Giornale online di enogastronomia • Direttore Fabrizio Carrera
Numero 58 del 24/04/2008

>> Se la salute paga un conto salato

23 Aprile 2008
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Se la salute paga un conto salato

L’incidenza delle malattia cardiovascolari è in aumento, dunque meglio un piatto un po’ meno saporito ma una salute più forte. Ridurre il sale negli alimenti non è solo voglia di riscoprire il gusto originario e naturale dei cibi, ma anche un modo per limitare i rischi per l’organismo.
calabrese_giorgio58.jpgIl nutrizionista Giorgio Calabrese, per esempio, è d’accordo: “Ormai si esagera col sale. Per questo stanno cambiando anche i gusti dei bambini. Col sale si tende a dare più gusto a cibi poco costosi e poco gustosi, alterando però il nostro metabolismo. Dunque, soprattutto per alcuni cibi, che hanno sale già allo stato naturale, è preferibile non aggiungerne dell’altro. Ci guadagna la salute, ma anche il palato poiché si scopre il sapore naturale del cibo. Da decenni mangio verdure crude senza condimento. Sono uno dei pochi a conoscere il loro vero gusto”.
Il cardiologo Carlo Fernandez la pensa allo stesso modo, ma ammette: “Devo dire la verità: se potessi mangerei sale”. Poi però spiega: “In realtà su questo argomento non possiamo far finta di nulla. Il sale fa un gran male, lo sanno tutti. Dunque dobbiamo limitarlo al minimo, usarne solo piccole dosi giusto per dare un tocco di sapidità ai nostri piatti”. Facile a dirsi, ma è necessario ricordare sempre che gli effetti di un dosaggio esagerato sono nocivi. “Il sale, specie se utilizzato in abbondanza fa aumentare la pressione”, ricorda Fernandez. Non a caso le ricerche mediche concordano sulla necessità di ridurre il sale per combattere ictus e infarti. “Non è semplice limitarlo, è vero – continua Fernandez –. Il segreto è cucinare con pochissimi alimenti e poi mettere un pizzichino di sale solo al termine della cottura così da percepirne meglio il gusto”.

G.L.M.