È un segno dei tempi, ma anche il frutto di una visione lucida: oggi San Michele Appiano guarda al futuro affidandosi ai giovani, non solo come pubblico di riferimento ma come protagonisti del racconto del vino.
Dall’intuizione pionieristica dell’enologo Hans Terzer, che già negli anni ’80 riconobbe il potenziale di varietà come Pinot Bianco e Sauvignon, è nata una linea produttiva oggi considerata tra le più coerenti e longeve d’Italia. Accanto a lui cresce appunto la nuova generazione, rappresentata dal giovane enologo Jacob Gasser, che porta avanti quella stessa visione di equilibrio tra tradizione e innovazione, infondendo nuova energia e sensibilità contemporanea al progetto della cantina.
Un approccio questo che si è percepito chiaramente durante la masterclass dedicata alla storica cooperativa altoatesina, svoltasi lo scorso 8 ottobre a Palermo, dove il giovanissimo brand ambassador Stefan Walcher ha guidato la degustazione di alcune tra le etichette più rappresentative della cantina.
L’evento si è tenuto negli spazi accoglienti di Decantum, enoteca in via Brigata Verona che, sotto la guida di Dario Piazzese, promuove cultura e formazione attraverso un calendario di appuntamenti e masterclass dedicate ad interessanti realtà del panorama enologico italiano e internazionale. La degustazione è avvenuta in collaborazione con Le Trazzere del Gusto.
Fondata oltre quarant’anni fa e oggi punto di riferimento dell’enologia di montagna, San Michele Appiano continua così a distinguersi per eleganza, precisione e profondo legame con il territorio, valori che trovano piena espressione nei vini protagonisti della degustazione, autentiche interpretazioni dell’Alto Adige più identitario e moderno.
Durante la masterclass, Stefan Walcher ha raccontato con entusiasmo l’anima cooperativa che da sempre distingue San Michele Appiano: “La nostra forza è che siamo in tanti: 320 soci, con una media di un ettaro ciascuno. Quasi tutti vivono tra i vigneti, e questo fa la differenza: le vigne sono popolate, curate come un’estensione della casa. È come una grande famiglia e durante la vendemmia siamo in duecento, senza bisogno di manodopera esterna. È qui che risiede la nostra forza: nella coesione e nella capacità di fare squadra.”
Un modello virtuoso di collaborazione che valorizza il legame tra uomo e territorio: “Il nostro agronomo e il nostro enologo visitano i soci durante tutto l’anno” – spiega Walcher – “controllano le vigne, offrono consigli e assegnano punteggi sulla base della qualità delle uve. Chi conferisce uve migliori riceve fino al 15% in più, ed è un incentivo che spinge tutti a puntare sull’eccellenza, più che sulla quantità.”
Negli anni, questa visione ha trasformato anche l’identità produttiva della cantina. Negli anni ’70, infatti, l’80% della produzione era dedicata ai vini rossi, con varietà come Schiava, Lagrein e Pinot Nero. Oggi, invece, l’82% è rappresentato da vini bianchi, l’8% da rossi e il 10% da Pinot Nero (per San Michele Appiano da annoverare a parte), a testimonianza di una capacità evolutiva che ha saputo interpretare il territorio e i gusti contemporanei.
La degustazione si è aperta proprio con uno dei vitigni più rappresentativi del territorio: il Pinot Bianco, proposto in due diverse interpretazioni e annate. Un tempo considerato un vino “di casa”, bevuto quasi esclusivamente dagli altoatesini, oggi sta conquistando sempre più estimatori anche oltre i confini regionali, diventando un simbolo di eleganza e versatilità capace di parlare a un pubblico più ampio e contemporaneo.
Il Pinot Bianco Sanct Valentin 2023, vinificato per metà in tonneau di secondo e terzo passaggio e per la parte restante in botti grandi, si presenta giallo paglierino brillante, con un naso fine di mela gialla, pera Williams e fiori bianchi, una punta di mandorla e una leggera nota burrosa. In bocca è cremoso ma vibrante, con una sapidità minerale che ne allunga il finale. Giovane, elegante e preciso, racconta l’identità della cantina con chiarezza e slancio.
L’annata storica, il Pinot Bianco Sanct Valentin 2008, è stata invece la dimostrazione tangibile della longevità dei bianchi altoatesini. Dal colore dorato intenso, al naso emergono miele, fiori bianchi infusi con camomilla in evidenza, frutta secca e pietra focaia, con sfumature di idrocarburi. La bocca è ampia e cremosa, ancora sostenuta da un’acidità viva: un bianco maturo ma vitale, capace di emozionare per equilibrio e finezza.
La degustazione continua con il Sauvignon Sanct Valentin, cavallo di battaglia della cantina, che nasce dall’intuizione di un giovane Hans Terzer che nel 1988 fu uno dei primi a valorizzare e vinificare il Sauvignon in purezza, segnando nell’89 la nascita di una nuova identità altoatesina. L’annata 2024, fermentata in parte in acciaio e in piccola percentuale in legno, si presenta giovane e tesa, con note di frutta gialla, uva spina, delicati fiori di sambuco e una sottile componente erbacea che richiama ortica e foglia di pomodoro. In bocca, un’acidità vivace bilancia con eleganza la morbidezza del corpo: un Sauvignon fresco, armonioso e di grande bevibilità.
Il salto di complessità arriva con il Sauvignon The Wine Collection 2019, proveniente da vigne vecchie di circa 50 anni, affinato 12 mesi in botti di tonneau. Al naso emergono note di salvia, frutta esotica, con mango in evidenza, e ancora un tocco di pompelmo, resina e pietra focaia. Il sorso, ricco e persistente, rivela stratificazione ed eleganza. Prodotto in sole 3.000 bottiglie, è un Sauvignon più da meditazione.
Si prosegue con il cuore pulsante della filosofia di San Michele Appiano, Appius, che nasce nel 2010 come progetto simbolo della cantina. L’annata 2018, una delle più generose con circa 9000 bottiglie prodotte, è un blend di Chardonnay, Pinot Bianco, Pinot Grigio e Sauvignon, maturato in barrique e poi in bottiglia. Intenso ed energico al naso, con erbe officinali, frutta esotica, ribes bianco, accompagnate da note resinose e pietra focaia; al palato è avvolgente, fresco e lungo, con un perfetto equilibrio tra complessità e tensione salina.
La seconda parte della degustazione ha visto protagonisti i Pinot Noir di due diverse linee dell’azienda: Il Pinot Noir Riserva Fallwind 2022, coltivato tra i 350 e i 600 metri dove i venti di caduta preservano acidità ed eleganza, viene affinato 12 mesi in barrique e successivamente maturato in botti di cemento. Al naso presenta un profilo scuro, con ciliegia sotto spirito, sottobosco e pepe bianco, seguito da un sorso fresco e setoso. Il Pinot Noir Riserva Sanct Valentin 2022, coltivato tra i 400 e i 550 metri sul livello del mare e affinato in grandi botti di legno, si distingue invece per finezza e complessità: naso etereo con ciliegia, piccoli frutti rossi, spezie dolci, un tocco fumé e un accenno balsamico di eucalipto. Al palato è vellutato, armonico, di grande finezza tannica.
A chiudere la degustazione, un passito di montagna prodotto in quantità limitate: il Passito Comtess Sanct Valentin 2023, nato a 850 metri sul livello del mare da uve Gewürztraminer. Elegante e pulito, regala dolci note di albicocca, datteri, mela cotogna e ancora frutti esotici, miele e una nota vegetale a mitigare la dolcezza. In bocca è avvolgente, pieno ma al contempo fresco, lungo e persistente.
