Giornale online di enogastronomia • Direttore Fabrizio Carrera
La degustazione

Modigliana, l’anomalia felice del vino: il segreto dei fine wines d’Appennino

11 Settembre 2025
Modigliana, la degustazione Modigliana, la degustazione

Tra Romagna e Toscana, i vini di Modigliana raccontano un territorio che fa del confine la propria identità

Modigliana è un luogo sospeso tra Toscana e Romagna, un crinale geografico e culturale che ha fatto della sua condizione di confine un’identità. Qui, dove le marne e le arenarie si spaccano in ferite verticali e i boschi custodiscono i vigneti come radure segrete, nasce una viticoltura che non assomiglia a nessun’altra. Una diversità che oggi trova forma e voce nell’associazione Stella dell’Appennino, che domenica 7 settembre ha dato vita all’appuntamento annuale dedicato ai vini di Modigliana, ospitato nello spazio coperto davanti al Municipio con la collaborazione della Pro Loco e del Comune.

«Modigliana, luogo di forte identità, è un caso in Italia, i suoi vini sono unici». Con queste parole Nelson Pari, narratore del vino tra i più seguiti nel mondo anglosassone, ha aperto la sua relazione sull’annata 2022, pubblicata in un report in inglese su Substack.

Tornato da Londra per condurre le tre masterclass della giornata, Pari ha messo in evidenza come «la qualità dei vini di Modigliana sia cresciuta in modo impressionante negli ultimi anni, nessuno in Italia ha fatto meglio». Le sue degustazioni, sempre affollate e partecipate, hanno permesso di attraversare le tre valli che segnano il territorio – Ibòla, Tramazzo e Acereta – e di cogliere nelle sfumature aromatiche la ricchezza di un paesaggio che diventa linguaggio.

Intitolata “I Tannini non mentono”, la masterclass ha voluto riflettere su come, nell’assaggio consapevole, attraverso la percezione tattile dei tannini, sia possibile comprendere la sfumatura che ciascuna vallata riesce a trasmettere: «non degustazioni da collezionisti, ma da consumatori consapevoli».

Il filo rosso di questa edizione è stato anche il racconto delle annate, decisive per capire l’identità e la longevità dei vini di Modigliana. La 2022 protagonista delle masterclass e del Concorso Stella d’Oro, è stata definita l’annata dell’energia e della profondità, da cui sono nati vini tesi e sapidi, con profumi scuri e intensi, speziature evidenti e una prospettiva di grande evoluzione negli anni. La 2024, presente nei banchi di assaggio di diversi produttori, invece porta in sé la memoria di un’estate calda e abbondante, seguita da settembre fresco e piovoso che ha rallentato le maturazioni. I vini hanno mostrato frutti nitidi e trasparenze, sapori decisi e speziature balsamiche, unendo l’eleganza degli autunni freschi a un carattere mediterraneo che richiama le giornate più calde.

Questa lettura delle annate è stata anche al centro del Concorso Stella d’Oro, che ogni anno premia il vino più rappresentativo per qualità e territorialità, a conferma dell’idea che fedeltà al terroir e riconoscibilità stilistica siano valori imprescindibili. Il riconoscimento è andato a Villa Papiano, Modigliana “Vigna Probi” 2022, un Sangiovese capace di restituire energia e grazia, pienamente fedele all’identità di queste valli.

Se terroir significa anche comunità, a Modigliana il racconto è corale. «Siamo impegnati a produrre fine wines, vini di grande pregio. È l’Appennino che ci chiama a questa sfida – spiega Giorgio Melandri, curatore della manifestazione e produttore con Mutiliana – siamo un unicum in Romagna e abbiamo lavorato a una narrazione condivisa, un modo per mettere a fuoco un linguaggio comune e territoriale che possa essere la cifra dei Modigliana. Sia per il Sangiovese sia per i bianchi. Chi è arrivato a Modigliana il 7 settembre ha trovato nei vini un filo conduttore, l’anima del territorio: speziature e freschezza, agrumi e profumi balsamici».

Il vino qui non è solo frutto di una terra, ma di un dialogo continuo tra persone e paesaggio, come si legge nel catalogo redatto per questa nona edizione, firmato da Francesco Falcone, che descrive Modigliana come «un’anomalia felice, un contrattempo che suona sinfonie di elementi sospese nel bosco: è musica, è una benedizione».

La longevità è uno degli aspetti che più sorprendono dei vini di Modigliana. I rossi, a base di Sangiovese, mostrano finezza, tensione e un’eleganza che si distende negli anni, diventando sempre più vibranti col tempo. Anche i bianchi, che appena imbottigliati possono sembrare segnati da un’acidità tagliente, dopo un anno trovano la loro armonia, rivelando freschezza, sapidità e una capacità di invecchiamento che li rende unici nel panorama romagnolo.

In questo racconto non si può prescindere dal riferimento al Ronco del Re di Castelluccio, vino iconico degli anni Ottanta, non un Trebbiano in purezza ma un Sauvignon capace di aprire una strada diversa, imponendosi come simbolo identitario prima ancora dei rossi. Ha dimostrato che Modigliana poteva esprimersi con forza e originalità anche fuori dai binari della tipicità varietale, lasciando un’eredità fondamentale che merita di essere riconosciuta, soprattutto alla luce di un disciplinare che oggi appare troppo restrittivo.

È su questa memoria che si innesta una prospettiva nuova, sottolineata dalla degustatrice, giornalista Alessandra Piubello, che invita a “parlare non tanto di “blend di vitigni”, quanto di “blend di vallate”. La vera identità dei bianchi di Modigliana risiede infatti nel dialogo tra i diversi terroir: dall’Ibòla, con arenarie che donano profumi di mandarino e salvia e un finale salino; all’Acereta, dove prevalgono le marne che portano struttura, cedro e macchia mediterranea, con una freschezza capace di garantire longevità; fino al Tramazzo, con le sue marne abbondanti, i profumi di erbe officinali e frutta bianca, e una fisionomia più materica ed elegante. È un approccio che ribalta la prospettiva tradizionale, dove il terroir, più che il varietale, diventa il vero protagonista. Oggi il disciplinare resta un compromesso che limita questa espressività, concentrandosi quasi esclusivamente sul Trebbiano. Ma la storia dei grandi bianchi di Modigliana – dal Ronco del Re alle Campore del Pratello – dimostra che il territorio sa dare il meglio anche con Chardonnay, Sauvignon e con blend che prescindono dal Trebbiano. Aprire lo sguardo a questa possibilità significherebbe riconoscere la vera vocazione della zona e restituire dignità a una tradizione che ha segnato la storia dell’enologia italiana”.

La giornata, con i banchi d’assaggio e la partecipazione di tanti appassionati e professionisti, ha confermato l’immagine di Modigliana come laboratorio d’Appennino, un luogo in cui il confine non divide ma unisce, dove i vini testimoniano la forza di un paesaggio che diventa cultura.

E, a confermare la vitalità e la promessa di questo territorio, restano negli occhi e nel palato alcuni dei tanti assaggi fatti. Come il “Valle Acerreta” 2024 di Fondo San Giuseppe, l’Atto II 2023 di Il Teatro, il “I Probi” 2022 e il Tresche di Villa Papiano, il Buscara 2023 di Pian di Stantino, il “Cucco Rosso” 2023 di Lu.Va., il “Fratémpo” 2014 e il Fra Gèlso 2022 della Casetta dei Frati, il “Area 7” 2024 di Menta e Rosmarino e ancora il bianco “I Giorni di Pioggia” 2023, il Montignano 2015 de Il Pratello e il Sangiovese Modigliana”Tramazzo” 2016 di Mutiliana.

I bianchi dall’anima agrumata e balsamica, che già oggi mostrano freschezza e una trama destinata a crescere nel tempo; rossi di Sangiovese sottili e tesi, capaci di unire eleganza e profondità; i rossi della 2024, frutto di un’annata completamente diversa, leggeri e trasparenti, di raffinata eleganza; oltre a bottiglie più mature che hanno dimostrato quanto Modigliana sappia regalare vini longevi, vibranti, ancora vivi e pulsanti dopo anni.