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Vino e dintorni

Graticciaia, sei annate (con il nostro voto) di un Negramaro tutto terroir, potenza e longevità

21 Settembre 2025
Martina e Francesco Vallone-2 Martina e Francesco Vallone-2

L'azienda di proprietà della famiglia Vallone è un riferimento per la Puglia contemporanea. Oggi tonneau al posto delle barrique, più freschezza e molto meno dolcezza

Il Graticciaia è stato, fin dai primi anni 90, uno dei vini pugliesi di riferimento, dimostrando come la Puglia non era solo una regione di produzione di vino sfuso, utilizzato spesso per il taglio, ma anche di vini di qualità. La strada tracciata dal Graticciaia ha contribuito a far conoscere il potenziale del territorio e ha gettato le basi per lo sviluppo enologico della regione dei primi anni 2000.

Nato da una felice intuizione di Severino Garofano, enologo che ha lavorato in azienda fino al 2005, il Gratticiaia è un Negroamaro in purezza. La sua peculiarità è che circa l’80% delle uve viene appassito prima della vinificazione per un periodo che va dalla 2 o 3 settimane, secondo una tecnica simile a quella usata per l’Amarone in Veneto. 

Questo processo conferisce al vino volume, morbidezza e complessità aromatica. L’affinamento avviene in tonneaux da 500 litri per 24 mesiseguiti da un ulteriore sosta in acciaio prima dell’imbottigliamento.

Il vino viene immesso perciò sul mercato dopo 4 o 5 anni dalla vendemmia, un lungo periodo che gli permette di sviluppare aromi terziari di particolare pregio e di presentarsi con un tannino levigato e mai aggressivo. 

Il Graticciaia nell’ultimo periodo ha modificato in parte la sua fisionomia; l’apporto del legno è stato mitigato (in passato l’affinamento avveniva in barrique) il residuo zuccherino è stato ridotto, passando dai 10 a 3 grammi per litro nell’ultima annata

Abbiamo avuto l’opportunità di visitare l’azienda Vallone e di assaggiare ben 6 annate del loro iconico vino in una verticale estremamente interessante che ha confermato il livello importante di questa etichetta. Siamo stati in compagnia di Francesco; alla guida dell’azienda di famiglia dal 2015, che sta portando avanti una ristrutturazione importante della cantina sia dal punto di vista logistico che commerciale che si riflette positivamente anche sulle linee dei vini in produzione, come l’interessante Castel Serranova e di prospettiva l’etichetta Desideria, un bianco su cui si sta investendo molto, adottando la tecnica dell’appassimento delle uve anche a bacca bianca prima della vinificazione. Al nostro incontro era presente anche il prezioso Andrea Scarafile, attuale enologo dell’azienda.

Ecco le nostre note sulle annate degustate, in ordine crescente:

1994 – un vino che sorprende per quantità e qualità aromatica. Al naso si percepiscono ciliegie sotto spirito, fichi, spezie e un cenno balsamico in sottofondo. Il sorso è ancora perfettamente equilibrato, armonico e con buona acidità che sostiene una bevibilità perfettamente godibile. Certo l’annata è stata eccellente, ma un vino di oltre 30 anni di questa levatura si pone di diritto tra i fuoriclasse. 96

2001 – probabilmente un vino in una fase evolutiva non ottimale. Abbastanza chiuso al naso e dal corpo esile e senza nerbo. Sv

2013 – il vino dopo un primo momento di vivacità si attesta su profumi un po’ monocorde, tendenzialmente speziate, in leggera evoluzione. La bocca è più interessante, di buon corpoc’è ampiezza e il tannino, di buona fattura, dona alla bevuta sostanza e piacevolezza. 91

2015 – nel calice si presenta con un colore appena granato ancora vivace; il ventaglio aromatico è ampio, spaziando dalla frutta rossa alle spezie fino a sentori di cuoio. L’impatto gustativo è appena sottotono rispetto alla ricchezza olfattiva con un corpo medio e una buona persistenza. 92 

2019 – è l’ultima annata in commercio: oggi è in forma smagliante, esemplificativo del nuovo corso stilistico dell’etichetta. Il vino perde appena in morbidezza a favore di una maggiore eleganza e finezza. I profumi, partendo da accenni floreali, virano su frutto rosso, ma non maturo, fino a sentori più eterei come l’incenso, con una piacevole nota di tostatura sul finale. In bocca mantiene tutte le aspettative: si espande con grazia ma inesorabile, sostenuto da un tannino perfettamente delineato e bilanciato da una freschezza esemplare. Oggi è buonissimo, un punto sotto il 1994, chissà come sarà fra 25 anni? 95

2020 – campione ancora non in bottiglia. Ha 5 anni, ma sembra nato ieri. I profumi appaiono quasi vegetali con note di frutto appena colto. Il tannino morde ancora un pò, lasciando il palato non perfettamente in ordine. Tuttavia le premesse per un annata importante ci sono tutte: vedremo se sarà all’altezza della 2019.