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Scenari

Pizza, mate e asado: i piatti che hanno segnato la vita di Papa Francesco

22 Aprile 2025
Papa Francesco - ph Annett_Klingner da Pixabay Papa Francesco - ph Annett_Klingner da Pixabay

Pizza e mate, una bevanda ricavata dall’infusione di foglie d’erba. Aveva gusti semplici Papa Francesco, scomparso nel giorno del Lunedì dell’Angelo all’età di 88 anni, per i gusti alimentari. La sua preferita era la pizza con bufala e pomodorini gialli, come gliela fece mangiare il pizzaiolo napoletano Enzo Cacialli. Tra i dolci amava il pan di spagna con cuore di mate, preparato per il suo ottantesimo compleanno. Amava anche la putizza, un dolce mitteleuropeo a base di nocciole e uvetta. Niente pietanze troppo raffinate ed elaborate però sulla tavola di Jorge Mario Bergoglio. Lui stesso raccontò che gli era piaciuto “Il pranzo di Babette”, il film dove una donna mostra il suo amore per gli altri spendendo i suoi soldi in un pranzo da infinite portate. La tavola è stata una delle grandi passioni di Francesco (ma d’altronde ricordava in una udienza generale nel gennaio 2024 anche “il Messia lo vediamo spesso a tavola…”). Ma a più riprese in questi ultimi anni Francesco ha dovuto anche sopportare diete rigorose, pesce bollito e riso, perché a Roma, con la cucina italiana e le mancate passeggiate per le vie di Buenos Aires, i chili in più sono comparsi presto e non erano un buon segnale per la salute. Francesco, come per tante altre cose, alla fine non dava peso alla dieta, scusate il gioco di parole. Appassionato di street food e cibo semplice e popolare, è stato il primo sostenitore della pizza italiana. Quando confidava che cosa gli mancasse nella sua nuova vita di Papa, ha risposto: “Uscire per andare in pizzeria”.

E quando in uno degli ultimi viaggi apostolici, quello in Lussemburgo a settembre 2024, fece un blitz per andare a prendere un caffè espresso al bar, con i giornalisti commentò: “E’ stata una ragazzata, la prossima volta sarà in pizzeria”. E alcuni giornalisti ancora lo ricordano nell’atrio dell’Aula Paolo VI quando, per ringraziare i volontari che avevano organizzato la Giornata Mondiale dei Bambini, si sedette con loro a tavola a mangiare la pizza preparata per lui da un maestro chef napoletano. Dei dolci amava la cioccolata, per questo a Pasqua arrivavano per lui gigantesche uova da tutta Italia. La passione anche per le crostate, i maritozzi con la panna e i gelati. Si dice poi che in tasca avesse sempre delle caramelle, quelle stesse che abbiamo visto regalare ai bambini nel corso degli eventi e delle udienze. Non mancavano durante i suoi pasti i sapori della sua tavola argentina, a partire appunto dalla bevanda nazionale, il mate, che gli veniva offerto in ogni incontro che lui dalla cannuccia beveva volentieri. E poi le empanadas, i piccoli calzoni pieni di carne e altri ingredienti. A prepararli per lui sono state anche le ragazze trans latino-americane che ogni mercoledì mattina prendevano il bus da Torvaianica a Roma, accompagnate dal parroco don Andrea, per assistere all’udienza generale. Bergoglio le ha sempre accolte con dignità, le ha seguite con la sua “carezza”. E puntuale arrivava quel vassoio incartato pieno di quei piccoli pasticcini cucinati in forno che riportavano Francesco alla tavola della sua infanzia.

Il pontefice, prima di laurearsi in Filosofia e Teologia, si è diplomato in Chimica degli Alimenti e che il cibo e la cucina hanno per lui un ruolo importante. Tra i vari libri di teologia, trova spazio anche uno sul cibo: A tavola con Papa Francesco, Il cibo nella vita di Jorge Mario Bergoglio (di Roberto Alborghetti edito da Mondadori Electa, 2018). Una biografia che racconta il Santo Padre in una prospettiva nuova e originale, nella quale trovano spazio persino 36 ricette buone e semplici, ispirate alla sua vita. Non è un caso dunque se il Papa ogni domenica aggiungeva, dopo l’Angelus, un augurio alle famiglie in piazza San Pietro che sa davvero di rivoluzionario: “Buon pranzo”. Il menù quotidiano del Santo Padre non prevedeva alcuna leccornia, per quanto lui stesso a volte non rinunciava a un buon piatto di pasta (non al ristorante stellato, ma nelle carceri con i detenuti, come quella volta a Napoli dove mangiò maccheroni al forno conditi con ragù napoletano). Anche per una scelta salutista, Papa Bergoglio normalmente alternava riso e pasta, rigorosamente in bianco. Mentre per il secondo, due volte a settimana, si concedeva un po’ di pesce e carne, entrambi bianchi. Francesco voleva una cucina semplice, nella quale a spiccare dovevano essere i prodotti di stagione. Tanta frutta e verdura, tutta proveniente dalle fattorie di Castel Gandolfo. Nel 2020 aveva anche incontrato Carlin Petrini di Slow Food per un incontro sull’etica del cibo. Insomma, nessuna concessione per cibi raffinati, nessun dolce, pochissimo vino. Eppure, proprio un anno fa, ospite di Fabio Fazio a Che tempo che fa, Papa Francesco aveva rivelato che da bambino avrebbe voluto fare il macellaio. Non per la carne, ma per il borsello dove l’uomo teneva i soldi. Questa dichiarazione ha fatto il giro del mondo, e come da manuale, il Papa ha anche scherzato dando la “colpa ai geni genovesi” da parte di madre.

Nel libro di Alborghetti è stato raccontato che il Pontefice amava preparare il maialino ripieno quando era in seminario. Lo faceva non solo per lui, ma per tutti gli studenti anche quando era rettore del collegio gesuita di San Miguel. Mentre quando ha rivestito l’incarico di Arcivescovo, pare che non potesse fare a meno di preparare l’asado, il famoso arrosto argentino. Sia prima che nel corso del suo pontificato, non mancavano di certo i tramezzini al prosciutto o le empanadas, i famosi fagottini con il cacio, la carne o altri ingredienti, tipici dell’Argentina. Tuttavia, come ribadito dal giornalista all’interno del suo libro, l’alimento che il Papa metteva al centro era il pane, soprattutto per la simbologia che rappresenta questo prodotto nella cultura cristiana. Tra le sue pietanze preferite c’erano anche i calamari ripieni, realizzati dalla madre. Uno dei piatti che non mancavano mai la domenica in famiglia era il risotto alla piemontese, come raccontato dalla sorella di Francesco, Maria Elena; un primo ereditato da nonna Rosa.