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L'azienda

La Montecarlo (Toscana) che produce grandi bianchi: Tenuta Buonamico punta sulle bollicine

27 Giugno 2018
buonamico buonamico


(Dino ed Eugenio Fontana)

Fare spumanti nella terra famosa per il Chianti non è cosa da tutti. Sarà una visione da sempre lungimirante, oppure una scommessa, fatto sta che Tenuta del Buonamico, l’azienda che si trova a Montecarlo, in provincia di Lucca, ha puntato decisamente sulle bollicine, creando una linea molto interessante. 

Eugenio Fontana dal 2008 gestisce insieme al padre Dino la tenuta, presente sul territorio da oltre 50 anni con una storia imprenditoriale di tutto rispetto. Un’azienda storica e solidamente legata al territorio quella presa anni fa dalla famiglia Fontana, ma che  necessitava di una svolta imprenditoriale e di un importante investimento con l’obiettivo di valorizzare una zona vinicola che fa della dimensione ridotta la sua migliore qualità. Montecarlo grazie alla nuova gestione sta vivendo un secondo Rinascimento dopo la fondazione del 1333. I vini di questa zona infatti sono sempre stati considerati tra i migliori d’Italia, al punto che furono serviti al Quirinale, nel 1930, alle nozze tra Umberto I e Maria Josè di Savoia. Fu in quegli anni che la piccola Doc lucchese raggiunse la sua notorietà tra i bianchi, tanto da conquistare il titolo di “Chablis di Montecarlo”.

Terra dunque vocata alla produzione di grandi bianchi e per questo straordinariamente adatta alla produzione di spumante, basta guardare le luccicanti autoclavi orizzontali, realizzate ad hoc per l’azienda, da cui escono le bollicine firmate Tenuta del Buonamico: Particolare Gran Cuvée Brut composto da uve Pinot bianco, Sémillon e Trebbiano toscano, Particolare Brut Rosé realizzato con Sangiovese e Syrah e Inedito Première Cuvée ottenuto da solo Pinot Bianco di diverse annate. Ultimo nato, Inedito Rosè Première Cuvée, quello ottenuto dalle migliori partite delle  basi dello spumante rosè, prodotto da vini di diverse annate ed una parte affinata in tonneaux per circa otto mesi, con l’intento di attribuire più “morbidezza” all’energia dell’anidride carbonica e recuperare l’eleganza, la complessità e la profondità senza trascurare la freschezza tipica degli spumanti.

Si tratta di un piccolo fazzoletto di terra intorno al borgo di Montecarlo, a cavallo tra la Lucchesia e la Valdinievole, quello che da alcuni anni è diventato uno dei territori più seguiti dal mondo del vino. Un terroir enoicamente in ascesa Montecarlo, che vanta un’importante storia di vini bianchi, favoriti da un microclima fresco e molto particolare (vento, colline, zone pedemontane sotto le Apuane, mare che lascia il segno ed allo stesso tempo mitiga) ed un sottosuolo variegato e straordinariamente vocato. 

Si tratta di un areale che già a partire dalla fine del 1800 vanta una storia anomala, qui intraprendenti produttori portarono alcune varietà francesi come Roussane, Semillon, Pinot grigio e Pinot bianco ma anche Mourvedre e Syrah per unirli a varietà localmente più difficili come Malvasia, Trebbiano, Sangiovese, Ciliegiolo e Canaiolo. Queste uve si ambientarono così bene da rivitalizzare sin da subito i vini di Montecarlo per dare loro nuova linfa, le uve francesi si sono così radicate in questo territorio che hanno dato vita a vini da una forte personalità.   

C.d.G.