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Scenari

Lorenzoni (Consorzio Soave): “La tutela dei territori passi dai Consorzi”

05 Agosto 2014

Pronostici anche sull'annata 2014, da bianchi longilinei con grandi profumi

“Non vorrei che oggi diventi una moda incolpare i produttori. Cerchiamo di usare più il cervello e meno il dito accusatore”.

Lo dice il direttore del Consorzio del Soave, Aldo Lorenzoni, rispondendo alle polemiche ieri rimbalzate sulla stampa e sulla rete, dopo la tragedia di Molinetto della Croda, nel trevigiano, in cui hanno perso la vita quattro persone, con i produttori di Prosecco chiamati in causa come  diretti responsabili dell'usura del territorio. Lorenzoni si sente di intervenire a difesa dei colleghi e del mondo produttivo vinicolo. “Dove c'è agricoltura e presidio territoriale c'è tutela, questo lo dice la storia. Se non ci fossero i viticoltori andremmo incontro a fenomeni di slittamento ed erosioni. Per esempio nella Lessina, i maggiori fenomeni di smottamento si ferificano proprio dove non  ci sono le coltivazioni. I produttori sono i primi a non aver nessun tipo di interesse a rovinare il territorio. Poi anche con tutto il massimo dell'attenzione e del buon senso, capita che eventi epocali ed estremi possano metterci nell'impossibilità di farcela. Anzi precisiamo: se il Prosecco è sulla lista per l'Unesco si deve al valore intrinseco del paesaggio viticolo creato dai produttori”. Le Langhe sono poi la prova più evidente. 

Per il direttore, proprio i Consorzi sarebbero i soggetti in prima linea coinvolti per la valorizzazione del territorio, e dovrebbero essere presi come riferimento proprio per tale compito. Addirittura, quello consortile fungerebbe da tavolo ideale attorno a cui un intero distretto, le amministrazioni comunali e le associazioni ambientaliste, potrebbero sedersi per proteggere e migliorare lo stato naturalistico e geologico dell'areale.  “I sistemi organizzati come il nostro e le denominazioni si pongono e si porranno sempre una serie di problematiche ambientali. Il tavolo del consorzio è un tavolo di più competenze, tavolo dove tematiche ambientali e sociali vengono discusse, dove si possono prendere decisioni su interventi importanti, dove ci si può confrontare con tecnici ed esperti, il cui apporto è fondamentale per poi non doverci pentire”.

Il sistema Soave sarebbe un modello. “Siamo un sistema produttivo concentrato in sette, otto mila ettari – spiega Lorenzoni – Siamo particolarmente consci sulle responsabilità che ciascuno di noi può avere riguardo al territorio. E sappiamo bene che quando si concentrano avversità estreme come queste tutto il sistema economico viene investito. Per questo abbiamo voluto dotarci di professionalità e apparati tecnologici in grado di monitorare il territorio, a servizio di ciascun produttore, importanti per indicarci come e quando intervenire.  Operiamo in vista di questi obiettivi. Inoltre, abbiamo lanciato programmi di sensibilizzazione sulla bellezza del paesaggio stesso, progetti di tutela e certificazione sulla sostenibilità”.

Passate le piogge, anche se si attende nei prossimi giorni un ritorno della perturbazione, adesso l'attenzione e le ansie delle aziende vinicole sono rivolte al prossimo mese. L'animo è fiducioso, ci riferisce anche Lorenzoni. “Questa è un'annata da tardive – ci dice -. Le varietà premature hanno sofferto. Sono più privilegiate le uve tradizionali veronesi. Ci concentreremo sulla Garganega. Abbiamo davanti trenta giorni importanti, guardiamo il cielo e confidiamo nel sole”. Nel Soave sfuma la vendemmia anticipata che si era prospettata a maggio. “Ci aspettiamo vini da profumi importanti, longilinei, freschi – conclude Lonrenzoni -. Sarà una stagione di grandi bianchi e moderni”.

Manuela Laiacona