(Andrea Palestrini e Corrado Benzio)
Gli spaghetti alla trabaccolara? Un piatto semplice, con gli spaghetti conditi con il sugo fatto con pesce di scarto, cioè, quello che quasi sempre per la taglia piccola, si preferisce non portare al mercato.
Ebbene, questo piatto quasi quotidiano nelle famiglie dei pescatori della Versilia, oggi è proposto da un migliaio di ristoranti e da 300 botteghe alimentari. E, dal 27 al 29 settembre, sarà celebrato nei “trabaccolara days”, dove sarà il re del menù di oltre 100 ristoranti di “Vetrina Toscana”, il progetto di Regione e Unioncamere Toscana che promuove ristoranti e botteghe che utilizzano prodotti tipici del territorio. Ai “trabaccolara days” aderiscono anche tre storici ristoranti milanesi, Il Porto, La Tavernetta da Elio (era il ristorante frequentato da Indro Montanelli) e La Pescheria Schooner. In quest’ultimo locale i promotori dell’iniziativa, Corrado Benzio e Daniela Mugnai, hanno presentato l’iniziativa insieme ad Andrea Palestini, il primo erede di una famiglia di trabaccolari a diventare sindaco di Viareggio e all’Assessore regionale al turismo, Stefano Ciuoffo.
(Spaghetti alla trabaccolara)
Per celebrare questo antico piatto, Benzio insieme e Franco De Felice e Adolfo Lippi, ha scritto un libro di 50 pagine – presentato in anteprima a Milano -, intitolato “Trabaccolara. Una storia e una ricetta dal mare di Toscana”, che sintetizza il percorso della ricetta che a Viareggio arriva da San Benedetto del Tronto. Avvenne all’inizio del '900, quando un gruppo di pescatori della cittadina marchigiana lasciarono il Mare Adriatico per il più pescoso Tirreno. L’approdo fu Viareggio, dove i pescatori marchigiani vennero ribattezzati “trabaccolari”, da trabaccolo che era il tipo di barca da pesca che utilizzavano, rammenta Palestini che il 20 febbraio del 1993 venne eletto sindaco di Viareggio. Un racconto appassionato quello di Pelestrini, quando parla del piatto che in casa sua era cibo quotidiano e, perciò, è stato il primo a credere nel progetto di Benzio di rivalutare questo semplice, ma grande, piatto attraverso la manifestazione “trabaccolara days”. Un piatto abbastanza misconosciuto fino a pochi anni fa “perché dominavano le catalane, i crostacei, i risotti di mare – dice Benzio -. Poi dal Duemila si è tornati a presentare questa ricetta che ha avuto un tale successo da varcare i confini della Versilia, prima è arrivano a Lucca e Pistoia, Prato e Firenze, Livorno e Carrara e, successivamente, in Liguria e a Milano, prevalentemente in storici ristoranti aperti da toscani”.
E’ vero, è un piatto semplice ma “dentro c’è il nostro passato, la nostra storia, la nostra salute, e anche il nostro futuro, perché anche attraverso le nostre piccole scelte quotidiane possiamo contribuire a tutelare il nostro patrimonio e il nostro paesaggio unico, a cominciare dal mare – afferma l’assessore Ciuoffo -. La Toscana è di una bellezza rara e noi dobbiamo preservarla in tutti i suoi aspetti proprio rispettando il mare e quello che ci offre. Inoltre, utilizzare i prodotti del nostro territorio è un importante impulso per l’economia locale”. Il libro di Benzio-De Felice-Lippi, infatti, narra un po’ della storia della pesca a Viareggio e sulla costa toscana legata a questa ricetta. Si ripercorre la storia dei pescatori di San Benedetto ma, anche, tramite flash e foto, quella della cucina versiliese in questo dopoguerra, con foto inedite, storiche e anche qualche pettegolezzo. Come l’arrivo a Viareggio del generale George Marshall, quello passato alla storia per il piano che porta il suo nome finalizzato ad aiutare i paesi europei distrutti dalla seconda guerra mondiale; ma, anche, di un Lucio Battisti, negli anni Sessanta, rilassato e felice dopo un piatto di trabaccolara.
(Il trabaccolo, una barca da pesca)
Il ritorno della trabaccolara, poi “ci racconta il riappropriarsi della semplicità, della tradizione, è quello che modernamente si definisce un piatto di recupero e sostenibile, fatto con quello che il nostro mare ci offre”, chiosa Benzio. Che segnala una curiosità: la pasta alla trabaccolara è detta anche “alla viareggina”, ulteriore testimonianza dello stretto legame che c’è tra un luogo e la sua tradizione gastronomica.
Michele Pizzillo