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Martin Foradori Hofstätter: “Vi spiego perché i vini dealcolati hanno un futuro”

23 Gennaio 2024
Martin Foradori Hofstätter Martin Foradori Hofstätter

I vini, impropriamente così definiti dealcolati, non sono altro che un prodotto analcolico che negli ultimi anni riesce a trovare un mercato molto trasversale rispetto anche alle categorie di consumo. Il Regolamento europeo, in un’apposita sezione rubricata “Processi di dealcolazione”, ammette la possibilità di produrre i vini dealcolati in campo europeo, quindi anche in Italia. Ricordiamo che i regolamenti sono direttamente applicabili senza alcun ulteriore passaggio, e si scontra con quanto disposto dalla legge quadro del settore, il “Testo unico del vino”, che non contempla il vino senz’alcol, nelle disposizioni si indicano stabilimenti separati tra la produzione del vino e quelli degli spiriti. La questione al di là dell’aspetto “purista” rileva una questione di regime fiscale dell’alcol estratto, la cui licenza è nelle peculiarità delle distillerie sotto il controllo dell’Agenzia delle Dogane, e che purtroppo può ingolosire quanti, in modo illegale, possono produrre sofisticazioni. È evidente che nonostante quasi quarant’anni dallo scandalo del metanolo, in Italia è ancora presente tale ricordo. Le prerogative di qualità e di denominazioni hanno spinto il Ministro Lollobrigida ad orientarsi in questa direzione, dichiarando che il dealcolato non può chiamarsi vino. Le associazioni dei produttori, con in testa l’Unione Italiana Vini ha chiesto un ripensamento in primis perché le distillerie non hanno una diffusione capillare sul territorio nazionale ed anche per le alterazioni di tipo microbiologico che deriverebbero dallo spostamento del prodotto. Il 15 gennaio 2024 la Commissione, ha pubblicato delle comunicazioni con domande e risposte sull’attuazione delle norme dell’Unione europea in materia di dealcolizzazione dei vini, chiarendo alcuni quesiti. Ora oltre all’aspetto legislativo è il caso di prendere atto anche di quanto accade nel mondo, rispetto a questo argomento, ed anche fare delle riflessioni di natura economica.

Un fatto è che nel mondo circa il 50% della popolazione adulta non consuma bevande alcoliche, sportivi, astemi, motivi religiosi, di salute o anche di gusto, e si registra che la tendenza spinge sempre meno persone a bere. Questo target è totalmente diverso da chi invece consuma abitualmente vino e che non fa concorrenza al vino. Questa questione viene vista in modo completamente diverso anche dai promotori dei vini nel mondo, infatti già lo scorso anno durante il Pro Wein gli organizzatori hanno disposto un padiglione dedicato ai vini dealcolati e a basso tenore alcolico denominato “world of zero”, ed anche il prossimo Wine Paris & Vinexpo Paris 2024, dedicherà uno spazio a tali prodotti. Possibile che i francesi tutto di un tratto siano diventati pazzi? Il gap che abbiamo nei confronti dei francesi nel saper vendere i vini lo abbiamo anche nei “non vini”, infatti con un target così ampio da aggredire da un punto di vista commerciale la questione è strategica, e può rappresentare un nuovo sbocco di mercato, anche alla luce della sovra produzione e delle giacenze in cantina di molto vino invenduto, che potrebbe essere anche parzialmente risolto, con questa possibilità.

Per avere un quadro completo della questione abbiamo pensato di chiedere ad un italiano altoatesino che è sempre un passo avanti nelle questioni di ricerca e sviluppo, Martin Foradori Hofstätter. Infatti, Martin produce questa tipologia di prodotto già da qualche tempo con i suoi prodotti della linea “Steinbock” con due versioni dealcolate a base di Riesling: la “bollicina” Steinbock Zero Sparkling e il fermo Steinbock Zero. Frutto della materia prima coltivata nei nobili vigneti della Germania, i dealcolati prodotti da Dr. Fischer – Hofstätter, due etichette con solo 20 calorie. “Quando abbiamo iniziato a produrre queste etichette dealcolate, in Italia la categoria era pressoché sconosciuta, differentemente dai Paesi anglosassoni, dalla Germania e dai Paesi scandinavi – spiega Martin Foradori Hofstätter – L’hotellerie di alto posizionamento, anche per effetto della richiesta da parte dei molti ospiti stranieri, è stato il segmento di mercato da subito più interessato a questo tipo di prodotti ma oggi l’attenzione è crescente anche da parte del mondo della “mixology” che con una bollicina senza alcol può creare originali cocktail senza o con basso contenuto alcolico. Anche la Gdo sta iniziando ad interessarsi sempre più a questa categoria e questo è un importante segnale che dimostra come il consumatore finale sia sempre di più attirato da questi innovativi prodotti. In termini di volumi nel 2023 rispetto all’anno precedente possiamo parlare di incrementi che si aggirano intorno al 60% nel canale horeca e numeri che stanno sfiorando quota +40% nella Gdo. I dealcolati della linea Steinbock sono prodotti premium, ottenuti da basi Riesling di alta qualità. Non hanno nulla a che fare con i succhi di uva presenti nel mercato e non possono essere paragonati agli stessi, per metodo di produzione, ma anche a livello di gusto e olfattivo. È stato il primo marchio italiano operativo nel settore horeca a proporre questi innovativi prodotti. La dealcolizzazione sottovuoto è il processo meno invasivo di tutte le tecniche utilizzate attualmente, si tratta di processi di fisica senza alcun supporto chimico”.

Alla luce di quanto rappresentato, appare evidente che la richiesta di questi prodotti, e lo sviluppo commerciale che si sta propagando nel mondo, ed in Europa in modo particolare, ci fa apparire come quello che cerca di tappare con un dito la falla di una nave in balia dell’oceano. L’argomento di sicuro avrà degli ulteriori sviluppi, l’imprenditoria italiana ha necessità di poter avere gli stessi strumenti dei competitor internazionali, ma soprattutto di quelli europei all’interno della stessa Unione europea.