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L'evento

Tra suino nero e vini Palari, i segreti del Nerello Mascalese (che respira aria di mare)

22 Luglio 2016
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La cena/evento al ristorante Seven di Palermo


(Salvatore Geraci, Francesca Landolina e Pippo Borrello)

E’ stato un incontro quasi inaspettato. Ma alla fine riuscito. Da un lato l’eccellenza del mondo delle carni, con i fratelli Borrello di Sinagra in provincia di Messina (vincitori anche del premio Best in Sicily); dall’altro un’altra eccellenza del mondo del vino, con le etichette di Palari, piccola cantina a Santo Stefano di Briga, a Messina di Salvatore Geraci, un architetto con la passione per il cibo e per il vino.

La terrazza del ristorante Seven di Palermo ieri sera ha accolto, dunque, due mondi affascinanti come quello del Suino Nero dei Nebrodi e i vini di Palari e tra questi una vera chicca e rarità: il Santa Né 2008 (se ne producono meno di mille bottiglie l’anno, ma non tutti gli anni). I sapori dei Nebrodi, dunque, con le materie prime fornite dai fratelli Borrello e preparate dallo chef del ristorante palermitano Gaetano Garofalo; in abbinamento tre etichette Palari (tutte quelle che produce la cantina messinese) e le bollicine firmate Banfi.

Due gli antipasti, una focaccina fritta a lievitazione naturale con ricotta aromatizzata al basilico, salamino e crosta di pane con lardo; poi prosciutto crudo di suino nero con fichi freschi (peccato aver aggiunto l’aceto balsamico), primo sale e provola dei Nebrodi serviti con composta di cipolle e miele (noi li abbiamo preferiti senza).
Il primo erano dei maccheroni di pasta fresca al ragù di maialino, cubi di zucca rossa, riccioli di canestrato semistagionato e fiori di zucca in tempura di tumminia, gusto ben equilibrato, ma mancava, secondo noi, una nota croccante più accentuata.
Secondo, le costolette e gli involtini di maialino con salsa di agrumi e clorofilla di menta: avremmo preferito un gusto meno deciso per la salsa di accompagnamento che ha neutralizzato troppo il gusto della carne.
Il dolce, un semifreddo alla ricotta con granelle di pistacchio e salsa ai frutti rossi: un accoppiamento forse troppo audace.

I vini. Si comincia con le bollicine Alta Langa Metodo Classico Banfi: nulla da eccepire. Eccellenti.
Poi i vini Palari. Si parte con il Rosso del Soprano 2012 (affinamento in bottiglia per 4 anni, molto elegante e buona struttura tannica); si cresce di livello con Palari Faro Doc 2009 (si sente in bocca tutto il passare del tempo, ma in maniera molto pulita) e si chiude in maniera stupenda con la chicca Santa Né 2008, solo 900 bottiglie prodotte: “Non le do nemmeno alle guide – precisa Geraci – Lo faccio per gli amici e per occasioni importanti come queste”.

Bellissima ed interessante la lezione tenuta dallo stesso Geraci all’inizio della cena, che ha spiegato la caratteristica dei vini dei Nebrodi, in particolare di Palari: “Quando si parla di Sicilia si pensa che sia solo mare. Invece non è così. Qui da noi è rara la viticoltura che si affaccia sul mare. Le grandi aziende hanno sempre i loro vigneti nell’entroterra. La viticoltura di mare, invece, ha la caratteristica di dare sentori di iodio e sapidità al vino, senza snaturare la materia prima, una caratteristica molto rara”.

I vini Palari sono quasi tutti fatti con Nerello mascalese, Nerello cappuccio e Nocera, gli stessi vitigni che si trovano sull’Etna: “Ma la differenza – dice Geraci – fanno i terreni e la vicinanza con il mare. E’ vero, noi siamo in collina a 600 metri di altezza, ma il mare è distante appena un chilometro e mezzo. L’Etna, invece, è lontano dal mare oltre 40 chilometri. E nei vini, questa distanza si sente”. 

C.D.G.

Alcune foto della serata di ieri
 


(I vini Palari)


(Uno dei due antipasti)


(Pippo Borrello)


(Il primo)


(Il dolce)