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L'azienda

Il Barolo secondo Davide Rosso: “Puntiamo tutto sulle MGA, meno sulle riserve. E sull’Etna parte la sfida con vini affinati nelle anfore”

25 Aprile 2025
Davide Rosso Davide Rosso

“Con le uve di Vignarionda facciamo un grande vino, un privilegio ma anche una responsabilità”

La degustazione al Vinitaly di tutti i vini di questa cantina di riferimento nelle Langhe è di quelle che lasciano il segno, ma è stata anche l’occasione per avere una lunga e piacevolissima chiacchierata con Davide Rosso, che è al timone dell’azienda e il cui lavoro è sotto gli occhi di tutti: in pochi anni ha portato le sue etichette di Barolo al vertice della qualità, con punte di assoluta eccellenza, diventando uno degli ambasciatori più importanti del vino italiano nel mondo.

Fondamentali nel raggiungimento di questo obiettivo sono state alcune pratiche migliorative, frutto anche dell’esperienza di Davide oltralpe, in vigna e in cantina, attuate a partire dagli inizi degli anni 2000: parziale reimpianto delle vigne con modalità “moderne” (come l’alta densità per ettaro), bassissime rese e qualità e gestione dei legni, tanto per fare degli esempi. A queste metodologie di lavoro, si aggiunge poi il fatto di poter lavorare uve provenienti da alcuni tra i vigneti più rinomati e pregiati nel territorio del Barolo e in particolare di Serralunga, quali Serra, Cerretta e Vignarionda, tanto per citarne qualcuno, e a questo punto il gioco è fatto. 

Proprio Vignarionda è il fiore all’occhiello dell’azienda: Davide Rosso da una parte non nasconde l’orgoglio e il piacere di possedere una vigna così prestigiosa e dall’altro sente la responsabilità di produrre ogni anno un vino all’altezza della sua fama e di non deludere le aspettative esigenti degli appassionati in tutto il mondo. Una sfida che si rinnova di anno in anno. 

Riguardo alle prospettive future del Barolo, Davide ci confida che crede fermamente nell’importanza sempre maggiore delle MGA, le menzioni geografiche aggiuntive che vanno ad indicare le vigne di provenienza delle uve. La valorizzazione del barolo, a suo avviso, passerà sempre più per vini legati al territorio e diversificati in base ai cru: quindi la qualità estrema si giocherà sempre più sulle MGA e non sulla denominazione riserva, tipologia di vino che la Giovanni Rosso non produce, perché legata ad una concezione un po’ d’antan del vino barolo e più generale del vino tutto, visti i progressi e le innovazioni che ci sono state dall’adozione dei disciplinari di produzione, istituiti nel 1963, ad oggi. 

Davide Rosso, soffermandosi ancora sul futuro del Barolo, quasi sorprendentemente, non pago dei risultati raggiunti e della notorietà del Barolo in tutto il mondo, esprime il suo desiderio di dare a questo territorio orizzonti ancora più importanti. Per lui la strada da percorrere è chiara e deve portare ad una diffusione e notorietà ancora più capillare: il suo sguardo si rivolge principalmente alla Cina, un mercato enorme dove il vino italiano ha ancora poca penetrazione, e ai paesi arabi, dove la capacità di spesa potrebbe sostenere prodotti di nicchia dal valore elevato, come appunto è il vino barolo. Decisivo in tal senso sarebbe il miglioramento del marketing specialmente presso i nuovi consumatori, potenziando soprattutto i canali social legati all’uso dei telefoni cellulari. In sintesi le soddisfazioni in questi anni sono state elevate, ma non bisogna ridimensionare l’aspirazione all’espansione e alla crescita, cercando di adeguarsi velocemente alle abitudini ed esigenze dei consumatori. 

Proprio dall’evoluzione del gusto dei consumatori, torniamo a parlare di vino: oggi è meno strutturato che nel passato, più agile e con una presenza del legno più leggera. A tal proposito, prendendo spunto dalla novità, a partire dalla vendemmia 2024, che riguarderà la produzione siciliana, dove saranno utilizzate anche le anfore, per limitare l’ossigenazione in affinamento e preservare maggiormente gli aromi varietali, chiedo se ci potrà essere un futuro importante anche nelle Langhe per l’uso di recipienti di affinamento diversi dal legno. Davide Rosso si dimostra ancora una volta aperto alle innovazioni e alla ricerca, anticipando che dalla vendemmia 2025 inizierà una sperimentazione in anfora anche per i nebbioli. 

Per concludere, ecco la batteria dei vini degustati: essa è ampia, senza cedimenti di qualità e mette in evidenza con grande precisione di volta in volta gli aspetti più tipici dei vitigni impiegati o delle vigne di provenienza delle uve.  Partendo dalla sfida siciliana (è del 2016 l’acquisizione di importanti terreni sull’Etna, per realizzare anche qui vini che rispecchino completamente il territorio di provenienza), ecco l’Etna bianco e l’Etna rosso; il primo da uve Carricante, annata 2024, è contraddistinto da note agrumate e floreali, sapido e minerale, il secondo da Nerello Mascalese, annata 2021, frutti rossi non maturi, elegante e fresco. 

Tra i vini langaroli non è possibile tacere del Barolo Vignarionda Ester Canale Rosso, versione 2020, un vino ormai divenuto leggenda e di cui si è scritto tanto. Senza scendere in descrizioni tecniche, è evidente che ci troviamo di fronte ad un vino di livello superiore, prodotto da uve provenienti da una parcella di uno dei cru più famosi della denominazione. I profumi e sensazioni gustative sono straordinarie e regalano emozioni forti. Un barolo austero ed elegante dalla persistenza infinita. 

Tra le altre etichette meritano una menzione il Cerretta e il Serra, annata 2021, emblemi di come lo stesso vino barolo possa essere declinato in maniera diversa in base alla zona di provenienza. Siamo sempre a Serralunga, ma i vigneti sono diversi e così i vini: il primo ha profumi più fruttati e meno struttura; aromi più reticenti e floreali contraddistinguono il secondo, che si impone per potenza e dalla trama tannica fitta. Vini dalla qualità equivalente, preferiti solo in base al proprio personale gusto. 

Infine una nota anche per il Barolo di Serralunga d’Alba 2021, ottenuto solo da uve di Serralunga, a differenza del Barolo base prodotto anche con uve coltivate a Castiglione Falletto e Barolo. Il vino ci ha colpito per la sua capacità di coniugare struttura, tipica del nebbiolo, con la freschezza. Al palato risulta equilibrato, denso e persistente.