Giornale online di enogastronomia • Direttore Fabrizio Carrera
Numero 105 del 19/03/2009

LA SPERIMENTAZIONE Prosecco alla siciliana

19 Marzo 2009
melia melia

LA SPERIMENTAZIONE

altL’istituto regionale della Vite e del Vino ha concluso un progetto triennale, provando a coltivare il vitigno vicino a Monreale. L’ultima parola spetta al ministero

Prosecco
alla siciliana

 Immaginare un Bellini o uno Spritz preparati con un Prosecco siciliano? Sembra quasi un’eresia. Perché chi dice Prosecco, dice inevitabilmente Valdobbiadene, colline del Trevigiano, dove questo vitigno viene coltivato da più di due secoli.

Eppure, l’Istituto regionale per la vite ed il vino, su impulso di alcune aziende siciliane, ha appena portato a termine una sperimentazione durata tre anni. In territorio di Grisì, a pochi passi da Monreale, in provincia di Palermo. Dove il Prosecco ha mostrato di trovarsi tutt’altro che a disagio.
“È un Prosecco diverso – sottolinea Vincenzo Melia (nella foto), dirigente del settore tecnico-sperimentale dell’Istituto – un po’ più grasso e corposo, come tutti i vini mediterranei”. Ma l’esito è comunque interessante e positivo. Tanto che una relazione dettagliata è stata presentata all’assessorato regionale all’Agricoltura affinché, in armonia con le norme europee, il vitigno venga inserito tra quelli idonei alla coltivazione per l’intero territorio siciliano. Una decisione che, eventualmente, dovrà essere approvata anche dal ministero. Burocraticamente, dunque, la strada è piuttosto lunga e mette chiaramente in gioco molti interessi: il Prosecco è comunque un vitigno tipico e protetto, che prende tra l’altro il suo nome proprio da una frazione della città di Trieste. Ma è anche un prodotto con un mercato piuttosto vasto ed in questo senso potrebbe essere una buona opportunità economica per l’Isola.
“All’inizio degli anni Ottanta – spiega Melia – avevamo avviato sperimentazioni su vari vitigni, soprattutto internazionali, come Cabernet e Chardonnay, ma anche sul Prosecco. Una coltivazione che, nonostante i risultati interessanti, avevamo un po’ tralasciato. Vista la richiesta da parte di alcune aziende vitivinicole isolane, abbiamo dunque ripreso il lavoro e condotto delle ricerche più intense negli ultimi tre anni. Che hanno dato un esito positivo. Ora però toccherà all’assessorato e poi, eventualmente al ministero, decidere se autorizzare o meno la coltivazione di questo vitigno in Sicilia”.

 

Sandra Figliuolo