In un momento difficile, di crollo dei consumi e di aziende che chiudono, su quei pochi settori che resistono e che nonostante tutto fanno la loro piccola e importante parte per trainare l'economia, come il mondo del vino e della birra e degli alcolici in generale, cade la scura delle accise.
L'aumento stabilito per rifinanziare la scuola getta non poca preoccupazione tra i produttori di tutta Italia, per gli effetti immediati e “nefasti” sulle vendite. La loro portata la si toccherà subito con mano con quelle della birra. Il primo prodotto che ne risentirà duramente, come ha denunciato AssoBirra. Proprio perché se oggi ai ristoranti si va sempre meno, alla pizza fuori ancora non si rinuncia del tutto, e la birra è la sua compagna eletta. L'associazione che rappresenta il 98% del settore e di cui fanno parte anche un centinaio di birrifici artigianali, ha previsto un calo dei consumi di birra tra il 5 e il 6%.
“Al momento, considerando l'Iva al 21% e le accise che già gravano sulla birra, più di un sorso di birra su tre va a finire al fisco. Grazie al nuovo aumento delle accise, si arriverà addirittura a uno sorso su due'', scrive in una nota AssoBirra.
In Italia sono 35 milioni gli italiani che bevono birra e si può immaginare a quanto ammonterebbe il danno per il comparto. Tale aumento è stato definito da AssoBirra una tassa sulla serata in pizzeria: “Oggi chi esce per una serata a base di pizza e birra spendendo 10-15 euro circa di conto, versa dai due ai tre euro al fisco. E il 75% di questo 'sovracosto' lo paga sulla birra. Il rischio è quello di mettere in ginocchio un settore dove operano 500 aziende tra marchi storici e microbirrifici artigianali e dà lavoro direttamente a 4.700 persone (+4,4% rispetto al 2011), che salgono a circa 144.000 con l'indotto allargato”.
C.d.G.