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Scenari

Federico Graziani, un microchip nelle bottiglie per la garanzia. “E nel 2025 farò un riesling in purezza”

13 Ottobre 2023
Federico Graziani con etichetta microchippata Federico Graziani con etichetta microchippata

Il suo è stato un innamoramento completo verso il magnetismo di “Muncibeddu” (l’Etna in siciliano) per i suoi impressionanti paradossi: l’essere montagna di fuoco e montagna di ghiaccio (un po’ come le metà della sua indole e della sua sagacia), fino a comprarsi una casetta nel cuore delle vigne nel 2008, in contrada Feudo di Mezzo. Così, da Miglior Sommelier d’Italia legittimato “una vita fa” (come sottolinea lui stesso) a soli 23 anni e autore di libri mezza vita fa (sempre da definizione Instagram), il viticoltore Federico Graziani, ravennate d’origine classe ’75, sprizza Sicilia da ogni vitigno e orienta la sua bussola di imprenditore visionario inventandosi le bottiglie con microchip inserito nelle etichette, le prime sul mercato in Italia e in uscita nel mese in corso che stanno arrivando già ai primi clienti. Ogni etichetta contiene e conterrà un minuscolo dispositivo digitale che accerta l’autenticità e la tracciabilità del prodotto, aumentandone di conseguenza il valore e permette di ottenere le informazioni del vino con il cosiddetto “sistema Nfc“. Per intenderci è lo stesso sistema del pagamento delle carte di credito che possono essere solo avvicinate al pos anziché strisciate o introdotte (ben diverso dal Qr code).

Ma il nostro innovatore del marketing Graziani non si “accontenta” di questa operazione avanguardistica: per ogni numero di ogni singola bottiglia appone la sua firma da titolare stampata sul vetro, lungo il diametro del fondo. La creazione riguarda circa 25mila bottiglie di tutte e quattro le referenze di Graziani imbottigliate nel 2021, indirizzate metà alla commercializzazione italiana e l’altra metà all’Estero. D’ora in poi, il timbro di Graziani viaggerà con questa prerogativa di veridicità e genuinità delle sue materie prime. Per offrire una proporzione dell’importanza di questa strategia effettuata dall’azienda agricola Federico Graziani, l’imprenditore ha contattato i suoi colleghi francesi che si attrezzano con questi microchip e li pagano anche il doppio. Con l’etichetta “Profumo di Vulcano” che è stato il suo primo vino uscito nel 2012 (realizzato da solo per i primi 5 anni), Graziani ha prodotto quest’anno per esempio circa 3mila bottiglie con microchip e le venderà 90 euro ciascuna: a suffragio del fatto che questo vino viene percepito di qualità molto rilevante. Nel frattempo, si divide tra Castiglione di Sicilia e Conegliano, dove vive con la moglie, titolare di una distilleria.

“Sto creando delle situazioni dove i miei clienti sono di nicchia – dichiara il viticoltore nella nostra intervista esclusiva rilasciata nella sua tenuta –  Tutto questo è frutto della mia vita precedente. Lavorare con la ristorazione più autorevole in Europa mi ha aiutato a stabilire relazioni. Per me è quindi più facile dialogare con questi personaggi che dettano spesso le tendenze. Mi posso permettere di scegliere e decidere”. Graziani ha visto i più grandi produttori di Borgogna che si stanno muovendo verso la direzione della digitalizzazione delle etichette. “Mi rendo conto che chi svolge questo mestiere deve avere un occhio più largo – aggiunge il produttore – . Ho avuto la fortuna di conoscere e degustare i migliori produttori del mondo. Io, laureato in Viticultura ed Enologia nel 2006 alla Statale di Milano, in quattro anni trascorsi in studio ma senza assaggiare, ho avuto a che a fare con esperti eccellenti quali Attilio Scienza. Ma soltanto dopo ho incrociato tante bottiglie che non avessero solo un approccio agricolo. Ho conquistato le opportunità che mi hanno spinto verso la mia fantastica attività odierna”.

Il suo lavoro è iniziato con mezzo ettaro, il primo corso di Sommelier nel 1990 – ancora adolescente e ha cominciato nel ’94 ad esercitare la sua passione e competenza da Sommelier concludendo nel 2012, giro di boa da Assaggiatore a Produttore con “Profumo di Vulcano”. Nel 2006, Graziani assaggia per la prima volta i vini dell’Etna e ha conosciuto lo specialista Salvo Foti con cui collabora. Ha tracciato la prima carta dei vini di Cracco lavorando con diversi locali importanti di Milano. “Io avevo bisogno di qualcuno che lavorasse la mia terra – racconta –  Tu non riesci a mantenerti con mezzo ettaro. Sono stato responsabile commerciale di una grossa azienda campana con una rete di 120 agenti. Non sapevo cosa avrei fatto all’epoca quando l’ho lasciata. Ho iniziato a lavorare con l’estero nel 2020, dopo “Feudi di San Gregorio’ (dove ho sempre registrato maggioranza assoluta) che mi ha aiutato ad acquistare dei vigneti e nella progettualità”. La zona di Monte La Guardia (dove le proprietà di Graziani sorgono) è a vocazione boschiva su tre lati. Il produttore ha un sistema di coltivazione ad alberello: cinque appezzamenti, di cui un ettaro con vigne centenarie e due ettari vigne più giovani, quelle di Passopisciaro sono tutte nella contrada Feudo di Mezzo. Uno degli appezzamenti di Passopisciaro deve entrare in produzione. Un ettaro e mezzo è indicato come la vigna del bianco Terre Siciliane Igp “Mareneve”, a 1.200 metri di altitudine (che esprime la sua unicità), in contrada Nave nel comune di Bronte.

“Le cose si fanno quando te le senti – tuona Graziani – Il posto era talmente bello che valeva la pena espiantare e ripiantare. O hai le vigne o non ce la hai. Ed io ho scelto di riorganizzarle nel momento giusto, prima che la terra andasse perduta”. Adesso, la sua produzione si sviluppa a Feudo di Mezzo a 650 metri d’altezza sul livello del mare. “Profumo di Vulcano” (da un blend delle varietà tipiche etnee Nerello Cappuccio e Nerello Mascalese, con l’impiego di piante di oltre 100 anni e da uve bianche presenti nella superficie, a cui si integrano dei grappoli di Alicante e Francisi) si ricava a 650 metri con una audace fermentazione ed un affinamento in botte di legno per 30 mesi e 6 in bottiglia. L’Etna Rosso nasce dall’intreccio di uve delle contrade Solicchiata, Passoposciaro e Montelaguardia, dalla maturazione in acciaio per un anno terminando con un affinamento di sei mesi in bottiglia. Mentre l’Etna Rosso “Rosso di Mezzo” (da uve Alicante, Francisi, Nerello Cappuccio e Nerello Mascalese) si affina in acciaio e in bottiglia. In questo prodotto, alcuni esemplari di vite superano il secolo. Una anticipazione solo per noi di “Cronache di Gusto”: il 2025 per Graziani sarà l’anno del Riesling in purezza denominato “Argento 47” che passa oltre 18 mesi in tonneaux e il resto in bottiglia. La sua idea di vino in questo caso è un vino che a quell’altitudine sia Argento 47 dal numero atomico della Tavola degli Elementi. Un’etichetta dedicata a sua moglie. Anche la tenuta di Graziani rivela una bella scoperta: una tavola rotonda su cui degustare le sue creazioni e sentirsi quasi protetti nella magia di alcuni ulivi secolari che la sovrastano abbracciandosi e presi in prestito nell’etichetta di uno dei suoi vini.