Giornale online di enogastronomia • Direttore Fabrizio Carrera
Le grandi verticali

Valle dell’Acate. Otto annate di Bidis

27 Aprile 2012

di Francesco Pensovecchio

Cosa c’è di più efficace di chiamarsi come il luogo dal quale si proviene?

E’ senz’altro il primo istintivo slancio di un agricoltore, animato da un amore vero per la propria terra. Uno slancio che si traduce nel voler trasmettere attraverso il lavoro e la natura tutti quegli aspetti unici e irriproducibili che riportano a quell’esistenza. Il territorio ragusano, poi, è talmente bello da diventar matti, altro che amore viscerale. Ed è una storia vecchia.

Colonizzato in tempi antichissimi, già 800 anni prima di Cristo, furono gli stessi Greci a darsele (anche tra loro) di santa ragione pur di occupare stabilmente quelle aree. Peraltro, la costa sud della Sicilia, l’asse Selinunte-Akragas-Gela-Kamarina-Siracusa, fu nell’antichità un genere di HUB internazionale per il traffico di uomini e cose in un flusso continuo di sapere e commercio. Luoghi accoglienti, belli, che conservano ancora oggi un fascino remoto. Potevano l’uva e il vino trovare luoghi più felici? Poteva Giuseppe Jacono non chiamare “Valle dell’Acate” la sua azienda? I vigneti sono adagiati in un vallone tracciato dal fiume “Àcate” in prossimità dei resti archeologici di Bidis, un piccolo villaggio greco scoperto presso contrada Bidini e a un tiro di schioppo da Kamarina e Scoglitti.

Bene, tra il 1990 e il 1991, così come frequentemente accade nelle famiglie legate alla terra, s’insedia un giovane al vertice del nuovo progetto commerciale dell’azienda. Gaetana è una ragazza già sufficientemente competente e determinata da volere nel book – oltre un piano globale di rinnovamento delle vigne su quasi tutti i 100 ettari – un vitigno bianco francese. E chi se non lo Chardonnay?


Gaetana Jacono

In Sicilia c’è l’esempio di Tasca d’Almerita, ma l’occhio di Gaetana è puntato alla Francia di Beaune. La consapevolezza del sole siciliano e delle relative temperature la farà optare per un “accompagnatore” individuato nell’Insolia, un vitigno già presente in azienda da lunghissimo tempo.

Vitigni e condizioni climatiche “alla siciliana” sono due dei tre elementi fondamentali per tracciare la fisionomia di un vino. Il terzo, il suolo, è unico considerato il luogo. Non l’usuale sabbia rossa ragusana, ma una sabbia gialla mista ad argilla e calcare. A ben vedere, un tipo di suolo che si adatta benissimo a vitigni a bacca bianca.
Sui vitigni a bacca rossa occorrerebbe relazionare a parte, iniziando dal fatto che il Cerasuolo di Vittoria era originariamente a base di solo Frappato e non di Nero d’Avola, una scelta dettata quindi da esigenze di mercato. Il primo disciplinare introdusse il Nero d’Avola e prevedeva anche il Grotto nero, un vitigno di cui non si hanno più riscontri. 

Tornando al Bidis, l’aggiunta di Insolia è una bella soluzione, semplice ed efficace. La percentuale è oscillante tra il 30 ed il 40%. L’eccessiva sontuosità dello Chardonnay, il suo inevitabile spessore, trova conforto così come un ricco e colto nobiluomo lo trova in una vitale ventenne. Il risultato è una festa, un bianco in abito da sera. Un vino facile da bere e pronto a diventare il protagonista di una cena. Un affinamento in legno piccolo, di cui una piccola parte vi fermenta direttamente, aggiunge un ulteriore elemento di eleganza.


Un momento della verticale

La prova del tempo ha messo in luce i tanti pregi e qualche piccola ruga, assolutamente legittima dopo 15 anni di permanenza in cantina. 

La degustazione è stata assistita da Francesco Ferreri, socio proprietario, l’enologo Giuseppe Romano, e con Maria Antonietta Pioppo, Fabrizio Carrera e Salvo Giusino per CronachediGusto. 

LA VERTICALE

Bidis 1997
80/100
Di colore giallo oro cupo tendente al ramato, esprime un naso mediterraneo con rimandi di fiori secchi e spezie orientali. In bocca è netto, anche se incede con cauta lentezza. Crema di caffè e amaretti nel finale di bocca.

Bidis 2002
82/100
Giallo oro alla vista. Naso rigoroso, composto. Profumi evoluti hanno sostituito le note fruttate, sebbene ancora presenti. Bocca di buona armonia. Prevale nel finale una sapidità marcata e caratteristica.

Bidis 2004
82/100
Giallo oro alla vista. Al naso tornano insistenti i riconoscimenti di macchia mediterranea, alloro e lime. Bocca dai momenti intensi. Nel finale di bocca, frutta a polpa bianca al forno.

Bidis 2005
90/100
Alla vista è giallo oro brillante, riverberi chiari. Naso imponente, intenso e di notevole persistenza. Frutta a polpa bianca, timo, cedro e cumino. Segue vaniglia e nocciola. In bocca è energico, giustamente acido, di coinvolgente struttura. Quasi piccante. Lunga persistenza aromatica.

Bidis 2006
90/100
Giallo paglierino brillante con qualche riflesso oro. Naso giovane, ancora pienamente varietale. Fiori gialli, miele di acacia e confettura di pesche si alternano a note ferrose e di terra. Bocca estremamente viva e dinamica. Un vino pronto con ancora possibilità di affinamento. Il 2006 sembra segnare un cambiamento di stile, da posizioni dominanti a scelte di eleganza. Il legno è gestito con grande armonia.

Bidis 2007
87/100
Alla vista è giallo paglierino brillante. Naso netto, immediato, di frutta gialla e tropicale. Le caratteristiche tipiche dello Chardonnay sono in prima linea. In bocca è di buona struttura ma sensibilmente più lieve rispetto ai suoi fratelli maggiori. Vino giocato in velocità.

Bidis 2008
85/100
Colore giallo paglierino con riflessi verdi. Naso floreale, agrumato, di trasparente intuizione. Chardonnay e Insolia in un tutt’uno avviluppati. In bocca è definito, piacevole, fresco. Nel finale sorprende una sapidità quasi marina.

Bidis 2009
89/100
La bottiglia porta in etichetta una fascetta della Fondazione Francesca Rava per l’aiuto all’infanzia. Un lodevole sostegno. Colore giallo paglierino brillante con vivi riflessi verdi. Naso floreale, agrumato, finemente speziato. Frutta tropicale e citronella segnano le sensazioni. Fette biscottate e nocciole crude. Bocca fresca, piacevole, ma tutt’altro che facile. Lunga persistenza aromatica.