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L'evento

A Taste Firenze primo giorno “da record”. E si parla del calo dei consumi del vino a tavola

08 Marzo 2015
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Se vi trovate circondati da file di stand espositivi colme di migliaia di prodotti dolci e salati, tutti rigorosamente allineati e pronti a catturare la vostra attenzione grazie all’abilità di produttori competenti ed esperti non abbiate dubbi: siete a “Taste Firenze” che per la sua decima edizione ha deciso di dare il meglio di sé.

Cantuccini salati ai pomodorini secchi e rosmarino, formaggio senza lattosio adatto agli intolleranti, diabetici e celiaci, cioccolato salato con miglio tostato e peperoncino, bianco con salvia e pepe bianco o  con granella di arachidi, colomba all’olio d’oliva, erbe aromatiche essiccate con metodi innovativi, cioccolatini ripieni di fiori eduli, nutella al sale, miele invecchiato in barrique di rovere francese, miscele di tè adatte al segno zodiacale. Sono alcune delle novità più interessanti che i palati degli addetti ai lavori e degli appassionati del settore food hanno avuto il privilegio di assaggiare in occasione della prima, attesissima giornata della decima edizione di Taste.

Tra le numerose attività interessanti offerte dal ricco menù dell’evento, vi sono i taste ring ossia dibattiti che si svolgono nell’arena cultural-gastronomica condotta da Davide Paolini in cui le idee dei protagonisti del mondo enogastronomico si sfidano sui temi più curiosi legati alla tavola contemporanea, interpretando l’attualità e anticipando le tendenze future.

“Perché in Italia a tavola si beve sempre meno vino” è stato il tema del dibattito che si è svolto durante la prima giornata, al quale hanno partecipato Alessandro Tomberli direttore dell’enoteca Pinchiorri, Andrea Gori patron della trattoria da Burde, Fabio Picchi chef patron de Il Cibreo, Marco Pallanti titolare del Castello di Ama, e Giuseppe Calabrese giornalista di Repubblica. 

Dopo un’iniziale attribuzione della colpa della minore presenza di vino sulle tavole a causa delle tendenze vegetariane e vegane che tendono a diminuire (ed eliminare) prodotti che sono notoriamente associati al vino, quali carne, pesce e derivati, sono stati passati in rassegna altri motivi più convincenti che hanno prevalso. Il vino oggi è diventato per molti uno status sociale, poiché la passione per questo settore e la condivisione di un pensiero sul vino ci fa sentire di appartenere ad un gruppo. Il fatto che oggi il vino sia diventato un fatto di cultura e che abbiano il diritto di parlarne solo gli intenditori, ha fatto si che il consumatore medio se ne allontanasse non ritenendosi degno di parlarne. A questo si uniscono prezzi spesso non alla portata di tutti e questo diretto il consumatore ad avvicinarsi a bevande più giovani e di consumo più easy quali, ad esempio, la birra.

Inoltre, come spiega la giornalista americana Faith Willinger “non si beve vino perché abbiamo smesso di sederci intorno a tavola e di mangiare tutti insieme e di condividere, oltre al cibo, i nostri pensieri, progetti e idee”, e questa osservazione, per quanto possa essere per molti meno comoda e più difficile da accettare, purtroppo non è che la fotografia di una oggettiva e triste verità.

Manuela Zanni