“Il vino assomiglia a chi lo fa” è il pensiero che guida la famiglia Cecchetto, protagonista del webinar “Di generazione in generazione: Cecchetto racconta il Raboso del Piave”. Un incontro che ha celebrato la devozione di una realtà endemica nella Marca Trevigiana, in cui il Raboso del Piave è più di un vitigno: è un’eredità familiare e territoriale.
La storia inizia nel 1985, quando Sante Cecchetto da mezzadro diventa proprietario del podere che curava da anni. Suo figlio Giorgio, diplomato alla Scuola Enologica di Conegliano, nel 1986 ne raccoglie il testimone e sceglie di dedicarsi al Raboso, vino dal carattere forte e spigoloso, trasformandolo in un simbolo di eleganza e identità. Nascono così ricerca, sperimentazione e una fondazione della Confraternita del Raboso del Piave.
Determinato a riscattare un vitigno spesso considerato “rabbioso”, Giorgio trova sostegno nel 2002 nelle parole di Luigi Veronelli, che lo definisce “una realtà affascinante, per acidità, profumi e struttura”. Da allora, l’azienda ha raffinato le tecniche di vinificazione, impiegando appassimenti e affinamenti in legni diversi, fino alla selezione di nuovi cloni in collaborazione con i Vivai Cooperativi Rauscedo, per esaltarne finezza e personalità.
Oggi l’Azienda Agricola Giorgio Cecchetto – guidata dalla moglie di Giorgio, Cristina Garetto, e dai figli Marco, Sara e Alberto– è una Società Benefit di 110 ettari, certificata S.Q.N.P.I. e V.I.V.A., alimentata da energia rinnovabile e impegnata nella tutela della biodiversità. Dal 2005 sostiene l’Associazione Italiana Persone Down, un virtuoso progetto di inclusione che coinvolge i ragazzi nella produzione annuale di 1500 bottiglie di Raboso.
La degustazione condotta da Marco e Sara Cecchetto ha raccontato le diverse anime del vitigno:
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Rosa Bruna Metodo Classico 2014,
colore rosa antico brillante arricchito dai delicati riflessi ramati, perlage fine e persistente, al naso bouquet pieno, fruttato con ribes, fragoline di bosco e melagrana, sensazioni di panificazione, al palato gusto pieno, di notevole intensità con note di frutti di bosco. Acidità e sapidità conferiscono lunghezza e piacevolezza di beva. Un rosé fine e vibrante, nato per omaggiare Bruna, madre di Giorgio;
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Raboso del Piave DOC 2022,
colore rosso rubino con leggeri riflessi granati, al naso bouquet pieno, ampio, gradevole, ricorda la marasca, la mora selvatica e la viola, leggere sensazioni speziate, al palato secco, austero ma armonioso, con una tannicità leggermente acerba e un’acidità gradevolmente nobilitate dall’apporto alcolico;
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Gelsaia Piave Malanotte DOCG 2022,
Colore rubino intenso e fitto con incipienti riflessi granati, molto consistente, al naso note fruttate croccanti di ciliegie in confettura, prugna, marasca, sottobosco, cioccolato fondente e rabarbaro, leggere sensazioni vanigliate al palato impatto gustativo di marcata freschezza, denota vigoria e trama tannica di tutto rispetto. Lunga persistenza fruttata;
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RP Raboso Passito,
Sentori di marasca sotto spirito, arancia rossa, chinotto, frutta appassita come datteri, fichi e uva sultanina, anticipano un sapore sontuoso, sapido e con tannini poderosi, ben contrastati e gradevolmente nobilitati dall’apporto alcolico. Un’espressione nobile e articolata, frutto di un paziente lavoro di assemblaggio e affinamento.
“Tra le botti si entra in contatto con la cultura e la storia di un territorio”, affermava Giorgio Cecchetto. “Il vino deve farsi ambasciatore dell’identità di una terra antica, capace di rinnovarsi attraverso le persone che la amano.”