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L'azienda

Davide Fregonese e il suo nuovo single malt: “Ruadh Mhor è il mio primo whisky da produttore”

12 Febbraio 2024
Adam Harding, Ruaridh Jackson, Davide Fregonese e Alessandro Rossi Adam Harding, Ruaridh Jackson, Davide Fregonese e Alessandro Rossi

E’ sicuramente precursore nella scelta di invogliare gli esperti a puntare su un approccio più contemporaneo con i prodotti tradizionali in modo da facilitare l’apprezzamento degli appassionati del buon bere. In questo caso si tratta whisky; anzi, un innovativo single malt ideato da Davide Fregonese che ha fondato la Compagnia Italiana del Whisky per realizzare il suo sogno di imbottigliare un whisky tutto suo – lo ha chiamato Ruadh Mhor – che sarà distribuito da Partesa, azienda leader nei servizi di vendita, distribuzione, consulenza e formazione per il canale Horeca che già distribuisce i vini che Fregonese produce tra il Piemonte e la Sicilia. Ascoltandolo questo giovane signore dall’eloquio forbito e chiaro, ci fa subito pensare che il tempo libero dal suo lavoro nel mondo della finanza (questa la sua attività precedente, con 25 anni trascorsi perlopiù all’estero) lo dedicasse esclusivamente a degustare vini e whisky perché appena rientrato in Italia, acquistò due piccoli vigneti a Serralunga d’Alba e addirittura una tenuta sull’Etna, che ritiene culle di vini estremamente moderni, armonici e puliti.

Adesso, con la Compagnia Italiana del Whisky, Fregonese passa dalla passione di collezionista dell’amato distillato scozzese (ha pure una casa nelle Highlands), addirittura a produttore perché “ho sempre avuto una grande passione per il whisky, che ho iniziato a collezionare in bottiglie e, negli ultimi anni, in cask. E questa grande passione è sfociata nella Compagnia Italiana del Whisky che con le mie cantine condivide la volontà di rendere meno “cerebrale” l’approccio a grandi prodotti, affinché siano pienamente apprezzabili anche da un pubblico di semplici appassionati, ma senza mai transigere sulla qualità. Nasce così Ruadh Mhor, il primo private bottling di – auspico – una lunga serie, grazie anche ad Alessandro Rossi, che mi ha seguito da subito in questa nuova avventura, e Partesa, che mi supporterà nella distribuzione nei migliori locali italiani” ha raccontato Fregonese nel corso della presentazione da Berton, a Milano, il primo ristorante ad inserire in carta il primogenito della Compagnia Italiana del Whisky. Che è un vero e proprio gioiellino, solo 250 bottiglie (dal design tipicamente Decò a vetro ondulato con etichette finemente lavorate che si distinguono anche al tatto) numerate a mano.

Ruadh Mhor (57,8% Vol.) è un Single Malt Scotch invecchiato 13 anni in una cask first-fill ex-sherry Pedro Ximenez da 500 litri, che, grazie all’ottimo legno di quercia e ad una paziente maturazione, ha permesso di sviluppare un whisky di qualità particolarmente elevata, caratterizzato da una delicata complessità in equilibrio tra le ricche note di frutta rossa, nocciola, quercia e un morbido tocco affumicato. D’altronde il “Single Malt Scotch è già un prodotto incredibilmente speciale, ma, facendo un ulteriore passo avanti con il Single Cask Whisky, si entra in un mondo completamente nuovo di gusto ed esperienza. Unico nel suo genere in tutti i sensi, dove una botte non si può replicare e non ne esiste mai una uguale all’altra”, ha spiegato Adam Harding, Co-founder & Director di Tailored Spirits e consulente di Fregonese, presente al debutto milanese del whisky “italiano”. A distillarlo, nel 2010, la più antica distilleria di Scozia, Glenturret, nota per il suo whisky di malto prodotto nel più tipico stile delle Highlands, dove è stata fondata nel 1763. Tant’è che Ruaridh Jackson, Private Client Manager di Glenturret Disillery, anche lui presente a Milano “sono felice che il debutto della Compagnia Italiana del Whisky sia un imbottigliamento di Glenturret torbato, un bellissimo affumicato morbido delle Highlands che lavora in armonia con il carattere fruttato e delicato dello spirito Glenturret. È un whisky davvero meraviglioso”.

A questo punto è il caso di evidenziare che come “primo atto” della Compagnia Italiana del Whisky, Ruadh Mhor è quello di esaltare i quattro ingredienti base del whisky, ovvero l’acqua, il malto d’orzo, il legno e il tempo. Queste quattro variabili da cui tutto dipende sono richiamate anche nel packaging, affidato all’estro del graphic designer Gianni Rossi: la scatola esterna presenta due aperture laterali fustellate a forma di clessidra e racchiude un prezioso astuccio realizzato a mano in legno di rovere invecchiato oltre 30 anni per “custodire” la preziosa bottiglia avvolta in un’elegante pochette. Al debutto del” gioiello” di Fregonese c’era anche “l’apice” di Partesa con Alessandro Rossi, National category manager ine (per evidenziare che “la qualità e la modernità dei vini di Davide Fregonese riscuotono da sempre grandi apprezzamenti tra i consumatori e i professionisti del fuoricasa italiani. E proprio quelle stesse qualità e modernità si ritrovano in Ruadh Mhor”) e l’Amministratore delegato Massimo Reggiani che si è detto “felice di portare questo distillato di grande pregio, elegante e contemporaneo, nei migliori locali italiani, continuando così ad alimentare la cultura del buon bere tra gli appassionati, che rileviamo sempre più numerosi. Gli spirits di qualità rappresentano un segmento sempre più strategico e di tendenza nell’Horeca italiano e il whisky, in particolare, sta vivendo un interessante ritorno”. Un ritorno confermato anche dai dati della Scotch Whisky Association: sebbene sia ancora lontana dalla top 10 dei maggiori Paesi importatori, dopo essere stata, negli Anni Settanta, una dei più importanti mercati per il Single Malt Scotch, l’Italia è interessata da una ripresa costante dei consumi, fino agli 8 milioni di litri importati nel 2023. La preferenza per il carattere raffinato e torbato del single malt che gli italiani hanno conservato si somma alla tendenza globale alla premiumizzazione del whisky scozzese, creando buone basi per lo sviluppo del segmento di whisky single cask. Tant’è che con Ruadh Mhor Partesa arricchisce il suo ampio e variegato portfolio di referenze (oltre 7.000, principalmente birre, vini e spirits), costruito appositamente per rispondere alle esigenze dei diversi locali in ogni occasione di consumo. In particolare, proprio il segmento degli spirits di qualità riveste un ruolo chiave sia in termini di ampiezza assortimentale che di opportunità di mercato per Partesa, che sta aiutando i gestori dei locali italiani ad ampliare ed elevare l’offerta beverage per rispondere ad una ormai consolidata domanda di prodotti d’eccellenza da parte dei consumatori, all’insegna del saper bere e del bere responsabile”.

Note di degustazione
Naso: braci calde di fuoco da campo, sentori di frutta cotta e noci candite.
Palato: tocco di pisello dolce affumicato, vaniglia cotta, frutti scuri aspri e note di fondo terrose. Diventano un gradevolissimo formicolio sulla lingua con una punta di salato.
Finitura: rovere pepato sul lungo finale persistente tra la dolcezza dello zucchero di canna e i sapori affumicat