La storia di Gambino, uno dei nomi più conosciuti della vitivinicoltura etnea, ha inizio nel 1978, anno in cui Vittorio Raciti raggruppa alcuni appezzamenti acquistati da diversi proprietari in contrada Petto Dragone a Linguaglossa per creare una tenuta nella quale le varie colture presenti vengono presto convertite in vigneti. Più tardi, nel 2002, la moglie Maria Gambino e i figli, Filadelfio, Francesco e Maria Grazia Raciti, decidono di modernizzare la linea produttiva, creando così l’attuale azienda e, da lì a poco, iniziando la costruzione di una nuova cantina dotata di attrezzature all’avanguardia. Quest’ultima, ultimata nel 2011, oggi costituisce il cuore pulsante delle attività con i vigneti tutt’intorno ed ampi spazi dedicati all’enoturismo, attività per la quale Gambino occupa un posto di assoluto rilievo sul Vulcano, essendo stato un antesignano nel settore e offrendo attualmente una vasta gamma di servizi e degustazioni. Ci troviamo ad oltre 800 metri sul livello del mare in un’area che rappresenta una sorta di passaggio tra il versante nord ed il versante est dell’Etna, un punto panoramico tra i più belli della zona con Taormina, il golfo di Giardini Naxos e la Calabria davanti e l’Etna alle spalle. Non a caso, alcuni anni fa la cantina è stata inserita dalla prestigiosa rivista National Geographic tra le più belle del mondo per la visuale offerta.
Ai vigneti etnei, dove troviamo Nerello Mascalese, Nerello Cappuccio, Carricante e Catarratto, si sono successivamente aggiunti altri appezzamenti situati nei dintorni di Caltanissetta per la coltivazione di Grillo, Nero d’Avola e Cabernet Sauvignon. In tutto circa 25 ettari dai quali vengono fuori più di 200 mila bottiglie l’anno, divise tra le etichette di una gamma che, tra Etna Doc e territorio nisseno, conta una decina di referenze. Ci ha piacevolmente sorpreso il Nero d’Avola Duvanera 2021, un rosso ben fatto che conferma la costante crescita qualitativa dell’azienda e la capacità di interpretare bene anche il terroir della Sicilia centrale. Le uve, Nero d’Avola in purezza, provengono da vigneti che, come già detto, si estendono nella zona di Caltanissetta su suoli di natura argillosa e calcarea. Qui le viti vengono allevate a spalliera con densità d’impianto di 5 mila ceppi per ettaro e rese che risultano comprese tra gli 80 e i 100 quintali per ettaro. Dopo la vinificazione tradizionale in rosso, il vino ottenuto matura per circa un anno in botti di rovere e successivamente affina in bottiglia per alcuni mesi prima di essere immesso sul mercato.
Nel calice il Duvanera 2021 si presenta di colore rosso rubino carico. E’ intenso e pulito all’olfatto con sentori di frutta matura come prugna e amarena, arricchiti da richiami di cioccolato e carruba, più una tenue nota di cappero e cenni speziati. Si tratta di un profilo dominato dalla dolcezza delle note fruttate, che si mantiene lontano da ogni eccesso, mostrando una buona armonia. Il sorso è vivo nell’acidità, compatto, ben strutturato e provvisto di tannini levigati, presenti nella giusta misura. Si distende con regolarità fino alla lunga chiusura, giocata tra la frutta scura che ritorna e una vivace nota sapida. Un Nero d’Avola buono, coerente e mai difficile da bere. Può essere abbinato ai primi piatti ricchi come la pasta al ragù, oppure a grigliate di carne di vario genere, falsomagro, maiale al forno e diverse tipologie di formaggi a media e a lunga stagionatura.
Rubrica a cura di Salvo Giusino
Vini Gambino
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