Un viaggio alla scoperta dell’anima vinicola della Calabria, tra sfide internazionali, comunicazione moderna e voglia di emergere.
È questo il cuore del talk “Let’s Go Calabria“, andato in scena nell’ambito di Vinitaly and the City, format di Veronafiere ed evento che ha fatto tappa (per la seconda volta) nel parco archeologico di Sibari, a Cassano all’Ionio, nel cuore di una delle terre più affascinanti e ancora tutta da scoprire del panorama enologico italiano.
A condurre l’incontro, Fabrizio Carrera, direttore di Cronache di Gusto, che ha orchestrato un dialogo tra Stevie Kim – managing partner di Vinitaly e anima cosmopolita del vino italiano – e Gianluca Gallo, assessore regionale all’Agricoltura della Calabria.
“La Calabria? Una scoperta, ma bisogna partire dalle persone“, ha detto la Kim, che con il suo background italo-americano, rappresenta un ponte naturale tra culture e mercati. Pur avendo girato tutta l’Italia, ammette che la Calabria per lei è ancora una terra inesplorata.
“È la mia prima volta qui, e devo dire che mi aspettavo un’accoglienza più lenta. Invece c’è vivacità, entusiasmo. Un primo impatto molto positivo”.
La vera sfida, secondo Kim, è tuttavia far conoscere la regione prima ancora del vino:
“In America ho tanti amici di origine calabrese che non sono mai stati in Calabria. Bisogna prima raccontare il territorio, solo così il vino potrà trovare il suo spazio e il suo valore. È il cibo a essere sexy, non il vino. Se partiamo da lì, il vino seguirà. Ma serve una visione a lungo termine”.
Un esempio viene dal Kazakistan, dove Kim ha notato una sorprendente presenza giovanile nel consumo del vino italiano:
“I giovani sono curiosi, vogliono sapere le storie dietro le bottiglie. Ecco perché dobbiamo semplificare il linguaggio, senza banalizzarlo”.
A raccogliere la sfida è stato l’assessore regionale Gianluca Gallo, che ha tracciato un quadro preciso dell’attuale momento del vino calabrese:
“Siamo una terra dal carattere forte. In questi anni, grazie al ricambio generazionale, molti giovani hanno preso in mano le cantine di famiglia, investendo in qualità e professionalità. Oggi possiamo vantare enologi di livello nazionale e internazionale che lavorano sui nostri vitigni autoctoni”.
Il comparto calabrese è ancora di nicchia – con circa 16 milioni di bottiglie l’anno – ma proprio per questo, secondo Gallo, serve un gioco di squadra: “Dobbiamo creare alleanze interne e trovare ambasciatori esterni. È un percorso lungo, ma siamo determinati”.
Sull’ipotesi di promuovere il vino calabrese all’estero, l’assessore ha confermato apertura e ambizione:
“Siamo pronti a tutto, ma con consapevolezza. Se un giorno sbarcassimo a New York, potremmo esaurire il prodotto in una settimana. È per questo che servono strategia e coerenza con le nostre reali potenzialità”.
Il tema della comunicazione è stato uno dei più sentiti. Kim ha insistito sulla necessità di creare veri e propri “ambasciatori del vino calabrese”, capaci di raccontare la regione nel mondo, ma anche di portare il mondo in Calabria: “I francesi non sono migliori di noi nel fare vino – risponde ad una domanda provocatoria – ma sono stati più bravi nel farsi raccontare. Hanno portato le persone nei loro territori. È questo che dobbiamo imparare”.
Grande spazio anche al ruolo dei social: “Oggi non serve più un grande budget per comunicare. La comunicazione si è democratizzata. Non importa solo la quantità, ma la qualità dei contenuti. È fondamentale formare i produttori a raccontarsi bene online”.
Parlando di giovani, Kim ha lanciato un messaggio chiaro: basta dire che i giovani sono lontani dal vino. “Quando eravamo giovani noi, non avevamo soldi per comprare grandi vini. Oggi il vino deve essere più accessibile, sia nel prezzo che nel linguaggio. I giovani sono curiosi, vogliono conoscere le storie, le persone. È da lì che parte l’innamoramento per un vino, per un territorio”, afferma.
Una visione condivisa dall’assessore, che ha sottolineato come “l’export cresce e ci dà fiducia, ma solo se resteremo fedeli alla qualità e capaci di ambire in alto”
E in chiusura, in una terra di vini rossi soprattutto, Stevie Kim ha voluto lasciare un consiglio: “Il futuro è bianco. In Calabria consiglio di studiare di più i bianchi, di investire sull’identità. Serve tipicità. E bisogna anche smettere di essere ossessionati dagli abbinamenti. È questo il futuro: libertà, semplicità, rispetto e voglia di capire chi abbiamo davanti”.
Una Calabria che ha voglia di raccontarsi, quindi, e che attraverso il vino vuole finalmente uscire dall’ombra. Un passo alla volta, con l’orgoglio di chi sa cosa vale.