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L'azienda

La Côte des Bar, l’altra Champagne: “Il luogo perfetto per i miei vini”

26 Gennaio 2024
Arnaud Fabre Arnaud Fabre

C’è un villaggio in Francia per anni conteso tra due regioni, da un lato la Borgogna e dall’altro la Champagne. Si tratta di un borgo medievale, Les Riceys. Qui ci sono tre chiese con tre campanili storici e ci troviamo a 120 chilometri da Epernay. Anni di lotte e litigi tra duchi e conti della zona. Le case del borgo hanno due ingressi, uno dal lato Champagne e uno dal lato Borgogna. A seconda delle annate anche il vino veniva fatto uscire da una porta o dall’altra. Nel 1927 Les Riceys venne definitivamente inserita nella denominazione Champagne. Un luogo che oggi ha 844 ettari di vigne e nella sua magia possiede ben tre Doc: champagne, coteaux-champenois e rosé-des-riceys. Qui nasce la storia di Domaine Alexandre Bonnet che si fa protagonista e che rende attore principale la Côte des Bar, l’altra Champagne. Tra i pendii più ripidi di tutta la zona, l’azienda ha voluto conservare senza mai perdere la propria identità il dna della Borgogna. Vengono prodotti sia champagne che vini fermi con una coltivazione al 90% di Pinot nero. A gestire le sorti dell’azienda dal 2019 c’è Arnaud Fabre. Le vigne, racconta lui, sono nelle sue radici ma a 18 anni decide di allontanarsi dal mondo del vino e si laurea in economia e commercio. Il richiamo di questo mondo è però troppo forte e così torna alle origini. A Les Riceys ha trovato il luogo perfetto: “Il nostro lusso sono lo spazio, il tempo e la natura preservata”.

Un terroir, quello delle vigne del Domaine, esaltato dal sapore dei suoi vini. In azienda lavorano in modo permanente 20 persone per tutto l’anno, unite dall’amore per la territorialità. Uomini e donne che hanno un legame viscerale con il loro territorio, sia chi lavora in vigna e sia chi è in cantina. Siamo tra le rocce calcare del Kimmeridgiano. Ed è proprio questa caratteristica e il luogo di produzione a conferire agli Champagne l’identità del territorio. La bottiglia principale della cantina è il Blanc de Noirs, che noi di Cronache di Gusto abbiamo degustato al ristorante La Brisa di Milano. Con il suo dosaggio basso esalta la purezza della vigna. Questo è un vino che sta il meno possibile in cantina con una vinificazione in vasche d’acciaio in cui è praticamente impossibile sentire aromi di legno e in cui emergono richiami fruttati. Sono le condizioni climatiche del luogo a conferire a questi vini un’anima leggera ed elegante. “Al momento – confida Arnaud Fabre – non siamo particolarmente preoccupati per i cambiamenti climatici. In determinati mesi dell’anno assistiamo a temperature troppo alte che rischiano di far cuocere l’uva. Stiamo però tentando di proteggerle coprendole con le foglie”.

Con i suoi 47 ettari di vigne Domaine Alexandre Bonnet sta svolgendo un lavoro di riscoperta dei vitigni storici della Champagne: si tratta infatti di colline emerse nel Giurassico dal sottosuolo calcareo. Un lavoro particolare, ma ben riuscito è stato fatto dall’azienda sul Rosé. Vengono prodotte in media 5mila bottiglie, vendute e distribuite tra la popolazione locale e i ristoranti gastronomici di Parigi, New York, Milano, Copenaghen. II colore è intenso, sembra quasi richiamare un vino rosso. Si tratta di un rosé di macerazione, assemblaggio di uve di diversi contrées della proprietà. Con questo vino c’è l’esaltazione del carisma. L’export dell’azienda avviene principalmente in Italia, Svizzera, Svezia e Stati Uniti. Nel nostro Paese i vini sono distribuiti da Sarzi & Amadè, azienda leader nella distribuzione di vini di altissima qualità. Un prodotto che mescola, quindi, la tradizione borgognona e il microclima del sud della Champagne. L’obiettivo è far riscoprire un territorio selvaggio e pieno, come si può sentire all’assaggio dei vini, di mineralità.