(Il pane nero di Castelvetrano, le cipolle di Giarratana, il pomodoro siccagno e la vastedda del Belice)
Il pane nero di Castelvetrano, la cipolla di Giarratana, il pomodoro siccagno della Valle del Bilici e la vastedda della Valle del Belice.
Saranno loro i protagonisti del ciclo di quattro incontri e degustazioni guidate che si svolgeranno a Palermo da sabato 19 settembre nei due supermercati Coop di piazzetta Bagnasco e viale del Fante, nuovo punto vendita aperto in estate di fronte la piscina comunale.
Durante gli appuntamenti nati dalla collaborazione tra Coop Sicilia e la fondazione Slow Food sarà possibile conoscere i prodotti di quattro presidi Slow Food, piccole produzioni della tradizione siciliana che rischiano di scomparire, raccontate direttamente dalla voce e dall’esperienza di chi li realizza e con il suo lavoro permette di tenere viva la memoria del territorio. Le eccellenze gastronomiche siciliane saranno accompagnate da alcune tra le migliori etichette di vino prodotte sempre da aziende dell’Isola. Un’iniziativa in linea con l’impegno portato avanti da tempo da Coop tanto che sugli scaffali dei suoi Ipercoop trovano attualmente posto 37 presìdi Slow Food siciliani.
Si comincia sabato 19 settembre (alle 11,30 in piazzetta Bagnasco e alle 18 in viale del Fante) con la degustazione del pane nero di Castelvetrano, in provincia di Trapani, già da tempo presidio Slow Food. Le sue peculiarità vanno ricercate nel lievito madre e nella farina ottenuta da una miscela di grani siciliani macinati in mulini a pietra naturale, tra cui la varietà locale “tumminìa”.
Sabato 26 settembre, agli stessi orari, sarà la volta della cipolla di Giarratana, una produzione di nicchia celebrata nel piccolo paese del ragusano da cui ha origine con una sagra e tante ricette. Dolcissima e per nulla pungente, una sola cipolla può raggiungere un peso di tre chili e mezzo.
Il 10 ottobre i due punti vendita Coop di Palermo ospiteranno i produttori del pomodoro siccagno della valle del Bilici, al confine tra le province di Caltanissetta e Palermo, che deve il suo nome al metodo di coltivazione che non usa acqua, ma sfrutta l’umidità del sottosuolo riuscendo a sopravvivere alle elevate temperature estive. Il risultato è un pomodoro più polposo, ricco di elementi nutritivi e più saporito.
Chiuderà il ciclo di incontri il 17 ottobre la Vastedda della valle del Belice, primo e unico formaggio a pasta filata fatto con latte crudo di pecora, nato quasi per caso secoli addietro e divenuto un fiore all’occhiello della cultura casearia siciliana.
C.d.G.