Giornale online di enogastronomia • Direttore Fabrizio Carrera
Numero 211 del 31/03/2011

Dieci consigli per il Vinitaly

01 Aprile 2011
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Il Vinitaly sta per cominciare e noi vi proponiamo un decalogo per sopravvivere alla fiera enologica più importante d’Europa. Premesso che scarpe comode e lunghi respiri sono fondamentali per affrontare i cinque giorni della rassegna veronese, qui vi proponiamo alcuni suggerimenti, tra il serio e il faceto, perché anche il Vinitaly non è un’occasione per prendersi sul serio.

Portatevi una camionata di biglietti da visita. Finiscono quasi sempre perché anche se nessuno si ferma al vostro stand, non si capisce come, di biglietti da visita se ne consumano un sacco. Forse perché al Vinitaly quando due persone si conoscono per la prima volta non si danno la mano ma si scambiano un biglietto da visita, anche se uno è lì per caso e l’altro accompagna la fidanzata che lavora in una cantina.

Date pochissimi appuntamenti, non dite sì-arrivo ad ogni telefonata di una persona che vi sta attendendo. Siate (e faccio ammenda anche io) sinceri. Quando al Vinitaly squilla il telefonino, nove volte su 10 è per dirvi che sta per cominciare un incontro, una degustazione, una conferenza stampa. E sono sempre occasioni importanti per la vostra vita. E voi, in buona fede, dite subito che tra 5-10 minuti sarete lì. Non sarà così. E allora meglio dirlo subito.

L’ombrello, non dimenticate un ombrello. Al Vinitaly serve sempre. A volte per tutti i giorni, altre volte solo per un giorno ma non è quasi mai accaduto che a Verona splenda il sole dal giovedì al lunedì successivo senza soluzione di continuità. E se quest’anno accadrà, allora davvero i cambiamenti climatici non sono una balla degli ambientalisti.

All’uscita dalla fiera, a fine giornata, la scena è sempre la stessa almeno per me che frequento il Vinitaly da oltre dieci anni. Code di persone che attendono un taxi. Può anche passare un’ora e se piove, anche di più. Pertanto se potete, evitate di uscire quando vanno via tutti. L’imbuto è inevitabile. E le attese, snervanti, pure. Tatticamente bisogna fuggire un’ora prima, forse anche un po’ di più, per evitare di restare ad attendere il taxi.

Oppure se invece siete più fortunati e magari avete l’albergo vicino a piazza Bra, allora armatevi di coraggio e tornate a piedi. Non è lontanissimo, mezz’ora-40 minuti di camminata ci fanno bene. Anche se siamo stanchi. Io l’ho fatto, l’anno scorso avevo la camera al San Luca, lontano ma non lontanissimo. E quando c’è traffico forse fate prima dei vostri amici imbottigliati nelle macchine sotto i viadotti delle strade vicino alla fiera.

Degustazioni. Troppe. Infinite possibilità. E allora come fare? Un consiglio ce lo dà uno scrittore, Alberto Savinio, il quale sosteneva che quando si entra in un museo è come quando consultate un dizionario per il significato di una parola. E’ inutile girarlo tutto, vi stancherete e non ricorderete nulla. Meglio concentrarsi su due-tre opere e restare in profonda meditazione. Al Vinitaly è la stessa cosa. Inutile tentare di inseguire tutto. Non serve, fareste confusione. Meglio farsi un itinerario mentale e poi procedere per tappe. Sarà meglio per voi e per la vostra memoria di enofili-appassionati.

Al Vinitaly una sacca di tela con la tracolla è utile. Vi mollano tanta carta inutile, depliant che finiranno nel cestino ma talvolta c’è qualcosa di interessante. Giornali, opuscoli, cataloghi per chi è addetto ai lavori possono rappresentare una fonte utile di informazioni. E non vanno ignorati o snobbati.

La domenica è il giorno della gran folla. Il momento in cui girare tra gli stand diventa difficoltoso, forse è più facile stare sotto il palco dove canta Ligabue che entrare in un padiglione del Vinitaly. E’ per questo che è meglio dedicare il giorno della domenica agli incontri a tema nelle tante sale ed evitare le degustazioni nei vari stand. Ne va della vostra incolumità.

Il dopo-fiera: ricerca frenetica di un locale, meglio prenotare con giorni di anticipo un locale diverso a sera. E poi passeggiata in via Mazzini e piazza Bra, irrinunciabile ma anche noiosissima. Forse meglio andare a dormire oppure fermarsi alla Bottega del vino, se riuscite ad entrare. Chissà se ci sarà la folla degli altri anni. Generalmente dalla gente presente negli anni passati si capiva se il Vinitaly era andato bene oppure no. E chissà se cambierà qualcosa adesso che è cambiata la proprietà. In ogni caso l’anno scorso ho trovato una bottiglia di un Chianti del ’64 spettacolare. Non vi dirò la marca perché vorrei ritrovarla anche quest’anno. Il prezzo era competitivo. Meno di 50 euro. Ma farete un figurone.

Infine un consiglio di lettura durante il Vinitaly: Lezioni americane di Italo Calvino, soprattutto il capitolo sulla leggerezza e quello sulla rapidità. I primi due capitoli del libro. Un raro esempio di freschezza e di invito a riflettere sul nostro tempo. Vi cito la parte finale di quello dedicato alla rapidità che riporta una storiella cinese che a me piace molto: “Tra le molte virtù di Chuang-Tzu c’era l’abilità nel disegno. Il re gli chiese il disegno di un granchio. Chuang-Tzu disse che aveva bisogno di cinque anni di tempo e d’una villa con dodici servitori. Dopo cinque anni il disegno non era ancora cominciato. “Ho bisogno di altri cinque anni” disse Chuang-Tzu. Il re glieli accordò. Allo scadere dei dieci anni, Chuang-Tzu prese il pennello e in un istante, con un solo gesto, disegnò un granchio, il più perfetto granchio che si fosse mai visto”.

Fabrizio Carrera