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Le grandi verticali

Taormina Gourmet, il Barolo di Ravera

21 Ottobre 2013
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Raccontiamo il Barolo che nasce a sud delle Langhe, al di fuori della blasonata scenografia collinare, nel gran cru di Ravera, nel comune di Novello.

Protagonista di Taormina Gourmet, una piccola azienda che fa il vino schietto, sincero. Quello di Elvio Cogno è definito uno stile tradizionalista che guarda al futuro. Parliamo di un altro Barolo anche se fedelissimo al suo alto lignaggio. Ha un carattere diverso forgiato da un terreno meno sabbioso, con più presenza di terra e calcare. Mentre il luogo lo definisce, la mano dei produttori, Nadia Cogno e Valter Fissore, lo rendono più aperto, compagno di bevuta, complesso ed elegante, con cui confrontarsi senza timore. La tipicità, l'eredità della memoria sono i binari su cui corre il progetto di questa azienda. La vinificazione della varietà rosata di Nebbiolo e della Nascetta ne sintetizzano, per esempio, la filosofia.

Abbiamo degustato cinque annate 2006, 2005, 2006, 2007, 2008, una batteria che svela un'altra espressione del re dei rossi italiani, accomunati da freschezza, note floreali e piccanti al naso. Questo Barolo è ottenuto da due sottovarietà di Nebbiolo, Lampia e Michet. Conduttori dell'assaggio sono stati Dimitri Liciandrello di Heres e Valerio Capriotti, sommelier e direttore di cantina del ristorante Duomo di Ragusa Ibla. 

Stravolgendo l'ordine cronologico, si è preso come riferimento il Barolo 2006, tra i cinque il più austero, quello che indossa la veste classica, esemplare di come deve essere il Barolo di Ravera. Frutto di un'annata certo non facile. Accoglie all'inizio con leggere punte di balsamico a cui seguono, dopo l'ossigenazione, spiccate note speziate. Grande tanniticità e allo stesso tempo morbido. Ha l'impronta polverosa. Coerente. 

Si è proseguito con la 2007, quella che nel tempo del tasting ha riservato più sorprese. Deriva da un andamento climatico estremo, eccezionalmente caldo. Non è il Barolo classico, è piuttosto inusuale. Ricco al naso, emergono la liquirizia e un bouquet di fiori dalle nuance acidule. Lasciandogli il tempo di aprirsi nel bicchiere, esplode con note di Cardamomo, fiori di rosmarino. Non caratterizzato da forte alcolicità.  

Il 2008 si colloca in mezzo alle due precedenti. Fresco, schietto, vive il momento in cui sta esprimendo al massimo la sua età. Un vino promettente. Il bouquet è ricco e tinto da note di frutto rosso.  

Il 2005 ha un attacco meno balsamico e floreale dei precedenti. Sovrasta la nota di pepe nero.  Si arricchisce poi con il cacao che vira al cioccolato. Un vino muscoloso in smoking. L'intensità prende il posto della potenza. Concentrato. 

Il 2004 è il prototipo della migliore annata degli anni 2000. Regale e complesso. Ingresso setoso. Tannini importanti. Lunghezza infinita con una persistenza liquorosa. Spiccano le note di pepe bianco al naso.