Giornale online di enogastronomia • Direttore Fabrizio Carrera
L'evento

I produttori di olio: in Italia non cresciamo, ci salva solo l’export

17 Aprile 2012

Tutti concordi. Tutto molto bello. Ambiente. Organizzazione. Ottima l’idea di “spostare” i giorni della fiera.

Tanti “addetti ai lavori”. Buoni contatti. Ma a voler “quagliare”, detto in una maniera molto popolare, di contatti reali e di contratti firmati, soprattutto, non se ne parla. Il Sol 2012 si è appena concluso.

Giorgio Rollo è titolare dell’azienda Rollo di Ragusa: “I contatti ci sono stati – dice – grazie anche all’idea di aprire la fiera nel lunedì, giorno di chiusura di molti ristoratori che sono così potuti venire a fare un giro nei nostri stand. Tanti contatti che speriamo di concretizzare in affari. Anche se siamo in una fase molto delicata”.

Sulla stessa linea d’onda Gaspare Sarullo che ha l’azienda a Ribera: “Qualche contatto che si è trasformato in ordine vero e proprio c’è stato – dice –. Meglio degli anni passati. Credo che a questo punto sia un fattore puramente di fortuna e non di organizzazione”.

Vincenzo Cirinnà ha l’azienda a Canicattini Bagni: “La Regione ha fatto una cosa che avevo detto 15 anni fa – dice –. Diramare gli inviti con molto preavviso. Questo serve ad organizzarci al meglio e predisporre tutto con maggiore cura ed attenzione. E così abbiamo fatto. Unico neo, il Vinitaly vero e proprio. Con molte persone alle 12 già “su di giri” e che disturbavano la fiera stessa”.

Salvatore Bono della Bonolio di Sciacca, invece, pensa che una fiera sia inutile: “È la nostra prima volta alla manifestazione – dice. Non è qui il posto dove si fanno gli affari. Chi, come noi, si occupa di grande distribuzione necessita di altre manifestazioni. Anche se il Sol è una vetrina importante. Ma non credo che l’anno prossimo torneremo”. Sul momento dell’olio, Bono aggiunge: “Ultimamente è un comparto che sta andando maluccio – dice – Credo per un fatto di eccessiva produzione. I prezzi, poi, sono in media i più bassi che io mi ricordi”.

Una crisi che non permette di sognare “in grande”: “Come si fa? – dice Cirinnà –. Ho pensato più volte di ingrandire la mia azienda, ma ho paura, perché qui le cose da noi rimangono sempre “fatte a metà”. Capisce cosa intendo?”. La crisi c’è, ovvio, “ma colpisce le aziende che fanno altre tipologie di olio – spiega Sarullo –. Produciamo olio destinato a clienti di alto livello ed esportiamo tantissimo in Francia, Germania, Canada, Stati Uniti. Compensiamo, così, le perdite con queste vendite di altissima qualità”.

La pensa allo stesso modo Giorgio Rollo: “Le difficoltà si vedono, eccome – dice – però facendo produzione di un certo tipo e rivolta ad un mercato importante, le esportazioni (Italia settentrionale, Germania, Svizzera, Stati Uniti e Giappone, ndr) ci fanno piangere con un occhio”. 

Giorgio Vaiana