo che ci sia un vino giusto per ogni occasione o per un certo incontro”.