Giornale online di enogastronomia • Direttore Fabrizio Carrera
Numero 184 del 23/09/2010

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23 Settembre 2010
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Gli altri templi del cibo

Museo del Salame Felino
“Voilà, je suis marquis d’un pays de saucissons” , così esclama nel 1711 Francois Guillaume Leon Du Tillot quando riceve la nomina di Marchese di Felino. Già all’epoca in questo piccolo comune alle porte di Parma la produzione di salame era rinomata. Una tradizione cui oggi è dedicato un museo, appartenente al circuito dei Musei del cibo. Parliamo del Museo del Salame Felino, ospitato nelle antiche cantine e dispense del Castello di Felino. Una location medievale che valorizza la storia antica di questo salame, la cui prima testimonianza scritta, risale al 1436, è di Niccolò Piccinini condottiero al soldo del Duca di Milano. Il salame diventa così pretesto per riportare alla luce lo spaccato più affascinante della storia contadina del luogo e del territorio stesso. Dagli attrezzi da lavoro dell’orcino alle istallazioni audio visuali che espongono la lavorazione di questo salame, rimasta ancora nel cuore artigianale, viene offerto al visitatore un percorso ricco di sapore.
 

 

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Museo del Parmigiano Reggiano
Il museo del Parmigiano Reggiano può forse considerarsi il salotto del territorio Parmense, dove in esposizione vi è il simbolo Made in Italy. Il formaggio più amato da tutti ed anche quello più imitato al mondo viene raccontato attraverso gli utensili dei maestri casari e degustazioni. Ospitato nel centro agricolo di soragna, in un caseificio unico nel suo genere, l’antico casello a pianta circolare all’interno della Corte Agricola Castelluzzi. Luogo simbolo di una tradizione che ancora oggi consacra questo formaggio a Re della tavola. Ad accogliere appassionati ed amanti del Parmigiano sono gli attrezzi e gli utensili utilizzati nella filiera di trasformazione del latte in Parmigiano Reggiano. Al centro del museo, sotto i riflettori, la caldera in rame, dove nasce e e prende forma il formaggio, punto di partenza di un percorso che si dipana tra la zona del sale e quella dedicata ai documenti storici che datano l’antica origine di questo formaggio. Tra questi la citazione che Boccaccio fa nel Decamerone, nel 1349: “..era una montagna di formaggio Parmigiano grattuiato, sopra la quale statuan genti che niuna altra cosa facevan, che fare maccheroni, e raviuoli, e cuocergli in brodo di capponi, e poi gli gittuan quindi giù, e chi più ne pigliaua, più se n’aveva”.
 

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Il museo del Prosciutto e dei Salumi di Parma
Pensando a Parma non si può non pensare al prosciutto crudo di Parma. E nel circuito dei musei del cibo quello dedicato a questo pregiatissimo insaccato è tappa di riferimento. Si trova nel comune di Langhirano, un comune sui generis che forse ha più industrie salumiere che case, perché in questo piccolo areale si fanno i prosciutti che vanno poi in tutto il mondo. Sede del Museo è un ex foro dei primi del novecento, struttura in cui un tempo si venivano a vendere e a contrattare animali e carne. Nell’ampio salone il racconto del Prosciutto di Parma parte dalle origini di quest’arte, attraverso attrezzi e testimonianze di repertorio. Merita nota la ricetta della spalla cotta scritta da un illustre estimatore dei salumi di Parma Giuseppe Verdi, patròn del territorio parmense.
 

Tappa obbligatoria all’interno del museo è anche la sala di degustazione gestita da Luigi Piovani, che con fare e rigore da maestro accoglie i visitatori come scolari iniziandoli ad una delle esperienze del gusto più appassionanti e gustose che palato possa provare.

M.L.