Il Trebbiano Spoletino si trova davanti a una nuova fase della sua storia. Le modifiche al disciplinare della Spoleto Doc, entrate in vigore dopo un percorso amministrativo avviato nel 2021 e concluso con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, segnano un cambio di passo per un territorio che negli ultimi anni ha costruito il proprio racconto attorno a un vitigno tornato protagonista. Il Consorzio Tutela Vini Montefalco, custode di questo patrimonio, ha guidato un iter che ha coinvolto Consiglio di Amministrazione, assemblea dei soci, Regione Umbria e infine la Commissione Europea. Un cammino lungo, ma necessario per allineare norma e identità produttiva.
La prima variazione riguarda la gamma delle tipologie: scompaiono il Bianco e la menzione Superiore, mentre nasce la Riserva, versione pensata per accogliere tempi più lunghi e interpretazioni di maggiore profondità. Almeno l’85 per cento di Trebbiano Spoletino, resa massima di 11 tonnellate per ettaro e possibilità di vinificazione con macerazione sulle bucce. Proprio quest’ultimo passaggio apre la porta a vini più intensi e stratificati, capaci di sfidare il tempo e raccontare con forza la materia di partenza. Il colore previsto passa così dal paglierino al dorato più carico, un dettaglio formale che fotografa l’evoluzione dello stile.
Scompare anche il limite altimetrico dei 400 metri, una soglia che per anni aveva ristretto l’interpretazione di un territorio collinare complesso, disseminato di esposizioni e microclimi. Una revisione che amplia le possibilità dei produttori e riconosce l’effettiva vocazione delle pendici più alte, da sempre custodi di vini freschi e vibranti.
Un altro tassello riguarda la menzione “Umbria” in etichetta. La scelta, apparentemente semplice, porta con sé una volontà precisa: presentarsi su scala nazionale e internazionale come parte di un mosaico più ampio, in cui storia agricola e identità regionale procedono insieme. Per un vitigno che ha rischiato l’oblio, oggi guardare all’Umbria come perimetro narrativo significa anche affermare un senso di appartenenza.
Il lavoro del Consorzio non si ferma al nuovo disciplinare. Consiglio e assemblea hanno già approvato l’avvio del percorso per l’ampliamento dell’areale, includendo i territori idonei alla produzione di Montefalco Doc e Montefalco Sagrantino Docg: Bevagna, Gualdo Cattaneo e Giano dell’Umbria entrano nella conversazione. Un’estensione che permette alle aziende già attive in queste denominazioni di affacciarsi alla Spoleto Doc e di aggiungere un tassello alla propria gamma, valorizzando la versatilità del Trebbiano Spoletino.
Nelle parole del presidente Paolo Bartoloni si legge la consapevolezza di un momento di svolta, ma anche la realtà concreta della quotidianità in vigna e in cantina: “La coesione dei soci ci ha permesso di procedere con rapidità e decisione” afferma, ricordando come i vini del Consorzio tornino, proprio in questo periodo dell’anno, sulle tavole imbandite per le feste. Una stima parla di quasi un milione di bottiglie consumate nel solo arco delle ricorrenze, segno di una presenza ormai stabile nelle abitudini degli appassionati e dei residenti.