Giornale online di enogastronomia • Direttore Fabrizio Carrera
Numero 203 del 03/02/2011

IL CASO La zampata di Cernilli

01 Febbraio 2011
DanieleCernilli DanieleCernilli

IL CASO

Il direttore del Gambero Rosso scrive il suo articolo di commiato. Tono diplomatico e ringraziamenti per tutti. Ma manca un nome di spicco…

La zampata di Cernilli

Una dimenticanza? Forse. Però immaginiamo che il suo ultimo editoriale da direttore del Gambero rosso Daniele Cernilli lo avrà letto e riletto un sacco di volte.

Anche noi lo abbiamo letto e riletto. Tono diplomatico, come è giusto che sia. Cernilli va via quasi in punta di piedi, senza sbattere la porta. Ma tra i ringraziamenti c’è un nome che manca: quello di Carlo Ottaviano, direttore esecutivo del Gambero, il cui ingresso dentro il gruppo ha certo dato una svolta al giornale e alla guida ai vini più letta d’Italia. Uno che ha diretto un giornale gastronomico alcuni anni fa dal curriculum pieno di altre cose (anche lontane dal mondo del vino) e con cui Cernilli si sarà confrontato parecchio nelle gestione del giornale, nelle strategie, anche quelle commerciali, e chissà in quante altre cose. Se fosse vero che quella di Cernilli non è una semplice dimenticanza, sarebbe la conferma che tra i due i rapporti non sono stati idilliaci. Anzi. E quella del direttore dimissionario assumerebbe le sembianze di una zampata bella e buona. Nel suo articolo di commiato cita poco più di 30 nomi ma quello di Ottaviano non c’è. In compenso lo fa Paolo Cuccia, l’editore della Gambero Rosso holding, annunciando che a capo della guida ai vini ci sarà un triumvirato composto da Gianni Fabrizio, Eleonora Guerini e Marco Sabellico – tre grandi esperti per dire che il peso specifico non subirà modifiche – e annunciando una collaborazione con James Suckling, l’ex corrispondente di Wine Spectator. Collaborazione peraltro smentita da quest’ultimo. Boh! Forse l’immagine trasmessa in queste settimane che son tutte rose e fiori non risponde alla realtà. Due considerazioni: ho comprato il numero di Gambero Rosso, febbraio 2011, con un po’ di amarezza. Seguo questo giornale da quando era solo un foglio settimanale tra le pagine del Manifesto. L’ho continuato a seguire, assieme a mio fratello, quando diventò un supplemento autonomo e poi all’inizio del ’92 quando diventò una testata autonoma che decideva di affrontare da solo i mari perigliosi delle edicole e del pubblico. Mai perso un numero, sono cresciuto attraverso queste pagine, ho consolidato la mia passione per questo mondo anche grazie al Gambero. Che man mano è cresciuto diventando quello che tutti conosciamo. Poi nell’autunno di due anni fa il primo addio, quello di Bonilli, e già si capiva che il vento era cambiato. Poi il divorzio da Slow Food, un altro indizio pesante. E ora le dimissioni di Cernilli: non mi hanno sorpreso affatto. Qui colgo l’occasione per ringraziarlo. È stato un faro per tutti coloro che si sono avvicinati a questo mondo. Piaccia o non piaccia il suo ruolo di critico nel mondo del vino, difficile ignorare il suo contributo al mondo enologico italiano, ho sempre apprezzato il suo stile: concreto, moderno, dal piglio giornalistico, perché secondo me uno dei motivi del successo è che la guida – come la rivista – negli anni, soprattutto quelli più lontani, portava con sè una ventata di novità, attualizzando una bottiglia di vino o un produttore, un territorio o una tipologia. Così molte cose sono diventate tendenze. Ed è stata la forza del Gambero e del tandem Bonilli-Cernilli. Nell’autunno del 2005 invitai Cernilli a una manifestazione in un paesino della provincia di Palermo, Camporeale. Accettò di buon grado a presiedere una degustazione dei vini di quel territorio in un pomeriggio per me straordinario. Dopo di lui e dopo l’interessante degustazione salì sul podio un grande produttore come Josko Gravner, la prima volta in Sicilia a parlare di vino come solo Josko sa fare lasciando basiti tutti i partecipanti. Per me un evento indimenticabile. Più recentemente mi hanno raccontato che invece si è adombrato perché Cronache di Gusto ha anticipato negli ultimi due anni i nomi delle cantine siciliane (e calabresi per l’edizione 2011) che hanno conquistato i «tre bicchieri». Costringendo in fretta e furia a metterli in rete nel sito ufficiale del Gambero. L’occasione era troppo ghiotta, impossibile non annunciare la notizia. E spero che non me ne abbia per queste anticipazioni. Fanno parte del nostro mestiere. In ogni caso se mai riusciremo ad avere l’elenco dei prossimi «tre bicchieri» il problema non sarà più suo. E mi auguro che potremo leggere ancora le sue recensioni, i suoi articoli, i suoi commenti al vino di tutto il mondo. Gli enofili di qualsiasi corrente del vino siano, hanno ancora bisogno dei suoi contributi. Anche per prenderne le distanze, qualora ve ne fosse la necessità.

 

F. C.