Giornale online di enogastronomia • Direttore Fabrizio Carrera
Numero 172 del 01/07/2010

IL DIBATTITO Tappo a vite o sintetico?

01 Luglio 2010
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IL DIBATTITO

Secondo Gianni Gasperi, enologo di un’azienda veneta che ha condotto una piccola indagine sul confronto tra i tappi non c’è storia: meglio quelli a vite

Tappo a vite
o sintetico?

Tra tappo a vite e tappo sintetico non c’è partita. Qualora vi fossero ancora dubbi cè anche il contributo di Gianni Gasperi, enologo di un’azienda veneta che ha condotto una piccola indagine sui risultati organolettici derivanti da questo confronto sui tappi. Questo è il suo articolo che pubblichiamo volentieri.


È partito tutto da un assaggio effettuato presso l’azienda Ronca di Sommacampagna, azienda agricola in provincia di Verona: venti ettari vitati che seguo personalmente come consulente. Ho assaggiato, insieme all’enologo dell’azienda stessa Lorenzo e all’amico-collega siciliano Vincenzo Bambina, la Garganega annata 2007 e 2008 che erano state tappate con tappo a vite e con tappo sintetico della migliore qualità per quanto riguarda la mia esperienza sulle chiusure sintetiche. Risultato: con il tappo a vite vino dalla grande mineralità, freschezza e gusto «croccante»; con il tappo sintetico vino più spento.
Ho fatto altre comparazioni, e non solo in questa azienda, e continuo a farne, e non è possibile che stiamo attenti in campagna per coltivare l’uva in modo ineccepibile, in cantina siamo diventati peggio dei chirurghi (personalmente la cosa alla quale ci tengo è la pulizia, per il resto faccio cose “normali”), imbottigliamo (giustamente) in assenza di ossigeno cercando di rispettare al massimo il vino, e poi, quando pensiamo di essere tranquilli, stappiamo le bottiglie e diciamo: questo non è il vino che avevo imbottigliato.
È chiaro che il fenomeno riguarda specialmente i vini bianchi, fruttati, aromatici e freschi (ovvero la tipologia che attualmente il mercato richiede), ma perché continuare a rovinarli? Basterebbe mettere un semplicissimo tappo a vite che preserva queste buone caratteristiche e le mantiene inalterate nel tempo.
Perché ogni volta che apro una bottiglia deve essere diversa dall’altra, e devo aspettare il cameriere, nel caso del sughero, che annusa (il tappo e non il vino!) per capire se lo posso bere? Semplicemente mi si dice che i tempi in Italia non sono maturi per vendere un vino con tappo corona o a vite, mentre all’estero ci chiedono ormai i vini con tale chiusura. Peccato, anche perché con il tappo a vite si riesce ad usare meno antiossidanti nella fase di imbottigliamento, e a mio avviso questo aspetto potrebbe da solo bastare.

Gianni Gasperi