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L'azienda

A Le Macchiole spunta il gres per affinare i vini. E poi l’assaggio di un buonissimo Paleo 2022

05 Giugno 2025
Cinzia Merli Cinzia Merli

Visitare la cantina Le Macchiole è come avere l’occasione di verificare oggi lo “stato dell’arte” a Bolgheri, questo territorio così straordinariamente vocato per la produzione di vino; sì, perché questa azienda è sempre stata avanti nelle scelte e nell’impostazione della produzione. Vale la pena di ricordare che Cinzia Merli, insieme a suo marito Eugenio Campolmi, ha scommesso su questo territorio in tempi non sospetti, quando qui nel 1983 le aziende si contavano sulle dite di una mano, ed ha vinto; ha puntato forte sul Cabernet franc, un vitigno meno blasonato di tanti altri, producendo il Paleo rosso, primo vino in purezza di questo vitigno e, successivamente molti produttori hanno seguito questa strada, con successo; ha iniziato già agli inizi degli anni 2000 una pratica di viticoltura biologica e di rispetto del territorio ed oggi l’eliminazione dei prodotti chimici è una consuetudine nelle aziende più prestigiose. Da ultimo, lo stile enologico a Le Macchiole è già da molto tempo orientato verso una maggiore eleganza e dinamicità, anticipando una tendenza che ai giorni nostri è molto diffusa e non solo a Bolgheri.

Parlando con Cinzia Merli, deliziosa padrona di casa, si è avuta la possibilità di affrontare molte tematiche legate al tema del “fare vino”: sul limitare della vigna proprio dietro la cantina ecco le sue parole: “La biodiversità è un argomento di vitale importanza per l’azienda: espiantare dai vigneti alcuni filari per far posto ad altre tipologie di piante è stata per noi una decisione sofferta e dolorosa, ma siamo certi che la convivenza di piante diverse nello stesso habitat possa, alla lunga, contribuire a migliorare la bontà delle uve e dei vini”. Siamo lontani dai tempi in cui si impiantavano ovunque tralci di vite, alla ricerca di quantità sempre maggiori: ora si predilige la qualità, cercando sempre più complessità e territorialità, anche a scapito di limitare la produzione. Alla domanda sulle pratiche in vigna messa in atto dall’azienda, Cinzia Merli si è lungamente soffermata: “Oggi il lavoro tra i tralci è l’unico che garantisce la qualità finale del vino e l’attenzione verso le piante e le uve è molto meticolosa, attraverso una modalità di approccio estremamente raffinata e mirata al raggiungimento dell’obiettivo: con la potatura verde, ad esempio, in un primo momento si lascia più frutto nelle piante, per rallentarne la maturazione, quasi a compensare gli effetti del cambiamento climatico e dell’aumento delle temperature, per poi, in prossimità della vendemmia, con un successivo intervento di diradamento dei grappoli, si arriva alla resa desiderata (come sempre molto bassa, intorno agli 800 grammi per pianta)”.

Andando verso la cantina continua: “Sono molto soddisfatta dell’introduzione, nei rulli di cernita delle
uve, di un lettore ottico per la selezione degli acini, che permette di raggiungere due obiettivi: migliorare il
lavoro degli addetti a tale faticoso compito, se fatto manualmente, e azzerare praticamente il margine di errore”. Giunti in cantina notiamo subito i grandi recipienti di gres, che rappresentano una delle novità più importanti introdotte nella azienda; Cinzia ci spiega: “Dal 2020 abbiamo deciso di inserire questi contenitori nelle fasi di affinamento, solo però per i vini monovarietali (Paleo rosso-cabernet franc, Scrio-syrah e Messorio-merlot). Questa novità è strettamente collegata alla mia idea di vino, un vino sempre più aderente al territorio e privo di ogni intervento troppo invasivo. I recipienti in gres sono una rivisitazione delle anfore di terracotta, ma il nuovo materiale ha dei vantaggi importanti; questi contenitori permettono una micro ossigenazione del vino simile a quelle delle botti di legno, senza però che le sostanze di questo ne vadano a modificare il profilo organolettico. In sostanza i vini mantengono una maggiore integrità e identità, evitando nel contempo ogni eventuale pesantezza. La percentuale del loro utilizzo è minima, intorno al 6%, ma stiamo continuando a sperimentazione recipienti con materiali, forme e dimensioni diverse”.

Giunti finalmente nella sala degustazione, abbiamo qui constatato il risultato di tutto il minuzioso lavoro
in vigna e in cantina, anche confrontando e analizzando le varie annate con Cinzia Merli. “La 2021 è stata una
annata storica, una delle più importanti a Bolgheri, con vini complessi, di grande struttura e longevi, che
potranno continuare a dare grande soddisfazione negli anni a venire. L’annata 2022 è stata invece molto
problematica, nel primo periodo abbastanza siccitosa, ma con un recupero delle precipitazioni a partire da fine
estate; si è intervenuti perciò nella vinificazione, riducendo la macerazione di 10 giorni per avere minore
estrazione e limitare gli effetti di una stagione non ottimale”. I vini delle ultime due annate hanno comunque e ancora una volta evidenziato un livello di qualità molto elevato. Partendo dall’annata 2023 abbiamo degustato il Bolgheri rosso e il Paleo bianco e la sensazione, anche a detta della Merli, è quella di una annata migliore, equilibrata, con più struttura e da una palette aromatica complessa e persistente. Sicuramente di buon auspicio per i vini di punta che saranno pronti solo il prossimo anno.

A lasciare il segno è, come spesso succede, il Paleo rosso, il solito fuoriclasse, anche nel millesimo 2022, in vendita, come lo Scrio e il Messorio pari annata, a partire da marzo 2026: i profumi sono esplosivi, complessi, ma allo stesso tempo eleganti; al palato è teso, armonico e dai tannini levigati. “Il Messorio, sottolinea Cinzia, risulta ancora in fase di assestamento con un tannino più indietro nella sua evoluzione. Come gli altri monovarietali, sottolinea Cinzia, avrà un sicuro giovamento da ulteriori 10 mesi di affinamento in bottiglia, prima di vederlo negli scaffali delle enoteche”. A conclusione ci piace sottolineare la piacevolezza di beva del Bolgheri rosso 2023, che, pur nella sua apparente semplicità, si fa apprezzare per un bouquet di tutto rispetto, ampio e nitido, che spazia dai frutti di bosco alla liquirizia. Il sorso agile e di grande pulizia stilistica lo rendono un vino perfetto a tavola per
accompagnare selvaggina o un buon pecorino toscano. “Ecco – dice Cinzia – un buon vino deve poter essere
sempre un buon compagno per i cibi”.